Storia della vaccinazione – Il vaccino è un preparato che viene somministrato per via parenterale (tramite iniezione) o orale, per garantire l’immunità da una determinata malattia. Questa sostanza infatti, una volta introdotta nel sangue, determina una risposta immunitaria nel soggetto con la produzione di anticorpi specifici che hanno l’obiettivo di combattere la patologia per la quale ci si è vaccinati. Il preparato che viene somministrato può essere composto dal microrganismo (batterio o virus) dal quale ci si vuole proteggere, da sue frazioni proteiche che vanno a provocare una reazione difensiva nella persona o da sue tossine opportunamente trattate.
Affinché un vaccino sia efficace, è importante che mantenga la composizione antigenica (cioè le proteine e i polisaccaridi) del patogeno corrispondente e che al contempo sia privo di tutte le caratteristiche che gli consentivano di essere patogeno e quindi di rappresentare un rischio per la salute della persona.
I vaccini oggi disponibili sono diversi e le caratteristiche che li distinguono dipendono principalmente dalla modalità con cui sono preparati. Si riconoscono, quindi:
La storia della vaccinazione nasce dall’osservazione, sin dall’antichità, che la sopravvivenza ad una malattia determina quasi sempre l’immunizzazione del soggetto al patogeno che l’ha causata. Già al tempo dell’antica Grecia infatti lo storico Tucidide aveva avuto modo di osservare che coloro che, al tempo dell’epidemia di vaiolo del 429 a.C. riuscivano a sopravvivere, divenivano poi immuni alla malattia o comunque alle sue manifestazioni più gravi.
Una pratica molto usata nell’antichità nei confronti di questa malattia era la cosiddetta variolizzazione, dapprima praticata essenzialmente in India, Cina e Turchia e poi diffusasi in Europa a metà del ‘700 circa. Tale pratica consisteva nell’infettare volutamente le persone sane servendosi del pus proveniente dalle pustole delle persone malate affinché si contagiassero diventando così (nel caso in cui sopravvivessero) immuni alle formi più gravi di vaiolo.
A portare in Italia il la vaccinazione jenneriana fu Luigi Sacco, primario dell’Ospedale Maggiore di Milano. In poco tempo grazie al suo impegno il vaccino in tutto il Regno d’Italia e poi anche in quello delle Due Sicilie. In seguito all’Unità d’Italia poi, la vaccinazione anti-vaiolo fu resa obbligatoria per tutti i nuovi nati a partire dal 1888. In Italia l’obbligo è stato abolito nel 1981 dopo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha decretato eradicato il vaiolo dalla Terra.
Storia della vaccinazione – In seguito al successo ottenuto con la scoperta di Jenner i ricercatori e gli scienziati cercarono di estendere la vaccinazione ad altre malattie infettive. Grazie alle ricerche microbiologiche il medico tedesco Robert Koch riuscì ad individuare l’agente patogeno della tubercolosi. Importanti furono anche le sue scoperte sul bacillo del carbonchio e del colera.
Nel 1879 il biologo e chimico francese Louis Pasteur, considerato il padre della moderna microbiologia, riuscì a vincere diverse infezioni batteriche grazie all’impiego di vaccini costituiti da batteri indeboliti in laboratorio. I batteri attenuati determinano sì l’insorgenza di un’immunità acquisita ma con una ridotta possibilità di una reazione violenta da parte dell’organismo. Con Pasteur ha inizio l’era della vaccinazioni di massa come strumento per debellare le principali malattie infettive con un aumento considerevole dell’aspettativa di vita nell’occidente.
I vaccini anti-difterite ed anti-tetano diventarono disponibili in commercio solo alla fine del 1920 in seguito alla scoperta del veterinario francese Gaston Ramon. Per stimolare l’immunità egli disattivava le tossine batteriche attraverso un trattamento chimico. Così si comprese che i vaccini potevano essere preparati utilizzando solo una parte del patogeno (sub-unità) e non il microrganismo intero.
Il primo vaccino anti-polio fu sviluppato da Jonas Salk nel 1955: si trattava di un vaccino costituito da virus disattivati con formaldeide (seguendo il metodo Ramon) e somministrato per via intramuscolare.
Soltanto due anni più tardi Albert Sabin ne presentò un altro, dalla composizione diversa: un vaccino “vivo attenuato” da somministrare per via orale.
Nel 1963 ebbe inizio la vaccinazione anti-polio su scala mondiale con il metodo Sabin che, oltre ad essere meno costoso di quello proposto da Salk, richiedeva una via di somministrazione più semplice e meno invasiva.
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Ai vaccini per morbillo, parotite e rosolia lavorò il microbiologo americano Maurice Hilleman (il primo vaccino anti-morbillo risale al 1963 mentre i vaccini per parotite e rosolia furono disponibili rispettivamente nel 1967 e nel 1969). Ad Hilleman si deve inoltre la loro combinazione con la nascita, nel 1971, del vaccino trivalente morbillo-parotite-rosolia (MPR).
Tra i vaccini sviluppati dal microbiologo americano ed il suo staff negli anni quelli contro l’epatite A e B, la varicella, la meningite, l’emofilo dell’influenza e la polmonite.
Dopo le grandi scoperte sul DNA degli anni Sessanta ha avuto inizio l’era dei vaccini molecolari, dei quali si conosce con esattezza la parte del microrganismo che immunizza. Oggi i vaccini si producono con:
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Ultima modifica: 17/02/2020