Anche la variante del Covid BF.7 sta generando apprensione tra gli esperti, vista anche la situazione della Cina. Ecco cosa sappiamo
La variante del Covid BF.7 ci rammenta che la battaglia contro questo virus non è ancora del tutto conclusa, sebbene oggi abbiamo armi a nostro vantaggio per contrastare i suoi gravi effetti. Come accade spesso però, la nascita di una nuova variante allerta gli esperti, in quanto gli impatti futuri potrebbero essere diversi da quelli fin qui registrati in altre situazioni.
E lo abbiamo già imparato nelle settimane scorse, con le preoccupazioni dovute ad altre varianti del nuovo Coronavirus, come Gryphon, Cerberus e Centaurus. E anche stavolta cerchiamo di capire cosa sappiamo in merito.
Come abbiamo ripetuto più volte, una variante virus di un qualsiasi virus – e quindi anche del Covid – nasce nel momento in cui, durante la moltiplicazione del virus stesso all’interno del nostro organismo, sono generate copie “sbagliate”, contenenti errori che danno il via a nuovi processi di replicazione. In questo caso non siamo di fronte a nuovi ceppi di virus, ma appunto a delle varianti del virus originario.
Nel corso della pandemia da Covid abbiamo compreso che le preoccupazioni per una variante sono circoscritte a premeditate attenzioni per evitare un escalation più grave. E anche in questo caso sembra essere così.
In base alle informazioni diffuse dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, al 21 dicembre 2022 la variante del Covid Omicron BF.7 è stata inserita nella tabella della varianti sotto monitoraggio. Ciò significa che, in base al alcune prove scientifiche preliminari (e quindi non definitive), una variante viene monitorata perché potrebbe presentare proprietà simili a quelle di un Coronavirus – seppur le prove risultano ancora deboli per poter essere confermate.
Tuttavia una variante viene messa sotto monitoraggio nel momento in cui si verifichi almeno un focolaio all’interno dell’Unione Europea o dello Spazio Economico Europeo, oppure devono esserci prove che la trasmissione della variante sia presente in altre parti del mondo.
La variante BF.7 è già nota da tempo, ma la situazione a Shanghai ha completamente cambiato l’attenzione nei suoi confronti. Già, perché in Cina il Covid BF.7 sta complicando la situazione interna, e per evitare che possa innescarsi una nuova ondata mondiale molti governi (tra cui anche l’Italia) hanno deciso di tamponare tutte le persone che arrivano dal Paese asiatico.
Ma cosa sappiamo su questa variante? Che in realtà è una sottovariante di Omicron, la variante del Covid predominante in Italia (quasi il 100%) e scoperta in Sudafrica nel 2021. Come sappiamo, Omicron ha avuto delle sottovarianti, tra cui BA.5 (il lignaggio dominante nel nostro Paese), di cui BF.7 è una sottovariante, così come Cerberus.
Secondo l’Istituto Superiore della Sanita, al 30 dicembre 2022 la sottovariante del Covid BF.7 è diffusa al 10,31%, ma è stata registrata anche in altri paesi europei, come Francia, Belgio, Germina e Regno Unito, e anche oltreoceano, come negli Stati Uniti d’America.
Anche questa volta, a preoccupare sono le mutazioni della proteina Spike (in questo caso R346T e F486V) che queste sottovarianti portano con sé, e che permetterebbero di eludere facilmente le nostre difese, attaccare il nostro organismo e trasmettersi facilmente e velocemente a un altro individuo. Insomma, BF.7 avrebbe un potenziale più contagioso e infettivo.
Adesso però, si aggiunge anche un’altra apprensione: tra qualche mese potrebbe esserci una “zuppa di Omicron“, come scrive il TheGuardian. Cioè verso la fine del 2023 potremmo trovarci a contrastare esclusivamente nuove forme di Omicron, e ciò viene ritenuto un grosso problema.
Secondo alcune dichiarazioni rilasciate a Repubblica dalla professoressa Manal Mohammed, esperta di Microbiologia Medica all’Università di Westminster, i segnali che indicano un contagio dalla variante del Covid BF.7 sono da ricondurre ai segni già visti con altre sottovariante di Omicron: febbre, tosse, mal di gola, naso che cola, dolori muscolari, affaticamento e, in alcuni casi, anche vomito e diarrea.
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Ultima modifica: 02/01/2023