La definizione di turismo accessibile è più complessa di quanto possiamo immaginare, e non riguarda solo le persone con disabilità. Prima di tutto, bisogna comprendere che, quando parliamo di questo argomento, inficiamo sulla fruizione di una vacanza o del tempo libero da parte di una persona, con servizi e strutture connesse.
Dunque possiamo dire che per turismo accessibile si intende un insieme di servizi e strutture che ne garantiscono l’utilizzo anche a persone con determinati fabbisogni specifici o in condizioni particolari: pensiamo alle persone con disabilità, agli anziani con ridotte capacità deambulatorie, ai genitori con passeggini per i propri figli oppure alle persone con particolari allergie.
Sostanzialmente, il turismo deve essere accessibile a tutti, in quanto permette a qualsiasi individuo, in qualsiasi condizione, di essere inserito all’interno della partecipazione collettiva sociale. Proprio per questo, è necessario creare una “rete” di connessioni tra strutture e servizi diversi in grado di assicurare all’individuo di vivere la propria socialità in vacanza e nel tempo libero senza ostacoli o problemi.
Cosa si intende per turismo accessibile?
Proviamo a fare un esempio. Un albergo rientra nella categoria di turismo accessibile quando risponde a determinati requisiti, come l’abbattimento delle barriere architettoniche per permettere a persone con disabilità fisica o genitori con passeggini di usufruire della struttura. Ma non è solo questo.
Di fatto un albergo deve anche avere camere idonee a soddisfare ogni tipologia di cliente, avere una forza lavoro adeguatamente formata in base alle specifiche richieste dello stesso e creare una “rete” di servizi e strutture accessibile con altre realtà (ristoranti, pub, cinema o trasporto pubblico della propria città). E, ovviamente, anche le informazioni sul sito devono essere accessibili, cioè fruibili da tutti in base alla propria condizione e in modo tale che riportino con esattezza tutti i dati che il cliente cerca.
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Il Manifesto per il turismo accessibile
A livello istituzionale, il turismo accessibile è sempre stato oggetto di enorme dibattito. Tant’è che diversi anni fa l’argomento ha trovato voce con il “Manifesto per la promozione del Turismo Accessibile“, attraverso il quale il Ministero del Turismo italiano attuava l’articolo 30 della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità (convenzione ratificata con la Legge n. 18 del 3 marzo 2009). Il testo del documento pone al centro diversi punti interessanti, tra cui dare notevole importanza alla figura del cliente. Per amore di sintesi, i principi basilari di tale manifesto sono i seguenti:
- Ogni persona, “nella sua accezione più completa, coni suoi specifici bisogni”, come “disabilità motorie, sensoriali, intellettive, intolleranze alimentari, ecc.”, viene classificata come “cittadino ed un cliente che ha diritti a fruire dell’offerta turistica in modo completo in autonomia, ricevendo servizi adeguati e commisurati a un giusto rapporto qualità prezzo”;
- Il turismo accessibile deve coinvolgere “tutta la filiera turistica a livello nazionale e locale“, come trasporti, ricettività, ristorazione, cultura, tempo libero e sport;
- Una meta turistica deve essere scelta “perché piace e non perché essa è l’unica accessibile“;
- Bisogna valorizzare “la centralità della persona/cliente con bisogni specifici“;
- Spazio anche all’informazione, che “non può ridursi a un simbolo, ma deve essere oggettiva, dettagliata e garantita”;
- Serve “una comunicazione positiva, che eviti l’uso di termini discriminanti“;
- Bisogna “incentivare la formazione delle competenze e delle professionalità;
- Le Autonomie Locali “hanno il compito di implementare l’accessibilità urbana, degli edifici pubblici e dei trasporti locali.
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Il Libro Bianco sul turismo accessibile
Qualche anno dopo, precisamente nel 2013, la Struttura di Missione per il rilancio dell’immagine dell’Italia realizzò “Accessibile è meglio“, il primo Libro Bianco sul turismo per tutti in Italia. Ci sono due punti su cui vale la pena soffermarsi.
Il turismo accessibile viene definito come “l’insieme di servizi e strutture che consentono a ‘clienti con bisogni speciali’ di fruire della vacanza e del tempo libero in modo appagante, senza ostacoli né difficoltà, e quindi in condizioni di autonomia, sicurezza, comfort”.
Inoltre, il Libro Bianco specifica quali sono i diretti interessati di questo concetto, un confine “non così ben definito” e che non può riguardare solo le persone con disabilità. Di fatto, “si tratta di includere […] il più ampio e generico mondo dei bisogni che possono essere rappresentati anche da persone che non hanno disabilità evidenti e riscontrabili”, come le difficoltà alimentari o i regimi dietetici dati dal diabete. Inoltre, “ci sono poi le persone che si ‘stancano’, a causa delle patologie o dell’età, a camminare a lungo, e cardiopatie, allergie, bambini, anziani, mamme (ma anche papà, ndr) che spingono i passeggini e tanto altro ancora”.
Insomma, siamo di fronte a un mercato che “si compone di un insieme variegato di domande, e di cui pertanto occorre cercare di conoscere entità ed esigenze, per sempre meglio corrispondervi”. E che quindi si rivolge a tantissime persone. Ancora una volta, comprendiamo bene che l’accessibilità non è un fenomeno da circoscrivere alla disabilità, ma riguarda veramente tutti.
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