“Da piccolo i compagni di scuola mi chiamavano ‘cappuccino, caffellatte, marroncino’ quando lo facevano io dicevo di essere abbronzato…” Inizia così il racconto di Jay e del suo personale approccio con la paura della diversità, dei pregiudizi, delle discriminazioni. Nel corso degli anni ha conosciuto altre diversità, altri modi di essere.
Ha coltivato il concetto del ponte, di aiutare, di collaborare, di capire invece di alzare i muri. Non gli piacciono le etichette, non gli piacciono quando gli vengono messe addosso e non gli piace metterle agli altri. Per lui esiste la bellezza delle imperfezioni: siamo tutti diversi, unici e una volta che questo si accetta il mondo prende colore e si riempie di sfumature.
Ultima modifica: 01/10/2022