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Ultima Generazione: chi sono gli attivisti, chi li finanzia e i motivi dei blocchi

Bloccano le strade, protestano nei musei e fanno scioperi della fame: scopriamo chi sono gli attivisti di Ultima Generazione

Ultima Generazione, ma non di dispositivi elettronici come televisioni, stampanti e smartphone. Ormai queste due parole sono associate alla crisi climatica, grazie appunto a Ultima Generazione, una rete di attivisti che da diverso tempo hanno intrapreso azioni di disobbedienza civile non violenta per attirare l’attenzione mediatica, politica e pubblica sulle gravi conseguenze del riscaldamento globale.

Azioni, appunto, diventate celebri in tutta Italia. Le più note sono i blocchi stradali, i blocchi del traffico, i sit-in al museo e i blitz agli edifici istituzionali con vernice lavabile. Ma ci sono stati anche scioperi della fame e occupazioni di sedi dei partiti. Queste proteste hanno caratterizzato tutta la penisola: da Milano a Catania, passando per Roma, Firenze, Genova, Padova e, addirittura, il traforo del Monte Bianco.

Indipendentemente dalla volontà di essere favorevoli o contrari a queste azioni, Ultima Generazione ha riacceso l’attenzione collettiva sul cambiamento climatico, un dato di fatto presente ormai da anni nelle nostre giornate e che condiziona fortemente la qualità di vita del genere umano.

Chi sono gli attivisti di Ultima Generazione e chi sono i loro finanziatori?

Nel corso del tempo abbiamo imparato a identificare le persone di Ultima Generazione come giovani attivisti (in realtà sono presenti persone di tutte le età) che protestano contro la politica, la società civile e gli operatori dell’informazione per la poca attenzione riservata all’emergenza climatica. Ma come emerge da un videoreportage, chi partecipa a queste azioni non si definisce attivista, bensì cittadina o cittadino preoccupato per gli effetti della crisi climatica.

Più nel dettaglio, come apprendiamo dal sito ufficiale, Ultima Generazione è una campagna italiana di disobbedienza civile nonviolenta nata nel 2021 e facente parte della Rete A22, un gruppo di progetti interconnessi tra loro attraverso l’esigenza di sensibilizzazione l’opinione pubblica sulle catastrofi generate dal riscaldamento globale. Rispetto ad altri attivisti che combattono per lo stesso ideale, Ultima Generazione ha ottenuto maggiore clamore per via delle loro azioni.

Sono in molti però a chiedersi come faccia questa realtà a sostenere le proprie attività, tipo pagarsi le spese legali alle quali vanno incontro. Come dichiarato più volte dai protagonisti dei blitz, Ultima Generazione si sostiene principalmente in 3 modi: sistema di crowdfunding, avvocati che offrono i propri servizi pro bono e Climate Emergency Fund (finanziamenti per il reclutamento, la formazione e il rafforzamento delle capacità di ogni campagna).

Il gruppo non sembra avere un capo che gestisce tutte le attività italiane, ma è composto da vari gruppi in giro per il Paese che, in base anche a determinati progetti, si spostano per dare manforte durante le azioni.

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Quali sono le azioni più note di Ultima Generazione?

Contrariamente a quanto si pensa, le prime azioni di Ultima Generazione non sono né i blocchi del traffico e nemmeno i blitz all’interno dei musei. Altresì, la prima volta che sentiamo parlare di questa realtà è all’inizio del 2022 per via di alcuni imbrattamenti alla sede del Ministero della Transizione Ecologica a Roma, accompagnati contemporaneamente da diversi scioperi della fame.

Oltre allo scalpore generato da questi episodi, nel corso del tempo ci sono stati altri eventi che hanno acceso l’attenzione generale verso questa realtà. Ricordiamo, ad esempio, l’imbrattamento al Senato, i vari blocchi stradale sul GRA (il Grande Raccordo Anulare di Roma), l’incollamento all’Acquario di Genova, una zuppa lanciata su un quadro di Van Gogh, l’incollamento alla “Primavera” di Botticelli a Firenze e l’imbrattamento del Palazzo della Signoria a Firenze (con conseguente reazione del sindaco Nardella).

Per quali motivi gli attivisti di Ultima Generazione bloccano le strade?

