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C’è il rischio di una Terza Guerra Mondiale? Quali sono gli scenari

Redazione:

Non sono bastate le varie crisi economiche internazionali e una pandemia da Covid per agognare serenità, ma adesso paventiamo il rischio di una Terza Guerra Mondiale. In un mondo sempre più martoriato dall’incertezza per il futuro, a complicare il quadro esistenziale del genere umano ci sono le crisi belliche, che ormai sono sempre più internazionali.

L’ultima, in ordine di cronaca, riguarda l’escalation delle tensioni tra Israele e Iran nel Libano. La situazione sembra ormai destinata a scoppiare in un incendio difficile da spegnere, e ciò comporta una paura generalizzata sulla difesa degli equilibri geopolitici globali, alimentata da una Guerra in Ucraina che non accenna a fermarsi. Cosa dobbiamo aspettarci?

Rischio Terza Guerra Mondiale: cosa succede tra Israele, Libano e Iran

La pressione in Medio Oriente è alle stelle, ed è fonte di preoccupazione per il rischio di una Terza Guerra Mondiale. Come mai? Grazie alla ricostruzione di Geopop, identifichiamo le precise (e recenti) cause.

Da una parte la morte di Nasrallah, leader dell’organizzazione politico-militare Hezbollah che governa informalmente il sud del Libano, avvenuta venerdì 27 settembre 2024 dopo un raid aereo di Israele a Beirut; dall’altra le sortite di terra nella notte tra il 30 settembre e il 1° ottobre ad opera di Israele nella parte meridionale del Libano.

Quali sono le conseguenze? La morte di Nasrallah comporta un indebolimento nell’asset interno di Hezbollah, mentre la mossa di Israele ha scatenato la risposta iraniana, paventata da tempo.

Come segnala l’Ansa, citando Ynet, il 1° ottobre 2024 l’Iran avrebbe lanciato più di 200 missili balistici contro Israele, in risposta “all’assassinio del capo di Hezbollah Hassan Nasrallah e di un comandante di alto rango della forza Quds, Abbas Nilforoushan, da parte di Israele”, si legge in una nota della Guardie della Rivoluzione iraniane.

Successivamente Teheran ha aggiunto: “Una risposta di Israele provocherà una reazione devastante”, dichiarando anche lo stato di guerra. Di tutta risposta, Israele, attraverso le parole del suo premier Benyamin Netanyahu, ha detto che “l’Iran ha fatto un grosso errore stasera e ne pagherà le conseguenze”.

Questo scenario (già critico di suo) potrebbe chiamare in causa paesi ben più grandi, come gli Stati Uniti d’America, la Russia e la Cina. E il timore è già alle porte, visto che gli USA hanno dichiarato, attraverso il portavoce del Pentagono Pat Ryder in un briefing con i reporter, che risponderanno “adeguatamente a qualsiasi attacco iraniano a truppe o asset americani”.

Ciò porterebbe quindi la Russia a scendere in campo in difesa dell’Iran, mentre gli Stati Uniti sarebbero alleati di Israele. E questo comporterebbe un deterioramento nei rapporti, già precari tra le due nazioni a causa della Guerra in Ucraina. E infine c’è la Cina, che negli ultimi anni ha intrecciato interessi economici all’interno del Medio Oriente.

Perché si teme lo scoppio della Terza Guerra Mondiale?

In una nostra recente raccolta di analisi, abbiamo sottolineato come il timore dello scoppio della Terza Guerra Mondiale sia concreto e reale. A partire dalla caduta delle Torri Gemelle nel 2001, per arrivare voi all’attuale situazione geopolitica in Medio Oriente, la percezione mondiale è di una crisi negativa inarrestabile.

Si parla di un vero e proprio scontro di civiltà, molto probabilmente influenzato da un’insoddisfazione generale dell’attuale ordine internazionale da parte di Russia e Cina e dalla debolezza e dal lassismo delle democrazie occidentali. Tuttavia non basta questo a spiegare l’intricata situazione geopolitica internazionale.

Ad esempio, c’è chi punta il dito contro l’operato delle Nazioni Unite, giudicato fallimentare, e non in grado di rispecchiare il ruolo di mediatore atto a evitare conflitti su vasta scala.

C’è il serio rischio di una Terza Guerra Mondiale?

Probabilmente il rischio di una Terza Guerra Mondiale è alimentato dalle nostre paure, ma è ipotizzabile assistere in futuro a conflitti più grandi. A dirlo è il Global peace index 2024, pubblicato a giugno 2024 dall’Institute for Economics & Peace, che ha evidenziato un calo nel livello medio di pace al mondo, un dato sceso allo 0,56%: è la dodicesima volta che accade negli ultimi 16 anni.

Attualmente nel mondo esistono 56 conflitti, il numero più alto mai registrato dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, segno che comunque una pace vera e propria non esiste, ma il rischio di una degenerazione delle guerre è dietro l’angolo

Per studiare l’effettivo stato di salute della pace in relazione ai paesi, la ricerca ha coinvolto tre ambiti: livello di sicurezza e protezione sociale, portata dei conflitti interni e internazionali, grado di militarizzazione. A oggi, l’Islanda è il Paese più pacifico, mentre lo Yemen è in ultima posizione.

Dalla seconda posizione in poi troviamo Irlanda, Austria, Nuova Zelanda e Singapore. L’Italia è al 33esimo posto, superando Inghilterra, Svezia e Grecia. In fondo troviamo Sudan, Sud Sudan, Afghanistan e Ucraina, prima appunto dello Yemen. In linea continentale, l’Europa è la regione più pacifica del mondo, mentre il Medio Oriente e il Nord Africa le regioni meno pacifiche.

Sostanzialmente però, c’è un peggioramento delle condizioni di pace, per lo meno in 97 su 163 paesi; sono solo 65 ad aver registrato un miglioramento. La natura dei conflitti invece è sempre più internazionale e “il numero crescente di conflitti minori aumenta la probabilità che si verifichino conflitti più grandi in futuro”, si legge nel Rapporto.

E come si può arrivare a una pace duratura? Sostenendo “la pace positiva“, caratterizzata dall’insieme “degli atteggiamenti, delle istituzioni e delle strutture che creano e sostengono società pacifiche”.

Leggi anche: Danni psicologici della guerra in Ucraina: quali conseguenze?

situazione pace rischio terza guerra mondiale
Global peace index 2024
Angelo Andrea Vegliante
Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.

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