Vaiolo delle scimmie: perché se ne parla e cosa sappiamo

Redazione:

Anche a Roma è arrivato il vaiolo delle scimmie, come certifica un comunicato stampa dello Spallanzani del 19 maggio 2022. L’individuo colpito è “un giovane adulto, di ritorno da un soggiorno alle isole Canarie […]. La persona è attualmente ricoverata in isolamento, in discrete condizioni generali”. Altri due casi sospetti sono in fase di accertamento. Queste segnalazioni seguono quelle raccolte nelle settimane scorse da altri Paesi nel mondo. Dobbiamo preoccuparci di quanto sta accadendo?

Che cos’è il vaiolo delle scimmie?

Il vaiolo delle scimmie, noto anche come Monkeypox virus, è una zoonosi virale, cioè un virus che può essere trasmesso dagli animali all’uomo (così come per il Covid) e ha sintomi simili a quelli presenti nei pazienti con vaiolo umano. Ciò dipende anche dal fatto che entrambi appartengono al genere Orthopoxvirus, e sono strutturalmente correlati dall’agente virale che provoca la malattia – sebbene il vaiolo delle scimmie sia clinicamente meno grave.

Il nome suppone che il “serbatoio” del virus sia il primate non umano, ma la realtà dei fatti è che l’origine è tuttora ignota. Anzi, i candidati principali sono i roditori delle foreste pluviali africane, in quanto il vaiolo delle scimmie è diffuso principalmente in Africa Occidentale e Centrale, dove il tasso di mortalità per questo virus – in base ai dati diffusi da ANSA – si aggirano attorno all’1% in Africa Occidentale e al 10% nel Congo.

Occasionalmente, questo virus può essere trovato in altre regioni del mondo, sebbene i casi negli esseri umani siano sporadici. In altre parti del mondo invece può assumere carattere endemico. In passato sono stati rilevati casi in Asia, Regno Unito e Stati Uniti d’America. Secondo quanto spiega l’Organizzazione Mondiale della Sanità, fino a un decimo delle persone con vaiolo delle scimmie può morire, decessi che si verificano nei gruppi di età più giovane.

Ma come mai si chiama vaiolo delle scimmie? Il Monkeypox virus fu scoperto per la prima volta nel 1958 in due focolai di colonie di scimmie destinate alla ricerca, e dunque il nome è principalmente attribuito alla scoperta in sé. Invece, per quanto riguarda l’identificazione del primo caso nell’uomo di vaiolo delle scimmie, bisogna attendere il 1970, anno in cui viene riscontrato in un bambino di 9 anni della Repubblica Democratica del Congo (l’allora Zaire). Successivamente, verranno diagnosticati casi anche in Benin, Camerun, Repubblica Centrafricana, Gabon, Costa d’Avorio, Liberia, Nigeria, Repubblica del Congo, Sierra Leone e Sudan del Sud.

Insomma, il vaiolo delle scimmie è sempre esistito, e non ha mai avuto un’incidenza pandemica – e al momento non ha ancora questa caratteristica. Eppure, sebbene nel 2017 fu registrato in Nigeria il focolaio più grande della storia, non è la prima volta che il virus supera i confini africani, arrivando addirittura negli USA. Inoltre, va ricordato che la storia infettiva di chi era colpito da questo virus partiva sempre dalle regioni africane.

Ciò che lascia stupiti nella storia di questo virus è la concomitanza del suo esponenziale aumento con l’eradicazione del vaiolo umano, avvenuta negli anni Ottanta (l’ultimo caso risale al 1977 in Somalia). Si ritiene infatti che tale comportamento sia dovuto alla fine delle vaccinazioni contro il vaiolo – ottimi alleati anche contro il Monkeypox virus -, la cui protezione è diminuita nel tempo, tanto da rendere le persone non vaccinate maggiormente suscettibili all’infezione da vaiolo delle scimmie.

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vaiolo delle scimmie sintomi
By Lana_M da Envato Elements

Quali sono i sintomi del vaiolo delle scimmie?

I sintomi principali che emergono con il Monkeypox virus sono febbre, eruzioni cutanee e linfonodi ingrossati. Il periodo di incubazione è compreso tra i 6 e i 13 giorni, con una variazione significativa che può aumentare la forbice tra i 5 e i 21 giorni. Gli altri segni riscontrabili, e che possono emergere in circa 12 giorni, sono:

  • brividi;
  • cefalea;
  • mialgia;
  • dolore alla schiena;
  • spossatezza:
  • linfoadenopatia.

