Sharenting: cosa significa, quali rischi e cosa dice la legge in Italia

Redazione:

Postare foto dei propri figli è ormai una pratica di uso comune da parte dei genitori, che però nasconde numerose insidie, tanto che è stata coniata una parola, “sharenting“, per sensibilizzare le persone su quest’argomento.

L’eccessiva ostentazione del proprio vissuto privato, culminato con la sovraesposizione mediatica di immagini e informazioni riguardanti i propri figli, di fatto ha creato un terreno minato su cui si gioca un’importante partita per la difesa e la tutela della privacy.

Questo argomento è diventato oggetto di un intenso dibattito a seguito di alcuni scatti pubblicati da Chiara Ferragni e Fedez, due influencer che da sempre hanno creato contenuti digitali mostrando il volto dei propri figli, salvo cambiare strategia nelle ultime settimane.

I social media hanno creato una forte connessione con il nostro privato, un legame che però può risultare molto pericoloso. In questo approfondimento, capiamo cosa si intende per sharenting, quali sono le conseguenze e come possiamo tutelare i nostri figli.

Cosa vuol dire sharenting?

Il termine sharenting indica la condivisione costante di foto o informazioni online su minori, in particolare sui social media, da parte dei genitori. La parola deriva da una crasi tra due termini anglosassoni: share (condividere) e parenting (genitorialità).

Negli anni la gioia della condivisione digitale ha cementificato l’idea di rendere pubblico qualsiasi aspetto della propria vita privata, soprattutto per quanto riguarda l’identità digitale dei propri figli. Una sovraesposizione mediatica attraverso i social media infatti può mettere in pericoloso chiunque, soprattutto i minori.

Quali sono i rischi e le conseguenze dello sharenting?

Banalmente, uno dei rischi più noti riguarda la mancata tutela e difesa della privacy e dell’identità del minore, la cui immagine viene postata online senza che quest’ultimo possa dire la sua.

È bene riflettere prima di postare online una foto o un video del proprio figlio, visto che questa decisione potrebbe creare anche una frattura profonda nel rapporto tra genitori e figli: la natura non consensuale della decisione di definire l’immagine e la reputazione online di un minore infatti può non essere accolta con entusiasmo.

Può capitare inoltre che, oltre alle immagini, vengano diffuse informazioni sensibili, come il nome, l’età o il luogo in cui viene ripreso: tutti dati riservati violati, che potrebbero addirittura avere delle ripercussioni psicologiche sul benessere dei propri figli, visto che non hanno alcun potere e controllo non solo sulla decisione di postare situazioni intime della propria vita privata, ma anche sul controllo dei contenuti stessi, sui quali non hanno mai espresso il proprio consenso. Ciò può portare anche a crescere in un contesto dove altre persone creano un giudizio su un minore senza che quest’ultimo abbia il minimo controllo sulla vicenda.

Vale la pena ricordare inoltre che la permanenza dei contenuti online può essere veramente pericolosa, visto che è a disposizione di chiunque, alimentando il rischio della diffusione di materiale pedopornografico, un possibile adescamento da parte di malintenzionati o dare la possibilità al prossimo di manipolare le immagini che condividiamo.

Il diritto alla privacy dei minori non è solo degli adulti, ma esiste anche la Convenzione dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, recentemente aggiornato dal Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR), che sancisce la tutela della privacy digitale anche per i minori.

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quali rischi e conseguenze sharenting
By YuriArcursPeopleimages da envato elements

Cosa fare per evitare lo sharenting?

Esistono delle procedure precise per evitare che lo sharenting possa comportare conseguenze gravi. Banalmente, il consiglio principale potrebbe essere non condividere alcuna immagine online: non è un obbligo postare i propri momenti privati nel mondo digitale.

Tuttavia, se non riusciamo a resistere a questo irrefrenabile impulso, il Garante della Privacy e Save The Children hanno stilato un elenco di suggerimenti da utilizzare in questi casi:

  • rendere irriconoscibile il viso del minore
  • limitare le impostazioni di visibilità delle immagini sui social network
  • non creare un account social dedicato al minore;
  • leggere e comprendere le informative sulla privacy dei social network
  • diminuire il numero di immagini private pubblicate online
  • non condividere abitudine quotidiane e informazioni personali del minore
  • concordare con genitori, amici e parenti cosa pubblicare e cosa evitare di postare online
  • chiedere il consenso dei propri figli

Esiste una legge in Italia sullo sharenting?

In Italia attualmente non esiste una normativa che tuteli i minori contro il fenomeno dello sharenting, ma recentemente è stata depositata alla Camera la prima proposta di legge in materia da parte dell’Alleanza Verdi Sinistra, a firma di Angelo Bonelli, Luana Zanella, Elisabetta Piccolotti e Nicola Fratoianni. Il testo, intitolato “Disposizioni in materia di diritto all’immagine dei minorenni”, presenta 3 articoli:

  • garantire maggiori tutele ai minori di 14 anni nel caso di diffusioni di foto o video su una piattaforma di condivisione: se i genitori vogliono mostrare il volto dei bambini, dovranno firmare una dichiarazione scritta all’AGCOM
  • stretta sui guadagni derivati dallo sfruttamento online di queste immagini: in caso di introiti avuti da contenuti con soggetti inferiori ai 18 anni d’età, tali guadagni vanno versati in un deposito bancario intestato al minore
  • diritto all’oblio digitale: i minorenni 14enni potranno richiedere la rimozione dei propri contenuti online

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Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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