Quando si parla di disturbi dello spettro autistico, si parla di una serie di alterazioni del neurosviluppo. Ecco i test per riconoscerlo
Il test autismo consente di diagnosticare una forma di autismo. Quando si parla di disturbi dello spettro autistico, si parla di una serie di alterazioni del neurosviluppo connesse a una crescita anomala a livello cerebrale già in epoca fetale. Il disturbo compare già in età infantile e si manifesta a livello comunicativo: il bambino affetto da autismo tende a sviluppare poco le relazioni sociali e ripete sempre gli stessi comportamenti. Ad oggi, i disturbi dello spettro autistico individuati sono tre: la sindrome di Asperger, il disturbo generalizzato dello sviluppo e il disturbo autistico ad alto funzionamento.
I bambini autistici (che effettuano test autismo), secondo le ultime stime, sono almeno uno su 100. Oggi non conosciamo le cause precise che portano alla nascita di questa patologia che nel corso degli anni (per fortuna) è stata al centro di ricerche e studi molto utili. Queste hanno fatto emergere che spesso all’origine ci sono alterazioni genetiche: nessuna correlazione quindi con i conflitti all’interno della famiglia o con l’educazione.
Quando il bambino inizia a frequentare l’ambiente scolastico, inizia ad effettuare i primi gesti intenzionali e i primi sorrisi. Sono azioni naturali e normali che in linea di massima precedono l’articolazione delle parole. Solo attorno al primo anno di vita (o poco dopo) il bambino inizia a pronunciare le prime parole e a combinarle.
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I sintomi dello spettro autistico compaiono attorno al primo anno di vita. I bambini dimostrano di avere difficoltà nella comunicazione non verbale: tendono a non guardare negli occhi, abbassano lo sguardo e tendono a non empatizzare con mamma e papà.
In poche parole, sembrano vivere una condizione di distacco emotivo e di apatia nei confronti del mondo circostante. Un altro segnale è l’attaccamento ad alcuni oggetti o ad alcuni comportamenti ripetitivi. In questa fase (di test autismo), non esiste una diagnosi precisa e l’unico modo per capire se il proprio bambino è affetto o no da malattie dello spettro del disturbo autistico è l’osservazione dei comportamenti sul campo.
Una volta che i genitori (con l’aiuto dei parenti o delle maestre) hanno individuato alcuni comportamenti che possono far pensare all’autismo, si procede con alcuni esami approfonditi (tomografia assiale computerizzata e risonanza magnetica) per confermare i sospetti. Per fugare ogni dubbio e avere un riscontro certo, bisogna affidarsi a equipe specializzata che può essere composta da neuropsichiatra infantile, psicologo e logopedista.
Oltre a questi due esami standard, ci sono quattro esami specifici: l’ADOS-2 (Autism Diagnostic Observation Shedule-2nd Edition) e l’ADI-R (Autism Diagnostic Interview-Revised). Il primo prevede l’osservazione del bambino mentre gioca, il secondo invece consiste in una intervista ai genitori per indagare in maniera più approfondita la condizione psico-emotica del bambino. In questa fase, le indagini sono mirate anche al funzionamento cognitivo, ai comportamenti e alla capacità di articolare e assemblare assieme le parole. Inoltre ci sono anche il CARS e il PEP-R E TTAP.
L’autismo inoltre può essere antesignano di alcune malattie psichiche associate: questi incontri con i genitori si rivelano fondamentali per definire un quadro clinico esaustivo che consenta di fare previsioni sullo sviluppo psicomotorio, linguistico e sociale.
L’ADI-R à un colloquio con i genitori o tutori della persona sospettata di essere affetta da una forma di disturbo dello spettro autistico. Il test può essere fatto per i bambini dai tre anni in su. L’obiettivo di questo test è quello di individuare dei comportamenti diversi per quanto riguarda le interazioni reciproche, la comunicazione, il linguaggio e alcuni comportamenti stereotipati.
L’ADI consente quindi di identificare i tratti tipici dell’autismo e ad ogni livello, viene assegnato un punteggio. Questo strumento è molto preciso, ma è pur sempre legato a una componente emozionale: i ricordi dei genitori sono spesso confusi o comunque filtrati dalla sfera emozionale. L’ADI-R è specifico per i bambini da 0 a 3 anni ma può esser proposto a tutte le età (a patto che lo sviluppo cognitivo non superi i 18 mesi).
L’ADOS 2 invece è uno strumento di osservazione interattiva che valuta la qualità dello sviluppo psico-cognitivo del bambino e le competenze acquisite in ambito di interazione sociale (ovvero come si comporta nei contesti in cui è richiesta la socialità). Nello specifico, consiste in una serie di giochi e di attività.
Il test di valutazione CARS invece comprende un colloquio con la famiglia e un’osservazione approfondita dei comportamenti generali della persona.
Infine ci sono altri due test: il PEP-R per i bambini fino ai 12 anni e il TTAP dai 12 anni in su: questi permettono di approfondire il profilo psico-educativo della persona. Questi due test studiano il comportamento in diverse disciplina attraverso due scale di valori: la scala di sviluppo e la scala di comportamento.
Quando la diagnosi di autismo è stata certificata, bisogna progettare un intervento riabilitativo che tenga conto dello sviluppo di ogni bambino. L’Istituto Superiore di Sanità ha elaborato linee guida per il trattamento dei bambini e degli adolescenti affetti da autismo che prevedono. In primis ci sono programmi psicologici e comportamentali strutturati mirati a modificare i comportamenti del bambino.
Poi ci sono gli interventi mediati dai genitori: i genitori vengono guidati dai professionisti per apprendere e applicare nella quotidianità le modalità di comunicazione più adatte per favorire lo sviluppo e le capacità comunicative del figlio.
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Ultima modifica: 03/05/2021