Da diverso tempo sta preoccupando la diffusione di un’epatite acuta di origine sconosciuta nei bambini, cioè che non sarebbe ascrivibile a quelle note (A,B,C,D ed E). Finora infatti non è stata scoperta la causa principale della diffusione di questa forma della malattia in età pediatrica, i cui i casi sono lentamente in aumento in alcuni Paesi del mondo. Cerchiamo di capire cosa sappiamo e quali sono invece le informazioni ancora da verificare.
Che cos’è l’epatite?
L’epatite è un’infiammazione del fegato ed è classificata in due modi: infettiva e non infettiva. Grazie a questa categorizzazione, è possibile conoscere l’origine della malattia. Nel caso di un’epatite infettiva, la causa è deputata appunto a un’infezione, generalmente all’Hepatitis virus (HV), sulla quale sono stati individuati diversi virus, tutti responsabili di una specifica forma di epatite: HAV (Epatite A), HBV (Epatite B), HVC (Epatite E), HDV (Epatite D), HEV (Epatite E).
L’HV non è l’unico virus che può causare l’epatite infettiva, ma possiamo trovare anche il citomegalovirus, l’epstein barr (tra le altre cose, responsabile della mononucleosi) e il virus dell’herpes zoster. Questi virus però causano rare forme di epatite e colpiscono principalmente pazienti con un sistema immunitario molto debole, cioè gli immunodepressi.
Per quanto concerne le epatite non infettive, le cause sono da riscontrare in fattori metabolici, patologie autoimmuni, assunzione di specifici farmaci, ingestione di sostanze tossiche e intossicazioni alimentari. Tra i sintomi dell’epatite, troviamo:
- urina scusa;
- feci di colore grigio;
- stanchezza e debolezza, anche cronica;
- nausea e vomito;
- dolore addominale;
- perdita di appetito;
- dolori muscolari e articolari;
- febbre;
- ittero (pelle e occhi di colore giallastro);
- pelle pruriginosa.
Dove sono stati registrati i primi casi di epatite acuta sconosciuta nei bambini?
L’origine geografica precisa resta ancora ignota, tuttavia i primi casi di questa misteriosa epatite acuta nei bambini sono stati registrati nel Regno Unito. In base ai dati forniti dal governo locale, è possibile ricostruire la cronistoria delle segnalazioni.
Il 6 aprile 2022 il Regno Unito ha diramato una nota in cui parlava di epatite non comune, la cui causa non era di responsabilità di nessuno dei virus finora legati all’epatite stessa e che stava colpendo principalmente i bambini con meno di 10 anni d’età. Circa una settimana dopo, il 12 aprile, sono stati riscontranti 74 casi (49 in Inghilterra, 13 in Scozia e il resto in Galles e Irlanda del Nord).
Poco tempo dopo, il 21 aprile, un nuovo aggiornamento del comunicato ha parlato di epatite “a insorgenza improvvisa” nei bambini di età pari o inferiore ai 10 anni, confermando ancora la causa sconosciuta. Inoltre, sono stati registrati altri 34 casi, per un totale di 108, tutti raccolti tra l’inizio di gennaio 2022 e il 12 aprile 2022: tra questi, ben 8 bambini sono stati costretti a un trapianto di fegato.
Il 25 aprile sono stati individuati altri 3 casi, per un totale di 111 (81 in Inghilterra, 14 in Scozia, 11 in Galles e 5 nell’Irlanda del Nord): il numero di bambini a cui è stato necessario un intervento di trapianto al fegato è salito a 10, e non è stato registrato alcun morto. Tuttavia gli esperti hanno iniziato a indagare anche su “un piccolo numero di bambini di età superiore ai 10 anni”.
Grazie a queste analisi, gli inglesi hanno potuto stimare che questa sconosciuta epatite acuta colpisce prevalentemente bambini di età inferiore ai 5 anni e i principali sintomi vanno dal comune raffreddore, all’ittero e alla malattia gastroenterite (diarrea e nausea). Una sintomatologia che è stata evidenziata anche in Scozia, dove la revisione clinica ha notato vomito, ittero e “livelli eccezionalmente elevati” di alanina aminotransferasi (ALT), con transaminasi superiori a 2mila unita per litro (il valore normale è tra 10 e 40 UI/L).
Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha spalmato l’indagine in tutto il mondo, ha notato gli stessi segni: epatite acuta con enzimi epatici “notevolmente elevati” (aspartato transaminasi, cioè AST, o alanina aminotransaminasi, cioè ALT, maggiore di 500 UI/L), sintomi gastrointestinali (dolore addominale, diarrea e vomito) e ittero. Nella maggior parte dei casi non è stata segnalata febbre, ma anche qui le cause non sono imputate al virus HV.
Inoltre, il 23 aprile 2022 l’OMS ha segnalato almeno 169 casi di epatite acuta di origine sconosciuta in 11 paesi: Regno Unito (114), Spagna (13), Israele (12), Stati Uniti d’America (9), Danimarca (6), Irlanda (< 5), Paesi Bassi (4), Italia (4), Norvegia (2), Francia (2), Romania (1) e Belgio (1). I bambini nel mondo colpiti da questa patologia hanno un’età compresa tra il primo mese di vita e i 16 anni, e circa il 10% del totale (17 bambini) ha richiesto un trapianto di fegato. È stato segnalato anche un decesso.
In base alla raccomandazione della sanità inglese, personificata dalle parole della dott.ssa Meera Chand, direttrice delle infezioni cliniche ed emergenti presso l’UKHSA (UK Heath Security Agency), i bambini “che manifestano i sintomi di un’infezione gastrointestinale, inclusi vomito e diarrea, dovrebbero rimanere a casa e non tornare a scuola o all’asilo fino a 48 ore dopo la scomparsa dei sintomi”.
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Cause della sconosciuta epatite acuta nei bambini: quali sono le ipotesi?
Essendo una patologia di origine sconosciuta e non ascrivibile alle cause finora note, gli esperti non sanno quale sia l’origine di questa epatite acuta in età pediatrica. Tuttavia stanno circolando diverse supposizioni, tra cui la nascita di un nuovo virus o l’esistenza di uno non ancora rilevato.
Finora però non è stata trovata la risposta, anche perché, come sottolineano i dati provenienti dalla Scozia, i primi casi registrati sono “generalmente sani”. In pratica, nessuno dei bambini ha mostrato una storia clinica svantaggiosa: per fare un esempio, non è stata riscontrata nessuna immunodeficienza, poiché i pazienti sono in buona salute. Per questo motivo un’altra congettura è rivolta a un’esposizione tossica a cibi, bevande o giocattoli. Al momento però non sono stati identificati esposizioni comuni tra i casi.
Infine c’è anche da tenere in considerazione che una causa infettiva può basarsi “sulle caratteristiche cliniche ed epidemiologiche dei casi oggetti di indagine”, come sottolineato dall’European Centre for Disease Prevention and Control (ECDC). Nonostante ciò, ci sono alcune ipotesi che circolano più di altre.
L’adenovirus è responsabile dell’epatite sconosciuta?
L’ipotesi secondo cui l’adenovirus sarebbe il principale responsabile della misteriosa epatite acuta nei bambini si basa su alcuni dati inglesi. Di fatto, al 25 aprile 2022, “l’adenovirus è stato l’agente patogeno più comune rilevato in 40 dei 53 (75%) casi confermati testati”. Pochi giorni prima, il 21 aprile, era il 77%. Purtroppo però si tratta di una supposizione non condivisa dagli esperti per diversi motivi.
Sempre secondo gli inglesi, l’adenovirus non potrebbe essere il principale responsabile poiché “non è normale vedere questo modello di malattia da adenovirus“. In effetti gli adenovirus causano patologie lievi e, nella maggior parte dei casi, i pazienti guariscono senza ulteriori complicazioni.
I sintomi registrati sono raffreddore, vomito e diarrea, in genere non causano l’epatite e la loro diffusione avviene da persona a persona attraverso le vie respiratorie e le superfici contaminate. Insomma, la sua natura non sembra suggerire che sia alla base di questa misteriosa patologia, sebbene nel Regno Unito stanno valutando “se c’è stato un cambiamento nel genoma dell’adenovirus“.
Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità è critica riguardo questa ipotesi. Secondo i dati da loro diffusi, ben 74 bambini sono risultati positivi all’adenovirus, di cui 18 al tipo F41, che non è mai stato collegato come causa principale di epatite. Perciò, sempre secondo l’OMS, “questo potrebbe rappresentare l’identificazione di un raro esito esistente che si verifica a livelli non rilevati in precedenza che ora viene riconosciuto a causa dell’aumento dei test“.
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Covid, vaccino e lockdown: la pandemia ha generato la nuova epatite?
La recente epidemia di epatite potrebbe essere generata dal nuovo Coronavirus, o esserne una conseguenza. Si tratta di un’altra ipotesi che gli esperti non sentono di escludere, ed ancora in corso di verifica.
In base alle testimonianze scozzesi infatti, si pensa che l’aumento della gravità del Covid a seguito dell’infezione da Omicron BA.2 (la variante più diffusa nella regione) o da una variante del Coronavirus non ancora nota, abbia dato vita a questa forma di epatite. Oltretutto i dati inglesi hanno notato che il 16% dei casi registrati tra gennaio e aprile 2022 era positivo anche al Sars-CoV-2, sebbene l’indagine sia stata condotta durante una larga diffusione del virus, e quindi è considerata una percentuale non inaspettata.
Sempre in campo Covid, c’è chi addirittura ha puntato il dito contro i vaccini a base adenovirus. Un’ipotesi crollata sul nascere per due motivi: i casi registrati nel Regno Unito non sono vaccinati contro il Covid; nei vaccini di questo tipo (Janssen e Astrazeneca) è contenuto un adenovirus modificato, cioè incapace di replicarsi ma in grado di trasportare solamente l’informazione sulla proteina Spike alle nostre cellule. Anche il nostro Istituto Superiore di Sanità ha sottolineato che “non ci sono elementi che suggeriscano una connessione tra la malattia e la vaccinazione, e anzi diverse considerazioni porterebbero ad escluderla”.
Infine, c’è chi sta analizzando gli effetti del lockdown. In base alle statistiche scozzesi, dove la circolazione dell’epatite è stagionale, con picchi tra febbraio e aprile, nel marzo 2022 ci sarebbero stati degli aumenti importanti di epatite, però a livelli pre-pandemia. Significa che nei primi due anni di pandemia, causa lockdown, il virus dell’epatite avrebbe circolato meno, per poi tornare con forza ora che la socialità è tornata gradualmente a pieno regime.
Insomma, la bassa circolazione a lungo tempo avrebbe potuto generare un nuovo adenovirus, con tanto di coinfezione con Sars-CoV-2. Una supposizione ancora da verificare, visto che al momento l’OMS ha segnalato 12 casi di coinfezione in tutto il mondo, ma senza una prova tangibile di quale legame.
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Qual è la situazione in Italia?
In base a una recente circolare del Ministero della Salute, in Italia sono state fatte 11 segnalazioni suddivise tra Abruzzo, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Sicilia, Toscana e Veneto. Per quanto riguarda le altre regioni invece (Campania, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta, Calabria, Puglia), non ci sono segnalazioni. Parliamo quindi di “casi sporadici sparsi sul territorio nazionale“, e dunque per ora non devono farci preoccupare. In particolare abbiamo:
- 1 paziente non rientra nella definizione di caso (ricoverato prima del gennaio 2022);
- 2 casi sono in corso di valutazione per possibili ulteriori cause eziologiche;
- 4 casi sono definibili come “sospetti” (gli esami sono al momento in corso o non definiti);
- 2 casi definiti come “possibili” (età superiore ai 10 anni), uno dei quali sottoposto a trapianto epatico;
- 2 casi “confermati”.
Intanto però è stata avviata una rete di sorveglianza dei pediatri di famiglia con l’obiettivo di registrare eventuali casi della sconosciuta epatite acuta in età pediatrica. “La loro rete di prossimità è fondamentale per tutelare la salute dei più piccoli e assistere le loro famiglie – ha scritto su Facebook il ministro della Salute Roberto Speranza -. In questi giorni sono impegnati anche a monitorare eventuali casi di epatite acuta dei bimbi. L’Italia può contare in ogni momento sulla loro passione e sulla loro grande professionalità”.