Nuovo caso di suicidio assistito avvenuto in Svizzera: Marco Cappato ha accompagnato Elena nel Paese elvetico. Ora rischia il carcere
Dopo il recente caso di Federico “Mario” Carboni in tema di suicidio assistito, nelle ultime 48 ore le cronache italiane e svizzere hanno raccontato una nuova storia, ‘annunciata’ da Marco Cappato attraverso i propri account social: quella di “Adelina“, nome di fantasia per ribattezzare Elena, che ha scelto di andare in Svizzera per ottenere il suicidio assistito.
Il suo vero nome è stato rivelato successivamente la morte della signora dallo stesso tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni. Come si può leggere da uno dei suoi ultimi tweet, Cappato ha accompagnato in Svizzera “una signora gravemente malata. Solo lì può ottenere quello che deve essere un suo diritto. Sarà libera di scegliere fino alla fine”.
Infine, la scomparsa: “Elena ha appena confermato la sua volontà: è morta, nel modo che ha scelto, nel Paese che glielo ha permesso. Domattina, in Italia, andrò ad autodenuciarmi”.
Elena, il vero nome di “Adelina”, era una signora di 69 anni che, come racconta lei stessa nel suo ultimo videomessaggio registrato nel Paese elvetico, nel luglio 2021 ricevette una diagnosi di microcitoma polmonare, una patologia oncologica polmonare irreversibile con metastasi.
“Quando ho avuto la diagnosi – sottolinea la donna nel filmato – il tumore era già di dimensioni importanti. Già dall’inizio i medici avevano detto che avrei avuto poche possibilità di uscirne, ma anche se anche le possibilità erano poche, ho ritenuto che valesse la pena tentare. Il tentativo non è costato poco, fisicamente e psicologicamente, ma l’ho fatto e l’ho portato a termine. Fatto questo però, non ho risolto il problema. Mi è stato detto che per me c’erano pochi mesi di sopravvivenza, mi è stata descritta una situazione che via via sarebbe diventata sempre più pesante”. In sostanza, “mi restava da aspettare solo che le cose peggiorassero”.
Così “ho deciso di valutare la possibilità di terminare io la mia vita prima che lo facesse in maniera più dolorosa la malattia stessa“. Perciò Elena si è rivolta all’Associazione Luca Coscioni, chiedendo aiuto a Marco Cappato perché “non volevo che i miei cari, accompagnandomi loro, potessero avere delle ripercussioni legali. […] La decisione è sempre stata solo mia”.
Infine Elena, prima di congedarsi, ha voluto sottolineare il proprio pensiero: “Sono sempre stata convinta che ogni persona debba decidere sulla propria vita e debba farlo anche sulla propria fine, senza costrizioni, senza imposizioni, liberamente, e credo di averlo fatto, dopo averci pensato parecchio, mettendo anche in atto convinzioni che avevo anche prima della malattia. Avrei sicuramente preferito finire la mia vita nel mio letto, nella mia casa, tenendo la mano di mia figlia e la mano di mio marito. Purtroppo questo non è stato possibile e, quindi, ho dovuto venire qui da sola”.
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In Italia il suicidio assistito non ha una normativa, ma è disciplinata unicamente dalla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale, nota come la sentenza Dj Fabo (nome di Fabiano Antoniani) sul caso Cappato/Dj Fabo, che consente la pratica in virtù di determinati requisiti.
Rispetto ai recenti casi di suicidio assistito però, ora Cappato ha aperto le porte a un nuovo processo giudiziario, in quanto la sentenza sopracitata non riguarda persone come Elena, che non era mantenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale: come la stessa donna ammette nel video, aveva solo una cura a base di cortisone.
Dunque, la disobbedienza civile di Marco Cappato ha creato un nuovo filone giudiziario: adesso il tesoriere rischia 12 anni di carcere con l’accusa di aiuto al suicidio. Domani, mercoledì 3 agosto 2022, Cappato si autodenuncierà presso la stazione dei Carabinieri in via Fosse Ardeatine 4 a Milano alle ore 11.
Come detto poc’anzi, la sentenza Dj Fabo regge il suicidio assistito in Italia, per la quale non esiste una normativa nazionale precisa e aggiornata. Esiste però una proposta di legge di iniziativa popolare, nota come “Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita“, che vorrebbe espandere quanto emanato dalla Consulta. Prima della crisi del governo Draghi, il testo era atteso in Senato per la discussione.
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Ultima modifica: 03/08/2022