Sì, la pandemia ancora non è finita, per questo non deve stupire la nascita di una nuova variante del Covid nota come Cerberus, segnalata già all’inizio di ottobre 2022. Anche se le restrizioni non sembrano più necessarie e i richiami vaccinali proseguono il proprio percorso (per alcune categorie di persone siamo alla quinta dose), il nuovo Coronavirus continua a imperversare per tutto il mondo – com’era stato previsto da uno studio di qualche anno fa.
Attualmente questa variante – o meglio, sottovariante di Omicron – è responsabile del 35% dei casi Covid in Francia e di circa il 7% in Germania, Danimarca, Regno Unito e Italia. Scopriamo quanto ne sappiamo e se ci dobbiamo preoccupare.
Variante Cerberus Covid: cosa dicono gli esperti
Con il ritorno della stagione autunnale, l’esplosione di nuove varianti del Covid era prevedibile, così come delle sottovarianti di Omicron. Tra queste figura Centaurus, la quale desta preoccupazione: al 26 ottobre 2022 infatti è stimato che la sottovariante BQ.1.1 è responsabile del 7% dei casi di Covid in Italia.
Cerberus è figlia di 3 mutazioni sulla proteina Spike: S444T; S460K, R346T. Quest’ultima sembra avere una struttura che la rende più adatta a interagire con le cellule umane, e quindi ad “attaccarsi” più velocemente al nostro organismo – così come accaduto in altre situazioni.
Anche in questo caso, la sottovariante BQ.1.1 viene monitorata per tre motivi: il ritmo e la velocità di diffusione, in quanto le mutazioni potrebbero aver dato a Cerberus la capacità di diffondersi più rapidamente (oltre al fatto che al momento il tracciamento dei positivi è diminuito e ormai le persone usano gli antigenici rapidi, test non proprio infallibili); il rischio di bucare i vaccini (quindi potrebbero essere necessarie le dosi aggiornate contro Omicron soprattutto per fragili, over 60, pazienti immunocompromessi, residenti in Rsa e donne in gravidanza); la probabile superiore capacità di replicazione (dato da verificare).
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La variante del Covid Cerberus è pericolosa?
Al momento però, come accaduto in altri contesti (pensiamo a Centaurus), Cerberus sembra non essere un pericolo grave per la popolazione, ma non dobbiamo abbassare la guardia, visto che potrebbe diventare la sottovariante dominante.
L’ipotesi è condivisa da vari esperti, tra cui i ricercatori del Ceinge di Napoli, secondo cui questa sottovariante potrebbe diventare dominante “tra novembre e l’inizio di dicembre”. Di fatto secondo Massimo Zollo, coordinatore della Task force Covid-19 dello Ceinge, e Angelo Boccia, del gruppo di Bioinformatica del Ceinge, “è ipotizzabile un trend di crescita della sottovariante BQ.1.1, con raddoppio a breve”. Tuttavia oggi “non ci sono dati clinici su ‘Cerberus’ e sarà importante monitorare questo nelle ospedalizzazioni nelle prossime settimane”.
Dello stesso avviso è il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie: BQ.1.1 potrebbe diventare dominante “da metà novembre a inizio dicembre 2022” e potrebbe portare a un aumento di casi Covid nelle prossime settimane o mesi. Inoltre secondo l’Ecdc bisogna continuare con la somministrazione del ciclo primario e secondario del vaccino nelle popolazioni, con dosi di richiamo aggiuntive per le categorie a rischio.
Quali sono i sintomi della sottovariante Cerberus?
Banalmente, i sintomi di Cerberus sono molto simili a quelli finora noti: febbre, mal di gola, tosse, mal di testa e raffreddore. Probabilmente nelle prossime settimane aumenteranno i casi di persone che presenteranno questa sintomatologia, ma è ancora presto per fare previsioni effettive: occorrono maggiori dati per dare un quadro preciso della vicenda.
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