Come detto precedentemente, Ultima Generazione rivolge le proprie azioni di sensibilizzazione ad alcuni attori specifici: politica, società civile e lavoratori della comunicazione, con lo scopo di mantenere alta l’attenzione su una crisi climatica che sembra ormai inarrestabile, e i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti, ma a cui probabilmente poniamo poca attenzione.

Attraverso la campagna “Non paghiamo il fossile“, Ultima Generazione sottolinea l’esigenza di interrompere gli investimenti in combustibili fossili e accelerare sulle rinnovabili, portando le emissioni di gas serra a zero entro il 2025 e l’istituzione di assemblee cittadine. In particolare, gli attivisti chiedono di interrompere immediatamente la riapertura delle centrali a carbone dismesse e di cancellare il progetto di nuove trivellazioni per la ricerca ed estrazione di gas naturale, al fine di portare avanti un incremento di energia solare ed elica di almeno 20GW e creare migliaia di nuovi posti di lavoro nell’energia rinnovabile.

In un’intervista a Il Corriere della Sera, uno degli attivisti ha voluto rispondere alla rabbia dei cittadini che si trovano bloccati in mezzo alla strada durante le loro manifestazioni: “Mi rendo conto che una persona svegliata nel mezzo del sonno si arrabbi nel momento in cui gli dico che c’è una catastrofe in corso e che bisogna agire tutti, ma smuove anche le coscienze. Polarizza in un senso e nell’altro, e i risultati che stiamo vedendo ce lo dimostrano”.

Perché Ultima Generazione non va a protestare dai politici?

Il dibattito su Ultima Generazione è ferocemente aspro, acceso e aperto in ogni luogo, da quello privato a pubblico. I vari partecipanti a questa realtà si mettono anche in gioco in interviste su varie piattaforme e media, spiegando le ragioni e le motivazioni che li portano a compiere queste proteste di disobbedienza civile non violenta.

In molti però, anche durante gli stessi blitz, hanno accusato questi ‘attivisti’ di non protestare nelle sedi opportune, cioè direttamente con la classe politica o le aziende accusate da loro stessi di acuire questa crisi climatica.

La realtà dei fatti invece è un’altra. Innanzitutto, come abbiamo raccontato poco prima, Ultima Generazione ha iniziato la propria protesta proprio contro la classe politica, prendendo di mira il Ministero della Transizione Ecologica e l’allora ministro Roberto Cingolani, ottenendo proprio con lui un incontro pubblico, che però si concluse con l’insoddisfazione degli ‘attivisti’.

Inoltre durante le Elezioni Politiche 2022 vennero portati avanti alcuni scioperi della fame chiamando in causa gli allora candidati premier di ogni fazione politica in gara. In base a quanto raccontato da un’attivista nel videoreportage menzionato all’inizio dell’articolo, queste azioni non hanno sortito effetto alcuno: “Gli scioperi della fame non sono stati minimante ascoltati”.

Ciò che invece ha portato a ottenere qualche risultato in più, in termini di attenzione mediatica, sono stati dei sit-in presso le sedi di alcuni partiti. Ad esempio, il 7 settembre 2022 a Milano fu imbrattata la sede del Partito Democratico e, contemporaneamente, a Roma fu occupata la sede di Fratelli d’Italia. In aggiunta, nell’aprile 2022 il gruppo protestò davanti la sede di ENI con l’obiettivo di opporsi al piano di investimento in combustibili fossi voluto dalla multinazionale.

Ultima Generazione, parla l’attivista: “Gli altri modi non portano risultati”

A seguito di un’azione a Milano del 20 febbraio 2023, abbiamo intervistato Gaetano Giongrandi, ragazzo di 20 anni che prese parte per la prima volta a un blocco stradale di Ultima Generazione. “Ho visto anche con le esperienze passate che gli altri modi, anche meno invasivi, non portavano molti risultati. Quindi mi sono detto che se all’inizio cambierà poco, è bene provare a fare qualcosa di più. Possiamo anche guardare agli esempi storici di Gandhi o Murter Luther King riguardo i blocchi stradali o altre proteste non violente”.

Ultima modifica: 24/07/2023

Angelo Andrea Vegliante

Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.