Stephen Hawking è stato uno studioso, un fisico e un astrofisico con disabilità di fama mondiale. Ripercorriamo le tappe della sua vita
Stephen William Hawking nacque l’8 gennaio 1942 a Oxford (Regno Unito) e morì a Cambridge il 14 marzo 2018. È stato un famoso fisico, astrofisico, scienziato, professore, cosmologo, matematico, accademico e divulgatore scientifico britannico. È riuscito anche a diventare un’icona pop, grazie alla sua partecipazione diretta a documentari e serie televisive – come “The Big Bang Theory“.
Nato 300 anni dopo la morte di Galileo Galilei, Stephen Hawking aveva una malattia del motoneurone, diagnosticata nel 1963 all’età di 21 anni, che nel corso della vita lo ha portato a una progressiva e lenta atrofizzazione degli arti. In merito alla patologia precisa, sono molti gli articoli che citano sia diverse opinione, ma fu lo stesso fisico a confermare che si trattava di atrofia muscolare progressiva nel documentario “Hawking” (2013).
Negli anni Ottanta la malattia causò il completo irrigidimento del suo corpo, tanto che per comunicare dovette usare un sintetizzatore vocale. Come scienziato, è noto per una serie di scoperte fondamentali per lo studio della fisica, come i suoi studi sui buchi neri e sull’origine dell’universo. La biografia di Stephen Hawking è stata raccontata in alcuni film, ma lo stesso fisico si è raccontato nel 2013 in un’autobiografia scritta dal titolo “Breve storia della mia vita” (“My brief History”).
Numerose sono le onorificenze e le cattedre a lui assegnate, tra cui la Medaglia presidenziale della libertà (la più alta onorificenza degli Stati Uniti d’America) ottenuta nel 2009 dall’allora Presidente americano Barack Obama.
Stephen nacque dal medico Frank Hawking (1905-1986) e da Isobel Eileen Walker (1915-2013). Entrambi non provenivano da famiglie economicamente agiate, ma riuscirono comunque a studiare presso l’Università di Oxford, nella quale il padre si laureò in medicina tropicale e la madre in “Philosophy, Politics, and Economics”. Oltre a Stephen troviamo la sorella Mary (nata nel 1943) e la sorella Philippa (1947). Inoltre nel 1956 fu adottato Edward.
Inizialmente la famiglia Hawking viveva presso Highgate, quartiere settentrionale di Londra, ma complice la Seconda Guerra Mondiale e, successivamente, il trasferimento lavorativo del padre al National Institute for Medical Research a Mill Hill, tutti quanti si stabilirono a St. Albans.
La vita di Stephen Hawking è stata caratterizzata dalla malattia del motoneurone, a causa della quale dovette prima usare un bastone e poi sedere su una carrozzina. Successivamente, in seguito a un intervento medico che gli salvò la vita, perse la parola, e dovette farsi aiutare da un sintetizzatore vocale.
Nella vita privata, Hawking visse due matrimoni: il primo con Jane Wilde, da cui ebbe tre figli di nome Robert (1967), Lucy (1970) e Tim (1979); il secondo con Elaine Mason, una delle sue infermiere. Entrambe le storie finirono con il divorzio.
Alcuni cenni storici definiscono un giovanissimo Stephen Hawking pigro e svogliato, sempre pronto a fare scherzi e con poca dedizione verso gli studi, almeno fino ai 9 anni. Inizialmente inoltre la sua storia accademica si divise tra diverse scuole: Byron House School, St. Albans High School for Girls, Radlett School e, infine nel settembre 1952, St. Albans School.
Per quanto riguarda la formazione universitaria invece, il giovane Hawking la iniziò nel 1959, all’età di 17 anni, vincendo una borsa di studio per l’University College dell’Università di Oxford, dove studiò fisica e chimica. Grazie alla laurea con lode, passò a studiare cosmologia all’Università di Cambridge. Poi, nell’ottobre 1962, cominciò a lavorare su una tesi riguardante l’origine dell’universo e il Big Bang al Trinity Hall di Cambridge.
Questi sono solo alcuni esempi della stupenda e impegnativa carriera accademica di Hawking, il quale è passato anche per una borsa di ricerca alla Gonville and Caius College (1966), a un dottorato in matematica applicata e in fisica teorica (1966) e alla vittoria del premio Adams (insieme a Roger Penrose) con un saggio dal titolo “Singularities and the Geometry of Space-Time”.
