Cosa succede in Florida a causa dell'Uragano Milton? Ecco tutti gli ultimi aggiornamenti e le dichiarazioni sul cambiamento climatico
A distanza di due settimane dall’uragano Helene, che ha causato morti e ingenti danni in diversi Stati (in particolare la Carolina del Nord e quella del Sud, la Georgia e la Virginia), ora gli Stati Uniti d’America si trovano a fronteggiare l’Uragano Milton, che colpirà la Florida.
È praticamente questione di ore prima che questa tempesta solcherà il Paese, causando ingenti danni. Si prevede che la tempesta colpirà stasera le coste dello Stato, cioè oggi 9 ottobre 2024. Secondo l’NBC News invece, l’arrivo potrebbe essere previsto tra le 2 e le 6 di mattina di giovedì 10 ottobre 2024.
All’interno di questa guida, scopriamo le ultime informazioni su cosa sta accadendo in Florida, su quali sono le zone precise che potrebbero essere interessate e se la crisi climatica viene annoverata tra le cause di questa intensa tempesta.
In base alle informazioni diffuse dal National Hurricane Center and Central Pacific Hurrican Center, una porzione della costa centrale della penisola della Florida sarà colpita da una grande tempesta, con inondazioni alte 10 piedi o più (3-4,5 metri).
“Se ti trovi nella zona di allarme, questa è una situazione estremamente pericolosa per la vita e dovresti evacuare il più presto possibile se ordinato dai funzionari locali”, si legge nella nota stampa, che avverte: “Probabilmente non ci sarà abbastanza tempo per aspettare di partire mercoledì”.
Venti devastanti “potenzialmente mortali” sono attesi lungo la costa occidentale della Florida, per questo “occorre completare rapidamente i preparativi per proteggere la vita e le proprietà, compreso il fatto di essere pronti per interruzioni di corrente di lunga durata”.
Inoltre fino a giovedì sono previste forti precipitazioni, con il rischio di inondazioni urbane da moderata a grave severità. Tutti dettagli che, si legge sull’Associated Press, potrebbero rendere Milton la “tempesta peggiore” a colpire la Florida negli ultimi 100 anni, come ha dichiarato il presidente Biden.
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Secondo quanto riferisce la BBC, domenica scorsa l’Uragano Milton è stato categorizzato di livello 1 e si è spostato verso est, attraverso il Golfo del Messico dopo aver sfiorato la penisola messicana dello Yucatan. In 24 ore però il fenomeno atmosferico è rapidamente peggiorato, segnando raffiche di vento di 321 km/h. Tanto che la categoria di pericolo è stata portata al livello 5, la più alta.
Al momento l’Uragano Milton sta viaggiando verso la Florida, anche se ha perso leggermente di intensità: secondo un avviso del National Hurrican Center, ora i venti sono di 265 km/h, che lo confermano a tempesta di categoria 5. Nonostante abbia perso un po’ di potenza, le autorità locali hanno avvertito che la tempesta potrebbe raddoppiare le sue dimensioni prima di colpire la Florida.
Secondo le prime stime, l’uragano passerà attraverso la Florida centro-occidentale e poi andrà verso sud. Si trattano comunque di proiezioni, visto che gli esperti hanno spiegato che le previsioni più accurate possono sbagliare di circa 60 miglia (100 chilometri) quando la tempesta è a 36 ore di distanza.
In base alle informazioni diffuse dalla Division of Emergency Management della Florida, queste sono le zone che potrebbero essere interessante dall’Uragano Milton:
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Strade intasate e pompe di benzina scariche in tutta la Florida. L’allarme dell’Uragano Milton sembra aver raggiunto qualsiasi residente. Gli ordini di evacuazione, scrive il New York Times, hanno interessato oltre 5,5 milioni di persone. Martedì sera sono state 28 le contee della Florida a essere sottoposte ad allerta uragano.
Inoltre i funzionari sono stati allertati per rimuovere i detriti lasciati dal precedente uragano Helene, al fine di evitare che causassero altri danni o potessero trasformarsi in proiettili a causa dei venti di Milton.
Ma già da martedì molti residenti della Florida si sono riversati fuori dalla regione di Tampa Bay, la zona che potrebbe registrare più danni di tutti. Questa baia, spiega l’Associated Press, non viene colpita da un uragano di grandi dimensioni dal 1921. “Quindi se ci sei dentro, fondamentalmente è la bara in cui ti trovi”, ha detto la sindaca di Tampa Jane Castor.
Nonostante ciò, c’è chi ha preso la decisione di non evacuare. Alla CBS News Bridgit Budd ha comunicato che resterà a Sanibel Island insieme al marito: “Non c’è proprio nessun posto in cui preferirei essere”, ma aggiunge: “Non lo consiglio a nessuno. Non lo sto promuovendo”. Mentre l’AP ha raccolto la testimonianza di Ralph Douglas, residente a Ruskin, che preferisce evitare di rimanere bloccato da qualche parte a causa dei detriti o della poca benzina disponibile: “Nella situazione in cui mi trovo adesso, non credo di aver bisogno di evacuare”.
