I paraplegici tornano a camminare: sembra un miracolo, invece è qualcosa di vero e reale. Parliamo di Stimo (STImulation Movement Overground) un progetto rivoluzionario capace di stimolare il midollo spinale e permettere ai pazienti paraplegici di tornare a camminare.
Si tratta di un protocollo che combina una stimolazione elettrica epidurale (Ees) del midollo spinale lombare con una precisa configurazione, diversa da paziente a paziente, e un sistema di supporto del peso. Grazie al lavoro dei ricercatori che hanno adattato i modelli individualmente ai pazienti e migliorato sia il posizionamento sia il timing degli elettrodi che attivano il movimento dei gruppi muscolari appropriati, imitando i segnali dal cervello, è stato possibile per tre paraplegici tornare a camminare.
Guarda il video in inglese della École polytechnique fédérale de Lausanne (EPFL) che spiega Stimo
Dopo l’intero ciclo di trattamento, sempre durante la Ees, per loro è stato possibile camminare un’ora su un tapis roulant. Ma il vero risultato prodigioso dello studio, che lascia intravedere ulteriori potenzialità, è stato che i pazienti hanno recuperato i movimenti volontari delle gambe senza che fosse in corso la stimolazione, segno questo che potrebbe esserci stata una crescita di nuove connessioni nervose.
La ricerca e i suoi risultati sono stati pubblicati sulle pagine delle riviste Nature e Nature Neuroscience
Non tutto rose e fiori perché, spiega Furlan “occorre prudenza perché negli articoli che illustrano questa scoperta, si parla di persone paraplegiche con delle residue capacità motorie. Cioè persone che non sono completamente paralizzate ma che hanno avuto una compressione midollare, non una lesione, per cui questa compressione gli ha fatto conservare una residua mobilità degli arti inferiori”.
Questo ci rende fieri anche perché stiamo aiutando non solo noi persone che abbiamo una lesione midollare ma anche tutte quelle interessate da altre patologie quali Sla e Sma. Perché la rigenerazione del midollo comporta ripercussioni positive anche per quel tipo di patologie”.
“Poi me lo lasci dire, noi siamo un’associazione di portatori di disabilità che anziché chiedere alle istituzioni, le aiuta finanziando la ricerca. In questo modo contribuiamo anche a far restare in Italia ricercatori brillanti che altrimenti sarebbero costretti ad andare all’estero per concludere i loro progetti”.
Ultima modifica: 17/02/2020