Si chiama Diamo un calcio alla disabilità ed è il progetto sportivo ed inclusivo della Totti Soccer School. L’iniziativa – nata nel 2005 – è indirizzata peculiarmente a ragazze e ragazzi con disabilità intellettiva, che, tra allenamenti e partite, si confrontano nel mondo del pallone sotto diversi aspetti: accettazione di sé e dell’altro, sporterapia, sviluppo delle potenzialità cognitive e via discorrendo. Un’idea che valorizza la realizzazione dell’integrazione sociale e umana in due fasi: inizialmente, un gruppo di soli atleti con disabilità, per “favorire l’attività di gruppo, l’identificazione e la socializzazione”, come riporta il sito ufficiale; successivamente, la composizione di una squadra integrata, disabili e normodotati assieme. Siamo andati a incontrare i protagonisti.
La psicologa: “Proponiamo nuovi stimoli ai partecipanti”
Sono diverse le figure coinvolte nel progetto. Non solo le più ‘calcistiche’, ma, come ci spiega Chiara Cannizzaro, Psicologa Responsabile di Diamo un calcio alla disabilità, anche psicologi che hanno un “rapporto 1 a 1” con i ragazzi per “qualsiasi tipo di necessità e per gestire dinamiche relazionali”. Inoltre, l’iniziativa punta ad aumentare gli stimoli dei giovani calciatori. Ad esempio, “nei weekend siamo impegnati in tornei e manifestazioni” per trasmettere agli iscritti ulteriori possibilità di confronto.
Il mister: “I ragazzi si sentono parte integrante di questa realtà”
Tra i ruoli più noti nel calcio c’è il mister, colui che plasma l’identità di un team. In questo caso, è Valerio Antelmi, che ci spiega quanto l’iniziativa della Totti Soccer School sia capace di integrare tanti ragazzi diversi tra loro. In particolare, si instaura “un rapporto di amicizia, lealtà e solidarietà”, al fine “di creare uno spirito di squadra” alla ricerca di uno scopo comune: “divertirsi insieme e giocare a calcio”.
I calciatori della Totti Soccer School: “Siamo una famiglia”
Ora conosciamo chi scende in campo per la Totti Soccer School, i calciatori. C’è Valerio Menichelli, il capitano, che ci tiene a sottolineare che tutti possono ricoprire il suo ruolo e “tutti giriamo in panchina”, in modo da includere ognuno in qualsiasi dinamica di squadra: “È come una famiglia”. Gli fanno eco le parole di un’altra calciatrice, Veronica Trombetta: “Qui mi sento a mio agio e tanto felice”.