La Russia non potrà gareggiare nelle prossime Olimpiadi e Paralimpiadi di Tokyo 2020 (come sappiamo, rinviate al 2021), non potrà partecipare a quelle di Pechino 2022 e non potrà far scendere in campo la propria nazionale di calcio ai Mondiale del 2022. A un anno di distanza dalla prima pronuncia sul caso doping che ha coinvolto la RUSADA (Agenzia antidoping russa), ieri, il 17 dicembre 2020, è arrivata la sentenza ufficiale da parte del TAS di Losanna.
Tokyo 2020, Russia squalificata per 2 anni
Sorpresa però per il periodo di squalifica. Un anno fa, infatti, era stata imposta a 4 anni, mentre ieri il CAS (Court of Arbitration for Sport) ne ha dimezzato la validità, facendola scivolare a 2 anni.
Sostanzialmente, è stata riconosciuta la non conformità della RUSADA “al Codice mondiale antidoping per un periodo di 2 anni”, come spiegato dalla WADA, Agenzia Mondiale Antidoping.
Secondo il presidente della WADA, Witold Bańka, tale decisione arriva dopo che le indagini non hanno lasciato “nulla di intentato”, poiché “il gruppo di esperti scientifici ha chiaramente confermato le nostre scoperte secondo cui le autorità russe hanno manipolato sfacciatamente e illegalmente i dati del Laboratorio di Mosca nel tentativo di coprire uno schema di doping istituzionalizzato”.
Tokyo 2020: cosa potranno fare gli atleti russi?
Secondo alcuni la sentenza è un po’ “elastica”, in quanto conferma l’esclusione della Russia da alcuni eventi mondiali di spessore, ma permetterà comunque agli atleti locali di prendere parte alle rassegne sportive.
In pratica, se dimostreranno l’estraneità ai fatti e di non essere atleti dopati, gli stessi potranno partecipare in veste di “atleti neutrali” – e vale anche per le squadre. Con la sola regola di non sventolare la bandiera russa, ma potranno usare il vessillo del CIO o di ogni singola Federazione Internazionale.
Tuttavia il presidente del comitato russo olimpico, Stanislav Pozdnyakov, ha confermato che gli atleti russi “puri” potranno “partecipare ai Giochi Olimpici senza restrizioni. E farlo come parte di una squadra formata dal Comitato Olimpico Nazionale”.
Alla base delle proprie affermazioni, il presidente del ROC asserisce che “la parola ‘Russia’ può essere utilizzata in determinate condizioni, il che consente di preservare la visualizzazione della nazionalità della squadra olimpica”.