Slovenia e Lingua dei Segni convoleranno presto a nozze. La notizia è stata data direttamente da Ksenjia Klampfer, ministra del lavoro del paese sloveno, sostenitrice del provvedimento in questione. Si tratta di un processo nevralgico dal punto di vista costituzionale, in quanto “il governo ha deciso di inserirla (la Lingua dei Segni, ndr) nella Carta fondamentale del Paese come idioma ufficiale” (fonte EuropaToday).
È una decisione storica quella intrapresa dalla Slovenia. Di fatto, è un passo in avanti verso “l’integrazione sociale e l’esercizio dei diritti fondamentali”, come sottolineato dalla ministra del lavoro. Il messaggio è abbastanza chiaro: “rispetto dei diritti umani e delle minoranze”. Anche sul profilo Twitter del governo sloveno arrivano le pubbliche soddisfazioni, visto che nel paese dell’Europa Centrale vivono circa un migliaio di persone sorde o sorcieche e 75 mila con apparecchio acustico. Sempre su Twitter, si legge che l’iniziativa è stata promossa “dall’Associazione delle società sorde e udenti della Slovenia”. Un’evoluzione che vuole contrastare una condizione destabilizzante: “Senza comunicazione, un individuo non può essere pienamente stabilito nella società”.
Il richiamo alla nostra società è abbastanza lampante, visto che, rispetto ad altre sorelle europee, l’Italia resta indietro. E, infatti, a destare attenzione nel Bel paese sono notizie relative a chi, con la LIS, prova a sensibilizzare l’opinione pubblica in merito. L’ultima in ordine di cronaca ci arriva da Roma. Dall’Istituto Leonardo Da Vinci, infatti, Francesca, una studentessa di 17 anni, sta imparando la LIS dalla sua migliore amica sorda, Chiara. Il tutto all’interno di un progetto di inclusione del programma Agente 0011 – missione inclusione, lanciato due anni fa dal MIUR. “Durante le ore libere, ad esempio, quando mancava un professore – racconta Francesca a Il Messaggero – abbiamo provato ad insegnare ai nostri compagni la Lingua Dei Segni. Alcuni, è vero, erano distratti. Altri, invece, si sono dimostrati veramente curiosi”.
Se la Slovenia e la Lingua dei Segni vanno di pari passo, in Italia le cose sono ben diverse. Tempo fa, su Heyoka, ne ha parlato anche Brazzo, rapper sordo che si batte da diversi anni per il riconoscimenti della lingua. Tutto iniziato con Sono sordo mica scemo, brano realizzato “per la diffusione della LIS dopo il mancato riconoscimento dalla legge italiana”. Infatti, tanti paesi nel mondo hanno fatto propria la Lingua dei Segni. La situazione italiana, invece, “resta ferma – sottolinea Brazzo -, in bilico tra Camera dei Deputati e il Senato con un disegno di legge nel quale se ne chiede il riconoscimento al fine di assicurare la piena integrazione delle persone sorde alla vita collettiva”.
Ultima modifica: 17/02/2020