In merito all’eruzione cutanea, va fatto un discorso a parte, poiché si presenta generalmente sul viso, ma può diffondersi in altre parti del corpo, come i genitali. Le lesioni possono peggiorare attraverso le seguenti fasi: macule, papule, vescicole, pustole e croste.

Come si trasmette il vaiolo delle scimmie?

La trasmissione di questo virus avviene principalmente con il contatto diretto con sangue, fluidi corporei, lesioni cutanee o mucose di animali infetti. Nonostante il nome si riferisca alle scimmie, al momento si ritiene più probabile che il serbatoio del Monkeypox sia causato dai roditori (come scoiattoli e ratti).

Un altro fattore di rischio invece viene indicato nel consumo di carne o altri prodotti animali (di animali infetti) non cucinati adeguatamente. Invece la trasmissione uomo a uomo dipende dal contatto prolungato con le particelle respiratorie delle goccioline emesse dall’essere umano, con le lesioni cutanee di una persona infetta o con oggetti contaminati.

Esiste un vaccino contro il vaiolo delle scimmie?

A oggi il vaccino contro il vaiolo umano non è più in circolazione, e dunque alcune generazioni (persone con meno di 40-50 anni) non possono beneficiare della protezione offerta da questo trattamento – che in passato si è dimostrato efficace anche contro il Monkeypox virus. Inoltre, non esiste un trattamento specifico contro tale virus, tuttavia, come spiega l’OMS, esiste un vaccino (MVA-BN) e un trattamento (tecovirimat) che possono essere usati contro il Monkeypox, che però non sono ancora ampiamente disponibili.

Per ridurre il rischio di trasmissione del virus, ci sono alcune accortezze da seguire: evitare il contatto non protetto con animali selvatici (soprattutto se malati o morti); cuocere per bene gli alimenti di carne o contenenti parti animali; non entrare in contatto diretto, prolungato e senza protezioni con pazienti che hanno ricevuto la diagnosi di vaiolo delle scimmie.

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vaccino vaiolo delle scimmie
By rthanuthattaphong da Envato Elements

Perché il vaiolo delle scimmie fa notizia?

L’European Centre for Disease Prevention and Control ha specificato che il primo caso recentemente segnalato in Europa risale al 7 maggio 2022 nel Regno Unito (a oggi in totale sono 9). Diversi casi, ben 5 confermati e 20 sospetti, sono stati riportati anche in Portogallo, così come in Spagna (8 casi sospetti). Ma come mai questo virus sta facendo notizia?

In primis, come abbiamo accennato poc’anzi, il vaiolo delle scimmie è un virus endemico appartenente a determinate zone nel mondo, ed è dunque raro che venga trovato in Stati come Portogallo e Italia, a meno che non sia importato. Eppure, come sottolineato dall’ECDC, “questa è la prima volta che vengono segnalate catene di trasmissione in Europa senza collegamenti epidemiologici noti con l’Africa Occidentale e Centrale“. Insomma, ci sono casi senza una storia di viaggi recenti in aree endemiche.

Un altro dettaglio emerso riguarda le eruzioni cutanee: l’ECDC ha sottolineato che i casi recenti hanno riportato “una preponderanza di lesioni nell’area genitale“. Infine, la maggioranza di casi colpiti riguarderebbe giovani maschi che fanno sesso con maschi (MSM), come segnala una nota dell’Istituto Superiore di Sanità. Un ulteriore conferma di questa informazione ci arriva dall’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito (UKHSA), la quale ha spiegato che i recenti casi sono prevalentemente “gay, bisessuali o uomini che hanno rapporti sessuali con uomini”.

Questo dato ha creato diverse polemiche in Italia, con il timore di un nuovo stigma nei confronti delle persone omosessuali e bisessuali. A gettare acqua sul fuoco ci ha pensato lo stesso Spallanzani, che nel corso di una conferenza del 20 maggio 2022 ha fatto sapere che “la trasmissione uomo-uomo caratterizza buona parte dei casi riscontrati. Non si può definire come una malattia a trasmissione sessuale e che riguarda in particolare gli omosessuali. Al momento sappiamo che riguarda i contatti stretti” (Il Riformista).

Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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