Ha 18 anni, vive ad Oriago, in provincia di Venezia, le piace studiare e nel tempo libero ascolta musica pop e rock. Quando ha casa tutta per sé, adora cantare in libertà, senza inibizioni. Pratica l’atletica leggera paralimpica e da poco si è misurata nella distanza dei 400 metri. Bella e sorridente, ti presento Francesca Cipelli.
La storia di Francesca Cipelli
Ottobre 2007. Francesca ha 10 anni ed è a scuola, in palestra, nell’ora di educazione fisica. Le scappa la pipì, fa una corsetta verso il bagno. Francesca è una bambina spensierata che vive nel suo mondo, tra le nuvole, come è giusto che sia, a soli 10 anni. Lungo la sua traiettoria verso il bagno non si accorge di un bimbo ed inciampa sul suo piede, sbattendo la testa prima sul muro, e poi a terra. Lei lo ha sempre chiamato uno “stupido errore di distrazione”.
– “Sono fatta così, sempre sbadata e con la testa da un’altra parte”, – dice. Ecco la chiamata ai suoi genitori e la corsa in ospedale. La dottoressa che visita Francesca rassicura lei e la sua famiglia sostenendo di non doversi preoccupare, si è trattato solo di un grande spavento. Per sicurezza decide di tenere qualche ora Francesca sotto osservazione. Ed è in quelle ore che si manifesta un sintomo allarmante: Francesca inizia a vomitare più e più volte, sembra non riuscire a fermarsi. I medici decidono di farle una TAC per ricercare la causa del suo malessere. Ed ecco arrivare all’improvviso, come un tuono nella notte che squarcia il cielo e ci sveglia di soprassalto, la diagnosi: trauma cranico encefalico. La parte sinistra del cervello, a causa della caduta, aveva iniziato a sanguinare, ma la dottoressa che per prima l’ha visitata non se ne era accorta. Sono passate ormai più di sei ore dall’incidente, Francesca viene operata d’urgenza. Ancora mezz’ora di attesa e probabilmente non ce l’avrebbe fatta. Tutto a causa di un errore, forse di distrazione o di superficialità, che quella dottoressa non doveva e non poteva permettersi.
In seguito all’incidente Francesca Cipelli ha riportato una emiparesi che coinvolge l’intero emisoma destro (in genere, la lesione al lato sinistro del cervello causa una emiplegia destra, mentre una lesione al lato destro, una emiplegia sinistra). Stabilizzate le sue condizioni viene trasferita alla “Nostra Famiglia di Conegliano”, un Ospedale di Neuroriabilitazione, Psicopatologia e Riabilitazione Funzionale, così da poter essere seguita nel suo percorso riabilitativo da un team di esperti. Qui Francesca conosce Simone, un bambino di otto anni con la sua stessa diagnosi che però ha avuto la fortuna (anche se non è di fortuna che si dovrebbe parlare in ambito sanitario) di essere operato in tempo, dopo due ore dall’incidente. Questo ha consentito a Simone di poter superare del tutto la sua condizione, senza riportare alcuna lesione permanente.
A Natale, finalmente, Francesca viene dimessa, ma per i due anni successivi continuerà a doversi recare in ospedale due o tre volte a settimana per effettuare dei controlli in regime di Day-Hospital.
L’amore per l’atletica
“E’ stato il fato a farci incontrare – racconta Francesca Cipelli – è uno sport che mi rappresenta e che mi fa sentire unica, che mi distingue. Per me è stato una fonte di forza importante da sempre, ancor prima che iniziassi a gareggiare, facendomi sentire in armonia con me stessa” .
Francesca si avvicina all’atletica per la prima volta nel 2012 grazie all’incoraggiamento di Natalia, la fisioterapista che, attraverso la ginnastica curativa, l’ha seguita ed aiutata da quando è stata dimessa dall’ospedale. Un anno dopo conosce il suo allenatore attuale, Raffaele Sartorato, che sin da subito ha riconosciuto in lei un potenziale davvero unico.
“Mi alleno 4 volte a settimana ed ogni allenamento dura 3 ore. Un bell’impegno che sono fiera di portare avanti”, – ci dice Francesca. – “Ho iniziato quest’avventura con l’intenzione di fare i 60 m ed il salto in lungo, ma più sono andata avanti in questo percorso e più mi sono resa conto di essere in grado di raggiungere obiettivi a cui nemmeno io credevo di poter mai arrivare. Ho corso sempre per i 100 m ed un giorno, per gioco, è nata l’ipotesi dei 200. Così ci ho provato, mi sono messa alla prova e ci sono riuscita, nonostante alcune difficoltà. Allo scorso raduno il tecnico della velocità mi ha dato una nuova sfida, i 400 m. All’inizio credevo di non farcela ma poi, con calma e determinazione, ho avuto un’altra grande soddisfazione. Sono dell’idea che i 400 m possano essere integrati nel mio programma, ” – conclude Francesca.
Un sostegno senza eguali: la famiglia
“I miei genitori hanno sempre creduto in me, sostenendomi e difendendomi con tutte le loro forze. Subito dopo l’incidente anche per loro è iniziata una nuova vita, non sapevano come comportarsi”.
Poi, come è nella natura dell’essere genitore, è stato tutto naturale: “Hanno adattato i loro bisogni ai miei, impegnandosi sin da subito a farmi riacquistare un mio equilibrio, una mia armonia. Sin da piccola mi hanno spronata a fare attività fisica e con il tempo la loro passione non è mutata, anzi. A loro piace seguirmi nello sport perché conoscono ciò che solo lo sport è in grado di fare e di rendere possibile, come aiutare dei giovani ragazzi come me a superare, ogni giorno, la propria disabilità. Ho anche una sorella più piccola, di 14 anni, a cui l’atletica non piace per niente. Io e lei siamo come cane e gatto, ma ci vogliamo un gran bene. Grazie alla mia famiglia, ed alla mia personale esperienza, mi sono resa conto che lo sport è un’opportunità per cambiare e per superare, in primis, le barriere mentali che ciascuno di noi possiede”.
Una poesia per Francesca
Riccarda Ambrosi di Ability Channel, che conosce bene Francesca, ha voluto dedicarle una poesia. Perché come sappiamo, ci sono parole che solo una forma d’arte come questa, possiede.
“Lei è bella,
Lei è dolce,
Lei è sensibile.
Lei sa ascoltare il vento sulla propria pelle, e ne cattura l’anima…
Superare il dolore è difficilissimo,
ma il tuo sorriso è come il sole,
illumina la strada e riscalda il cuore.”