Cosa sappiamo sulla variante brasiliana e giapponese del Covid? Per il momento nulla. Ecco i dettagli di ciò che attualmente conosciamo
Domenica 10 gennaio 2021 il Giappone ha annunciato di aver scoperto una nuova variante del Coronavirus in alcune persone arrivate dal Brasile. La notizia ha già portato alla nascita dei termini “variante brasiliana” e “variante giapponese” del Covid. Ancora una volta però, come accaduto con quella inglese e sudafricana, ciò che sappiamo è molto poco.
Repetita iuvant. I virus possono mutare nel momento in cui entrano in contatto con le cellule umane per replicarsi. Quando queste mutazioni risultano ‘sbagliate’ e si accumulano, nascono dei processi di replicazione che possono determinare la creazione delle varianti.
Non sono da intendere come dei nuovi ceppi, in quanto dovrebbero diversificarsi dall’originale in base a come eludono il sistema immunitario, a come causano una malattia e a come resistono ai farmaci. Non sembra essere questo il caso.
Nei giorni scorsi si è parlato molto della variante brasiliana e giapponese del Covid come fossero due argomenti separati, ma in realtà sono la stessa cosa. Come spiegato da The Japan Times, la variante è stata riscontrata in 4 persone (2 adulti e 2 bambini) arrivati lo scorso 2 gennaio in Giappone, precisamente all’aeroporto Haneda di Tokyo, dal Brasile.
Perciò, il contagio sarebbe avvenuto nel Paese sudamericano, precisamente nello Stato brasiliano di Amazonas come rivelato da una ricerca (ancora in corso) della Fondazione Oswaldo Cruz. Si tratterebbe comunque di una variante già nota: il 6 gennaio 2021, infatti, l’Argentina ha individuato una variante ricollegabile a quella di Rio de Janeiro, derivata dalla mutazioni della linea B.1.1.28 (le stesse indicate dalla Fondazione Cruz) e individuata lo scorso ottobre.
Per ora non sappiamo quasi nulla sulle caratteristiche di questa nuova variante. Non possiamo quindi affermare con certezza che la variante giapponese/brasiliana del Covid si trasmetta più velocemente o sia più letale. “Abbiamo bisogno di più tempo e analisi per sapere veramente se è associata a una maggiore potenza di trasmissione”, ha spiegato Felipe Naveca, ricercatore della Fondazione brasiliana.
Lo stesso ricercatore ha anche confermato che la variante giapponese e brasiliana sono la stessa cosa: “I giapponesi hanno inserito i dati di sequenziamento nel database internazionale e qui i campioni raccolti vengono raggruppati con i nostri. È lo stesso virus, ma con molte mutazioni”.
Secondo quanto riferito da The Japan Times, l’Istituto nazionale giapponese ha dichiarato che ci sono delle somiglianze con la variante inglese e la variante sudafricana. “Per analizzare ulteriormente la variante dobbiamo prima isolarla”, fanno sapere dal Ministero della Salute locale.
La variante inglese e sudafricana del Covid condividono una mutazione sostanziale, la N501Y nella proteina spike, che facilita il legame tra la proteina sopracitata e le cellule umane (in particolare il recettore Ace2), determinando un aumento nella velocità del legame.
Ultima modifica: 12/01/2021