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Un uragano, noto anche come ciclone tropicale, è un fenomeno meteorologico estremamente potente e distruttivo che si forma sopra gli oceani tropicali. È essenzialmente un gigantesco sistema di tempesta rotante, caratterizzato da un centro a bassa pressione circondato da bande di nuvole temporalesche che portano forti venti, piogge torrenziali e onde oceaniche molto alte. Più nel dettaglio, ilmeteo.net spiega che un uragano si forma e rimane attivo grazie al costante apporto di energie termina fornita dall’aria molto umida.
La BBC spiega che “quando l’aria calda e umida sale dalla superficie dell’oceano, i venti nella nube temporalesca iniziano a girare. Il processo è collegato al modo in cui la rotazione della Terra influenza i venti nelle regioni tropicali appena lontane dall’equatore”. Per svilupparsi, la temperatura della superficie del mare deve essere almeno di 27 gradi e i venti non devono variare molto con l’altezza.
In base alla scala Saffir-Simpson, gli uragani possono avere 5 categorie, da 1 a 5 a seconda della pericolosità. Se si raggiunge o si supera la categoria 3, questi uragani vengono chiamati majors e sono considerati ad alto potere distruttivo. Nel dettaglio:
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Uno studio pubblicato su Nature dimostrerebbe che il numero degli uragani potrebbe essere diminuito nell’ultimo secolo. Un altro studio però, sempre su Nature, specifica che la frequenza e l’entità degli “eventi di intensificazione rapida” nell’Atlantico sono probabilmente aumentate. Tuttavia un altro studio, ancora su Nature, avrebbe dimostrato che c’è un rallentamento della velocità con cui i cicloni tropicali si muovono sulla superficie terrestre. Insomma, il cambiamento climatico sta influenzando tutto questo?
Un uragano si forma attraverso l’aria calda del mare, e dunque può diventare più forte se vi è un aumento delle temperature globali, ed è ciò che sta accadendo da diversi anni: più l’acqua è calda, più l’atmosfera è calda e può contenere più umidità, e le tempeste possono scaricare enormi quantità di pioggia. E così gli uragani possono creare inondazioni distruttive.
L’NBC News ricorda che le alte temperature dell’Oceano Atlantico stanno registrando numeri record, “persino per questo periodo dell’anno”. E ciò potrebbe influire anche l’Uragano Milton, intensificato così tanto proprio da questa condizione. Una maggiore intensità registrata già in una ricerca su Nature, che punta il dito contro il cambiamento climatico: di fatto la variabilità naturale da sola non può spiegare l’aumento rapido d’intensità delle tempeste.
Climate Central ha spiegato su X che l’uragano Milton ha subìto un’intensificazione estremamente rapida, con un aumento della velocità massima del vento sostenuto di 90 mph in sole 25 ore. Come mai? Il riscaldamento degli oceani, dovuto al cambiamento climatico provocato dall’uomo, sta alimentando cicloni tropicali più forti.
Di fatto, più l’acqua è calda, più le tempeste possono accumulare più energia, con maggiore intensità di velocità del vento, come rivela uno studio pubblicato su Science. A ciò va detto che già da tempo gli scienziati statunitensi avevano previsto che nel 2024 la stagione degli uragani atlantici sarebbe stata superiore alla norma proprio in virtù delle temperature record registrate sulla superficie del mare.
Secondo l’IPCC, vi è un'”elevata fiducia” che l’uomo abbia contribuito all’aumento delle precipitazioni associate ai cicloni tropicali e un “medio livello di fiducia” che l’uomo abbia contribuito all’aumento della probabilità che un ciclone tropicale sia più intenso.
Ma non è tutto: secondo quanto riferisce sempre NBC News, in un rapporto pubblicato dal gruppo World Weather Attribution è stato stimato quanto più intensi siano stati i venti e le piogge dell’uragano Helene a causa del cambiamento climatico.
“Abbiamo ora l’intero corpus di ricerche che mostra questa chiarissima connessione” tra cambiamento climatico e intensità degli uragani, ha affermato Friederike Otto, climatologa dell’Imperial College di Londra: “Il pericolo più grande è non fare la connessione con il cambiamento climatico”.
Questo scenario viene confermato anche da Sciencenews: due rapporti pubblicati questa settimana hanno evidenziato che la temperature delle acque del Golfo sono aumentate centinaia di volte a causa della crisi climatica provocata dall’uomo. E visto che le rapide intensificazioni di entrambe le tempeste (Helena e Milton) sono state alimentate dall’acqua estremamente calda del Golfo, è possibile supporre la correlazione con il cambiamento climatico.
“Uno dei messaggi importanti [da entrambi i report] è che il cambiamento climatico è qui, sta accadendo, proprio ora – ha affermato Daniel Gilford, climatologo di Orlando del Climate Centrale -. Ha influenzato entrambe queste tempeste. Sappiamo che è da biasimare se questi eventi sono arrivati al punto in cui sono arrivati. E questo è qualcosa di drammatico. Dovremmo sederci e prenderne atto”.
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Ultima modifica: 09/10/2024