Toro Seduto a Heyoka. No, non potevamo farci sfuggire quest’occasione. Perché Michele Sanguine, aka Toro Seduto appunto, è un 34enne lombardo con distrofia muscolare. Ideatore del Wheelchair GP, da diversi anni ha intrapreso la strada della musica, diventando il primo rapper con disabilità a cantare all’Alcatraz di Milano. Lo abbiamo contattato per capire come mai la sua esperienza è assimilabile nel concetto di Disabilità Positiva.
Come nasce Toro Seduto?
“Da bambino, avendo la distrofia, ho camminato fino a 12 anni. Alle elementari già suonavo la batteria, perché mi è sempre piaciuta la musica. Sono uno che ascolta la musica tutto il giorno, preferisco sentire la radio che la televisione. Tutto è nato dall’idea di fare un’esperienza nuova. Mi sono detto: ‘Perché non provare a scrivere una canzone?’. Così ho scritto un testo. Però avendo il respiratore, la mia vocalità non può essere chissà cosa. Dato che il rap è molto parlato e poco cantato, ho provato questa strada. Ho trovato dei ragazzi che mi hanno aiutato a fare la base, ho fatto il videoclip, e Proteina ha raggiunto quasi le 9 mila visualizzazioni. Da uno scherzo e dalla voglia di mettermi in gioco, ho visto che funzionava. Così ho continuato, e da quest’inverno ho cominciato anche a esibirmi in qualche locale. Nonostante la malattia, il respiratore, si può cantare senza vergognarsi della situazione”.
Proteina non è un testo pietistico, anzi è molto irriverente. È giusto che questo tipo di linguaggio sia più condivisibile rispetto ad altri?
“Noi siamo abituati a vedere la pietà e soprattutto la polemica del lamentarsi che qualcosa non funziona. Io uso questo linguaggio non perché lo faccio apposta, ma perché rappresenta il mio carattere. Chi mi conosce sa che non continuo a lamentarmi del parcheggio disabili occupato, che non c’è la rampa, che la gente è cattiva. Non sono così. E tento di mettere in musica quello che rappresenta la mia personalità”.
Secondo te, quale può essere la definizione di Disabilità Positiva?
“Secondo me, la disabilità positiva porta solo serenità. A vedere che noi siamo ragazzi, va bene sulla sedia a rotelle, ma come tutti vogliamo vivercela. C’è chi va allo stadio, chi canta, chi fa il fantacalcio… insomma, abbiamo delle passioni, perché siamo degli esseri umani. Cioè, ora non è perché siamo dei disabili dobbiamo stare a casa a vedere la televisione, senza uscire e non interagire con gli altri”.
Ecco, tu non stai mai a casa, ho visto che hai presenziato a concerti molto importanti, come quello di Jake La Furia. Come sono nate queste opportunità? Il pubblico che hai trovato di fronte come si è rapportato nei tuoi confronti?
“Ho cantato al concerto di Jake La Furia e anche, soprattutto, all’Alcatraz di Milano, chiudendo il concerto del rapper milanese Axos. Innanzitutto, ho mandato mail ai locali. ‘Io sono Toro Seduto, mi piacerebbe cantare anche solo un pezzo durante una vostra serata’. Un bel giorno quelli dell’Alcatraz mi telefonano e propongono questa cosa. Contentissimo, sono già lì dal pomeriggio e mi trattano in maniera favolosa. C’era il camerino, mi hanno regalato i gadget, lo staff era molto simpatico. Prima di cantare, ero lì che aspettavo e sentivo tantissima gente: c’erano più di 2 mila persone. Dentro di me dicevo: ‘Chissà come reagiranno, se con me si creerà del gelo, saranno straniti’. Invece, com’è iniziata la base e io a cantare, il pubblico ha cominciato a seguire la canzone. Mi hanno accolto davvero in maniera fantastica. Sono rimasto stupito. Pensavo si creasse un attimo di freddezza, e invece sono stati calorosissimi. Anche a quello di Jake La Furia: ragazzi molto giovani sono stati molto attenti e allo stesso tempo hanno creato un calore che non mi aspettavo”.
Mi sono imbattuto in uno dei tuoi recenti singoli, Maschere. Trovo che sia un titolo molto forte, sulla scia di Luigi Pirandello. Com’è nato il pezzo e se lo hai indirizzato verso qualche concetto particolare?
“Ho conosciuto Elena Colombo, che ora canta assieme a me. Fa la corista. Così, quando dovevamo scrivere questo testo, volevo scriverne uno che facesse capire che, nonostante io ho una maschera per respirare, non sono un mostro, non sono una persona strana. Ed Elena ha pensato di collegare il fatto che c’è gente che la indossa metaforicamente. Da lì è nata questa canzone, da due idee messe insieme. Ci siamo trovati e abbiamo scritto il testo a quattro mani”.
Maschere e Proteina non sono i tuoi unici singoli, ce ne sono altri. E quindi la domanda è d’obbligo: a quando un album?
“Ci stiamo muovendo. Però sono alla ricerca di qualche associazione che magari voglia unire una raccolta fondi insieme alla vendita del cd. Sto cercando di muovermi per avere delle risposte. Magari lancerei un appello: chi volesse legare una raccolta fondi sulla distrofia muscolare con Toro Seduto, sarebbe una cosa carina”.