A causa delle crescenti difficoltà di movimento degli arti, nel 1963 Stephen Hawking si sottopone a numerosi accertamenti medici, ricevendo la diagnosi di malattia degenerativa dei motoneuroni, che nel corso degli anni gli avrebbe compromesso la contrazione muscolare.
Per tanto tempo si è dibattuto su quale forma specifica di malattia avesse il fisico britannico: inizialmente si pensava alla sclerosi multipla, scartata, per poi passare alla Sclerosi Laterale Amiotrofica, ma la compromissione muscolare della patologia è molto più spedita (dai 5 ai 10 anni) rispetto a quanto accaduto a Hawking. Per questo motivo, si è pensato anche alla atrofia muscolare progressiva oppure a una forma particolare di SLA. Fu lui stesso nel documentario “Hawking” (2013) a confermare che si trattava di atrofia muscolare progressiva.
Come anticipato dunque, il decorso della malattia fu molto lento per Hawking, circa vent’anni, che lo portarono a perdere l’uso dei movimenti e della parola. Dal 1980 dovette ricorrere a un’assistenza di 24 ore al giorno, senza però mai fare uso della nutrizione artificiale. Subì anche determinati interventi, come quello del 1990 per la separazione di faringe e trachea.
Invece nel 1985 rischiò di perdere la vita. Durante una visita al CERN in Svizzera, il fisico fu ricoverato per una polmonite, per causa della quale fu collegato a un respiratore. Come raccontato nel documentario “Hawking”, lo stesso Stephen Hawking rischiò di morire, ma fu l’allora prima moglie Jane a evitare l’eutanasia.
“Ero a Ginevra, in coma farmaceutico per provare a curare una polmonite, figlia della atrofia muscolare progressiva che mi ha ridotto in carrozzella. I medici pensavano che ci fosse poco da fare. E così hanno offerto a mia moglie (la prima, Jane Wilde, ndr) la possibilità di farla finita”. Ma lei “ha voluto a tutti i costi che tornassi a Cambridge”, precisamente all’Addenbrooke’s Hospital, dove una tracheostomia gli salvò la vita ma gli fece perdere la voce. Nel 2009 la polmonite tornò, ma in generale le condizioni del britannico restarono pressoché le stesse fino alla sua morte.
Dopo la carrozzina dunque, per il divulgatore scientifico arrivò anche un sintetizzatore vocale per riacquisire la parola. Fu un tecnico di Cambridge, l’ingegnere informatico David Mason (tra l’altro marino di Elaine, infermiera e futura seconda moglie di Hawking) a realizzarne il primo. In seguito, venne messo a punto un sistema di riconoscimento facciale per trasformare i piccoli movimenti della bocca, della guancia destra e delle sopracciglia del professore in parole. Questo software fu perfezionato nel 2011, raccogliendo anche i movimenti oculari.
Il 14 marzo 2018, all’età di 76 anni, Stephen Hawking morì nella sua casa a Cambridge. L’annuncio arrivò dai tre figli, inizialmente senza specificare le cause del decesso, che furono rivelate il 3 giugno 2018: malattia del motoneurone, senza però fornire dettagli su eventuali complicazione. I funerali si svolsero il 31 marzo presso la Chiesa di Santa Maria Maggiore di Cambridge, mentre il suo corpo fu cremato.
In linea generale, e con una spiegazione breve, Stephen Hawking ha dato un contributo fondamentale allo studio della storia dell’universo. Tra i vari studi da lui portati avanti troviamo, ad esempio, il concetto del multiverso e l’inflazione cosmica, argomenti particolarmente complessi spiegati dall’astrofisico britannico con estrema semplicità.
Le analisi di Hawking hanno portato anche a ipotizzare che un buco nero non si restringe, ma aumenta le proprie dimensioni. Inoltre, fu il primo a unire la relatività generale e la meccanica quantistica in una teoria per spiegare l’universo, nota come la Teoria del Tutto (che dà il titolo all’omonimo film). Nel dettaglio, lo studioso ipotizzava che esistesse una teoria unificata e generale che potesse descrivere appunto l’Universo.
Oltre a esser stata una delle menti più brillanti della storia umana recente, Stephen Hawking è riuscito a diventare un’icona pop di ampio respiro, partecipando a numerose produzioni televisive, tra cui “Star Trek: The Next Generation”, “The Big Bang Theory”, “I Simpson” e “Futurama”. In ogni occasione ha sempre interpretato se stesso, anche quando si trattava di documentari.
Di seguito, alcune celebre frasi del fisico britannico:
Ultima modifica: 22/04/2022