La Trisomia 18 (o Sindrome di Edwars) è caratterizzata dalla presenza di un cromosoma 18 in più. Le possibilità di sopravvivenza sono basse
La Sindrome di Edwards, nota anche come trisomia 18, è una condizione genetica rara e complessa. Questo disturbo si verifica quando una persona ha tre copie del cromosoma 18 invece delle due abituali. Questa anomalía cromosomica provoca una serie di complicazioni nello sviluppo fisico e mentale. La sua incidenza è stimata in circa 1 caso ogni 6.000 nascite vive, con una prevalenza maggiore nelle femmine rispetto ai maschi.La sindrome prende il nome dal genetista britannico John Hilton Edwards, che per primo la descrisse nel 1960.
La diagnosi precoce della Trisomia 18 (Sindrome di Edwards) è fondamentale per preparare i genitori e i team medici alle sfide che questa condizione comporta. Esistono diversi metodi diagnostici che possono rivelare la presenza dell’extra cromosoma 18 già durante la gravidanza:
Una volta nato il bambino, l’analisi del cariotipo diventa lo strumento definitivo per confermare la presenza dell’extra cromosoma 18. Questo test analizza il pattern cromosomico del neonato, permettendo una diagnosi accurata.
Le persone affette dalla Sindrome di Edwards possono presentare una vasta gamma di problemi di salute e anomalie fisiche. Tra questi, i più comuni includono ritardo dello sviluppo, problemi cardiaci congeniti, difficoltà respiratorie, dismorfismi facciali (come bocca piccola, mandibola poco sviluppata, orecchie basse), oltre a mani serrate con dita sovrapposte. Nonostante la gravità dei sintomi, alcuni bambini con la Sindrome di Edwards possono vivere oltre il primo anno di vita, sebbene con importanti necessità di assistenza medica e supporto.
L’ecografia prenatale gioca un ruolo cruciale nell’identificazione precoce di numerose condizioni fetali. Tra i reperti più significativi si annoverano il polidramnios, la ridotta dimensione della placenta, la presenza di una singola arteria ombelicale e il ritardo di crescita intrauterino. Questi indicatori, spesso, preludono a condizioni di particolare attenzione medica.
Il peso alla nascita ridotto emerge come un segnale d’allarme immediato, spesso accompagnato da ipotonia e una notevole riduzione della massa muscolare scheletrica e del tessuto adiposo sottocutaneo. Questi sintomi richiedono una valutazione attenta e tempestiva da parte del team medico.
Il neonato può presentare un pianto debole e una risposta attenuata agli stimoli sonori, elementi che suggeriscono un’ulteriore indagine neurologica. Anomalie facciali, come ridotte creste orbitali, palpebre corte, piccole dimensioni di bocca e mascella, contribuiscono a un’espressione facciale particolare. La microcefalia, un’occipite prominente, orecchie malformate e uno sterno corto sono frequentemente osservati, delineando un quadro clinico specifico che necessita di approfondimenti diagnostici.
La postura delle mani, con il dito indice che si sovrappone al terzo e al quarto dito, e l’assenza del solco distale sul quinto dito, insieme a pliche cutanee eccessive e unghie ipoplasiche, sono segni distintivi che meritano attenzione. Malformazioni degli arti inferiori, come piedi torti o a dondolo, amplificano la necessità di un supporto ortopedico e riabilitativo precoce. La comprensione e il riconoscimento tempestivo di questi segni e sintomi sono fondamentali per garantire al neonato la migliore assistenza possibile.
Non esiste una cura per la Sindrome di Edwards, e l’approccio terapeutico si concentra sul gestire i sintomi e migliorare la qualità di vita del bambino e della famiglia. Questo implica la collaborazione di pediatri, cardiologi, specialisti dello sviluppo, nutrizionisti e terapisti (fisici, occupazionali e del linguaggio). Ognuno di loro quali gioca un ruolo cruciale nel supportare il bambino e la sua famiglia:
Un recente studio retrospettivo condotto in Canada su 174 bambini con Trisomia 18 ha portato alla luce dati importanti sulla sopravvivenza legata a questa condizione. Sebbene la maggior parte dei bambini con Trisomia 18 affronti notevoli ostacoli alla sopravvivenza a lungo termine, lo studio ha rivelato che circa il 10% dei piccoli pazienti riesce a superare la soglia dei 10 anni di vita. Questa percentuale, sebbene relativamente bassa, è davvero significativa. Con adeguate cure mediche e supporto, alcuni bambini con questa sindrome possono raggiungere tappe di vita precedentemente considerate improbabili.
Questi risultati enfatizzano l’importanza critica di un supporto medico mirato e di un approccio olistico alla cura dei piccoli pazienti. La medicina personalizzata, che tiene conto delle specifiche necessità individuali, diventa un pilastro fondamentale nel fornire a questi bambini le migliori opportunità di sviluppo e benessere possibile.
(fonte immagine: Freepik)
Ultima modifica: 06/04/2024