Cosa succederà tra luglio e settembre? Quando tornerà tutto alla normalità? Cos'ha detto il ministro Manfredi?
Sul fronte lezioni ed esami, la riapertura delle Università si fa sempre più vicina, ma ancora non ci sono delle linee guida ufficiali su come si potrà tornare nelle aule in sicurezza.
Di fatto, per ora circolano solo delle ipotesi, come ha dichiarato in questi giorni il ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi. Facciamo ordine su ciò che finora sappiamo.
Tecnicamente parlando, la Fase 2 dell’Università è già cominciata lo scorso 4 maggio con il noto Dpcm e, come riporta il Corriere della Sera, durerà fino al prossimo 31 luglio. La Fase 3? Molto probabilmente, inizierà a fine gennaio 2021, ma non si tratta di una data certa per il totale recupero della normalità, in quanto non conosciamo come si comporta il nuovo Coronavirus e cosa potrebbe accadere nei prossimi anni.
Al momento, gli Atenei sono aperti per la presenza in laboratorio e in biblioteca, ma solo su prenotazione. Inoltre, ogni università ha deciso autonomamente come scaglionare la propria ripartenza (sempre rispettando le disposizioni statali).
Dunque, cosa dobbiamo aspettarci da oggi fino alla fine di luglio? Che qualcosa cambierà su tre fronti: esami universitari, test di ammissione ed esami abilitanti alla professione.
A rispondere a questa domanda è stato lo stesso ministro dell’Università. Intervenuto il 20 maggio scorso all’Huffigton Post, Manfredi ha spiegato che gli esami universitari a luglio continueranno a essere svolti a distanza, quindi online, ma con una maggiore attenzione alla digital divide emersa durante i mesi di quarantena.
Sulla questione, inoltre, circola una grande preoccupazione: alcune università, infatti, vorrebbero annullare l’esame se allo studente cade la connessione. Per il ministro Manfredi, “ci vuole flessibilità: gli studenti hanno ragione, non si può rischiare una bocciatura se la rete non tiene”. Anche per questo motivo, “il ministero ha destinato un budget di 20 milioni al contrasto del divario digitale”.
Tutto ciò, però, necessità di un lavoro di squadra: “Da un lato le università non devono essere troppo severe, imponendo strumenti eccessivamente invasivi; dall’altro ci vuole serietà da parte degli studenti, perché un esame serio è nell’interesse di tutti”.
E, proprio sul tema dell’invasione della privacy, Manfredi suggerisce che “una webcam deve poter bastare” a uno studente. “Dal monitoraggio che abbiamo fatto, sugli esami orali non sono emersi grandissimi problemi: tutto si è svolto in maniera abbastanza regolare. Sugli scritti invece ci sono stati più problemi perché sono state utilizzate piattaforme di vario tipo, che in alcuni casi sono invasive rispetto alla sfera dello studente”.
Invece, cosa sappiamo sui test di ammissione per chi si iscrive all’Università? Manfredi ha parlato “per i test a livello nazionale, che dipendono dalla competenza del ministero. Il test di Medicina si farà in presenza. Stiamo lavorando dal punto di vista logistico per avere più sedi in cui effettuare il test e fare in modo che ogni candidato possa svolgerlo nella propria provincia, senza doversi spostare in maniera significativa. Questo per garantire una maggiore sicurezza dal punto di vista sanitario”.
Un altro argomento cruciale legato alla riapertura dell’Università è l’abilitazione alla professione con il conseguimento della laurea. Anche qui, è intervenuto lo stesso Manfredi, come riporta il Corriere della Sera: “L’esame di Stato per l’accesso alle professioni è previsto dalla Costituzione e quindi non si può abolire”.
Ma per qualcuno la situazione potrebbe cambiare: “Dopo aver cominciato con Medicina stiamo cercando di trasformare le lauree in lauree abilitanti in maniera tale che l’esame di laurea sia contemporaneamente un esame di Stato per l’accesso alla professione. Pensiamo a Odontoiatria, Farmacia e Veterinaria che già prevedono nel loro ordinamento molti tirocini. Presenterò questo disegno di legge nelle prossime settimane in Parlamento ma mi auguro che dal prossimo anno sia una realtà”.
A luglio bisognerà anche capire in quale misura andranno pagate le tasse universitarie. In un mondo dove la vita è stata completamente riqualificata da un nuovo virus, è indispensabile ripensare anche a come calcolare il redditto di uno studente.
Sulla questione, è intervenuto diverse ore fa a SkyTg 24 lo stesso Manfredi: “Interverremo sulle tasse universitarie, fino a 20 mila euro di Isee non si pagheranno, mentre dai 20 mila ai 30 mila ci saranno sconti e interventi specifici per quelle famiglie che hanno subito un calo improvviso nel reddito. Abbiamo incrementato anche il fondo delle borse di studio per un allargamento dell’accesso e dei bonus per il digital divide”.
In previsione dell’anno universitario 2020/2021, invece, l’ottimismo regna sovrano. In particolare, sempre a SkyTg24, il ministro ha confermato che da settembre si ripartirà con le lezioni in presenza, alternate però a una didattica a distanza, così da evitare il sovraffollamento nelle aule e garantire il diritto allo studio anche agli studenti stranieri e ai fuori sede.
Infine, si è parlato molto del possibile utilizzo del plexiglass nelle aule universitarie, argomento centrale nelle scuole. Per Manfredi, tuttavia, il loro uso non sarà necessario negli ambienti universitari: “Non ci stiamo pensando. Pensiamo invece all’allungamento dell’orario per le lezioni e a un maggior numero di aule. Ci sarà dunque una diversa organizzazione”.
Ultima modifica: 08/06/2020