Il Padova del rugby in carrozzina continua a macinare vittorie e trofei, ma qualcosa sta cambiando. E lo dimostrano i risultati
È opportuno dirlo: il Padova del rugby in carrozzina continua a dominare, e non sembra intenzionata a cedere il passo agli avversari. Un commento di facile lettura all’indomani della conquista della quarta Coppa Italia ai danni della Polisportiva Milanese, che comunque sta riducendo il gap, visto che la finale si è conclusa 49 a 36 per la compagine veneta.
Ed è proprio nella loro città, a Padova, che i veneti si sono aggiudicati l’ennesimo trofeo della loro storia. Tra il 6 e il 7 maggio infatti sono andate in scena le fasi finale del secondo trofeo stagionale del rugby in carrozzina, che ha visto trionfare appunto i padroni di casa – dopo aver già ottenuto la Supercoppa Italiana. Di seguito, i risultati del weekend:
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Nonostante l’ennesima vittoria, per il rugby in carrozzina potrebbe aprirsi una nuova stagione: i tempi non si conoscono, ma è chiaro che qualcosa sta leggermente cambiando. A dimostrarlo sono i vari risultati emersi dal torneo: Padova continua a primeggiare, ma il distacco tecnico con le altre squadre sta diminuendo.
“I ragazzi stanno ‘invecchiando’ – ammise in una nostra intervista il coach del Padova, Franco Tessari -. Siamo la squadra più esperta e non c’è abbastanza ricambio: chi ha iniziato non è più venuto, per chi non è facile continuare, ci sono stati diversi infortuni… E quindi il gap si sta riducendo. Serve trovare nuove leve e dare il ricambio a questi atleti esperti. Poi ovviamente c’è anche la maggiore capacità di allenarsi delle altre squadre: i ragazzi maturano e quindi si riduce il gap”.
Un ricambio strutturale e strategico, che però attualmente sembra di difficile applicazione. “Nel rugby in carrozzina il tipo di disabilità è grave: tetraplegie, paresi spastiche… Molto spesso la maggior parte di questi ragazzi arriva da infortuni, incidenti o situazioni gravi, non è facile coinvolgerli, ma anche trovarli: sono molto protetti dalle famiglie, c’è molta difficoltà a uscire dalla situazione di conforto che trovano dopo aver avuto un trauma grave e mesi in ospedale. In più c’è poca promozione e anche un problema economico legato alla necessità di carrozzine molto costose, il personale che segue i ragazzi, lo staff adeguato, il meccanico… Non è così facile aumentare il numero dei partecipanti”.
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Ultima modifica: 08/05/2023