Il Decreto Anziani introduce diversi punti imputanti per la Riforma del Caregiver Familiare. Scopriamo cosa prevede e cosa succede
Oltre all’introduzione di un bonus da 850 euro per l’assistenza alle persone anziane non autosufficienti, il Decreto Anziani (d.lgs. n. 29 del 15 marzo 2024) ha dedicato uno spazio anche ai caregiver familiari, puntando a garantire maggiori tutele e diritti. In questo articolo scopriamo chi sono e cosa dice il decreto.
In Italia i caregiver familiari sono una categoria poco riconosciuta a livello legislativo. Attualmente esiste la legge Legge di Bilancio 2018 che disciplina la descrizione tecnica di questa figura, definendola come una persona che assiste e si prende cura del coniuge, dell’altra persona unita con unione civile o del convivente, ai sensi della Legge Bignami.
Nel dettaglio, il caregiver familiare non può essere associato a una figura medica, in quanto la sua occupazione è prendersi cura e assistenza della persona malata o con una grave disabilità: in linea generale, aiuta il/la diretto/a interessato/a a lavarsi, mangiare, vestirsi, gestione amministrativa di bollette e affitto, assistenza medica di base, assunzione di farmaci e via discorrendo.
Attualmente però non è considerato un lavoro a tutti gli effetti, per questo molte persone non solo rischiano di perdere anni di contributi, ma incontrano numerose difficoltà per poter accedere anni dopo nel mondo del lavoro.
Come se non bastasse, senza una normativa chiara risulta anche complesso mappare il numero esatto di caregiver familiari praticanti in italiana. Secondo cargiverfamiliare.it, la maggioranza sarebbe formata da donne (74%), le quali tra l’altro secondo l’Istituto Superiore di Sanità subiscono un livello di stress elevato maggiore rispetto agli uomini: il 34% contro il 14%.
L’articolo 39 del Decreto Anziani è dedicato interamente al caregiver familiare, per il quale viene riconosciuto il valore “sociale ed economico” per la cura non professionale e non retribuita prestata nel contesto familiare.
Al comma 3 inoltre viene stabilito che le attività del caregiver familiare sono definite in una sezione del PAI (Piano Assistenziale Individualizzato), mentre il comma 4 parla della possibilità di partecipare alla valutazione multidimensionale unificata della persona anziana non autosufficiente e all’elaborazione del PAI stesso, individuando anche il budget per la cura e l’assistenza.
Sarà poi compito delle Regioni individuare le modalità di riordino e unificazione, le attività e i compiti svolti dalle unità di valutazione multidimensionali unificate operanti per l’individuazione delle misure di sostegno e di sollievo ai caregiver.
Inoltre il comma 6 introduce la possibilità, previo consenso della persona assistita, per il caregiver di ricevere informazioni sensibili sulle problematiche della persona assistita, sui bisogni assistenziali, sulle cure necessarie, sui criteri di accesso alle prestazioni sociali, sociosanitarie e sanitarie e sulle opportunità disponibili sul territorio assistenziali per la cura.
In aggiunta al comma 8 al caregiver può essere riconosciuta la formazione e l’attività svolta ai fini dell’accesso ai corsi di misure compensative previsti nell’ambito del sistema di formazione regionale e finalizzati al conseguimento della qualifica professionale di operatore socio sanitario.
Leggi anche: Stress del caregiver: che cos’è, come gestirlo e come superarlo
Ultima modifica: 21/03/2024