La morte di Nahel Merzouk ha acceso ondate di scontri e proteste in diverse città della Francia, con danni giganteschi. Cosa sappiamo?
Da diversi giorni la Francia è assediata da numerose proteste e devastanti scontri tra manifestanti e forze dell’ordine a seguito della morte di Nahel Merzouk, un ragazzo 17enne francese di origine algerine, morto la scorsa settimana mentre era stato fermato da alcuni agenti. Ricostruiamo la vicenda.
Tutto ha avuto inizio a Nanterre la mattina di martedì 27 giugno 2023. Il brigadiere Florian M., 38 anni, spara un colpo a bruciapelo, e la pallottola colpisce il braccio sinistro e poi il torace di Nahel Merzouk. Il 17enne era stato fermato proprio da Florian e un collega in quanto girava senza patente alla guida di una Mercedes gialla.
Secondo la ricostruzione de Il Corriere della Sera, durante il blocco uno dei poliziotti avrebbe pronunciato la frase “Ti metto una pallottola in testa” e ci sarebbe stato lo sparo nel mentre la Mercedes tentava la fuga. L’auto poi sbanda e finisce su un marciapiede a pochi metri, addosso a un lampione.
La prima versione dell’agente recita di un atto dovuto per legittima difesa, in quanto altrimenti il veicolo lo avrebbe travolto. Tuttavia diversi video diffusi online mostrano una dinamica diversa da quella raccontata. Per questo motivo, dal 29 giugno il poliziotto Florian M. è in carcere provvisoriamente con l’accusa di omicidio volontario. Da lì ha chiesto perdono alla famiglia di Nahel.
Poi però la rabbia: la Francia viene assediata da proteste e scontri. Una tensione sfociata in maniera simile a una goccia che fa traboccare un vaso. Gli animi infatti erano già caldi per due episodi.
Il primo, datato 2017, quand’è cambiata la legge che regola l’uso delle armi degli agenti di polizia. Oltre a sparare per i casi di legittima difesa, i poliziotti possono aprire il fuoco anche nel caso in cui gli occupanti di un auto “sono suscettibili di provocare, nella loro fuga, minacce alla loro vita o integrità fisica o a quella degli altri”, anche se “in caso di assoluta necessità e in maniera strettamente proporzionata”.
Il secondo fatto risale invece al 2005, quando morirono due ragazzi, Zyed Benna e Bouna Traorè, rimasti folgorati da una cabina elettrica mentre cercavano di sfuggire a un contro di alcuni agenti di polizia. In quel caso fu la città di Clichy-sous-Bois la prima a far esplodere le proteste.
A livello sociale, la rabbia dei cittadini nascerebbe da due questioni: le condizioni socio-economiche e la percezione verso le autorità. Come riporta SkyNews24, secondo i dati dell’Istituto Nazionale di statistica francese (Insee), sono ben 5,2 milioni le persone che vivono in quartieri svantaggiati (l’8% della popolazione). Invece, secondo un documento del Défenseur des droits, un giovane percepito come nero o arabo ha 20 volte più probabilità di essere fermato per un controllo dalle Forze dell’Ordine.
Adesso la situazione è in continua evoluzione. Nelle ultime ore a destare scalpore è il sostegno che sta ricevendo il poliziotto di Nanterre. Di fatto su GoFundMe è stata aperta una raccolta fondi che ha superato il milione di euro (al momento la cifra esatta è di 1.371.710), da destinare alla famiglia dell’agente.
La descrizione della campagna recita “Sostegno alla famiglia del poliziotto di Nanterre, Florian. M che ha fatto il suo lavoro e ora sta pagando un caro prezzo”, scritta da Jean Messiha, personaggio di estrema destra molto noto in Francia vicino a Eric Zemmour. La stessa prima ministra francese, Elisabeth Borne, è intervenuta sul caso: “Non rappresenta un contributo al ritorno della calma”.
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Oltre alla tragica morte di Nahel, a far scoppiare la bomba di proteste in Francia è stata proprio la diffusione del video che contesta la dichiarazione degli agenti. Una miccia che è esplosa in tantissime città, come Rennes, Nizza, Marsiglia, Lione e Parigi. A esplodere però ci sono soprattutto le banlieue, le periferie urbane.
Ad essere saccheggiati, e in alcuni casi anche incendiati, ci sono municipi, biblioteche, negozi e auto. Le proteste sono entrate nel vivo nei giorni scorsi, con danni, arresti e feriti (e in alcuni casi anche morti), per poi leggermente affievolirsi nei primi di luglio.
Resta eclatante il caso che ha coinvolto il sindaco di Hay-les-Roses, Vincent Jeanbrun, cittadina poco a sud di Parigi. Nella notte tra sabato e domenica la sua abitazione è stata presa d’assalto da un gruppo di manifestanti mentre il primo cittadino si trovava in municipio.
In base a quanto ricostruisce il Post, nella casa si trovavano la moglie Melanie Nowak e le due figlie di 5 e 7 anni che hanno cercato di scappare: Nowak si è rotta una gamba, mentre una delle figlie è rimasta ferita. Nel mentre, i manifestanti tentavato di sfondare la recinzione e lanciavano fuochi d’artificio e petardi contro la famiglia del sindaco. È stata aperta un’indagine per tentato omicidio, ma non ci sono stati arresti.
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Nelle ultime ore non sembrano esser state registrate i livelli di protesta degli ultimi giorni, ma qualche sporadico scontro tra manifestanti e polizia resta nelle periferie di Parigi, a Lione e Marsiglia.
Ora c’è da fare la conta del disastro. Come riporta RaiNews, il Medef ha stimato che ci sono oltre un miliardo di euro di danni per le imprese vittime delle violenze urbane. Invece 20 milioni di euro sono i danni registrati dal trasporto pubblico della regione di Parigi, secondo la stima dell’Ile-de-France Mobilite’s.
Anche le statistiche su morti, feriti e arresti si aggiornano di ora in ora, ma è ancora difficile fare una stima generale. Ad esempio, nella notte tra il 2 e il 3 luglio un vigile del Fuoco di Parigi di 24 anni è morto mentre cercava di domare un incendio di diversi veicoli in un parcheggio sotterraneo a Saint-Denis. Invece lo scorso 30 giugno un ventenne manifestante francese è morto dopo essere precipitato dal tetto di un supermercato a Petit-Quevilly. Secondo quanto riferisce il ministro dell’Interno, Gerald Darmanin, l’età media dei manifestanti è di 17 anni, per la maggior parte provenienti dai quartieri popolari.
A tutto ciò, le autorità hanno risposto aumentato considerevolmente il numero degli agenti impiegati per placare le proteste. A mobilitarsi però ci sono anche gruppi xenofobi e neonazisti. Ad esempio, Le Parisien ha segnalato la presenza di bande di estrema destra tra Lione, lorient, Marsiglia e Chambéry, mentre minacciano i manifestanti, al grido di “Siamo a casa. Francia ai francesi”. Addirittura starebbero organizzando ronde per i quartieri, con tanto di saluto romano e mazze da baseball.
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Ultima modifica: 04/07/2023