Il milione e 239mila e 423 firme raccolte con il Referendum per l’Eutanasia Legale è stato consegnato nella mattinata di venerdì 8 ottobre 2021 in Corte di Cassazione, a Roma. La prima tappa di uno dei quesiti referendari più chiacchierati (insieme a quello sulla cannabis) ha superato la prova popolare. Ora starà alle istituzioni recepire il volere dei cittadini, ma la strada è ancora molto lunga (come vi spieghiamo qui).
La consegna in Cassazione delle numerose firme raccolte durante la scorsa estate è stata accompagnata da una manifestazione indetta dall’Associazione Luca Coscioni. Il messaggio delle persone presenti è stato abbastanza chiaro: si chiede la libertà di scelta.
“Sicuramente pensavamo di potercela fare con le 500mila firme – ammette Marco Cappato ad Ability Channel -, ma qui ce ne sono un milione e 230mila”. Un numero in realtà sottostimato, come poi ha fatto sapere Matteo Mainardi sui social: “Il numero che abbiamo dato in piazza era al ribasso. Rifacendo i conti in Aula S. Giallombardo, stiamo depositando 1.239.423 firme”.
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Il successo di questa campagna referendaria, secondo Cappato, “è conseguenza del fatto che le persone hanno vissuto questo tema, lo conoscono in famiglia senza bisogno che glielo spieghi il capopartito o il talk show serale”. Anche Mina Welby, moglie di Piergiorgio Welby, ad Ability Channel si è unita al coro: “Essere arrivati a questo punto è una grande speranza per moltissime persone. Con tutto quello che abbiamo possiamo diventare più forti e fare sì che il mondo intorno a noi abbia anche un vantaggio da parte nostra”.
Presente alla manifestazione anche il fondatore del Popolo della Famiglia Mario Adinolfi, che ha pubblicamente contestato il Referendum sull’Eutanasia Legale: “È un imbroglio, la Corte Costituzionale non potrà mai dare il via libera, aprirebbe una vacatio legis immensa”.
Il sito ufficiale del comitato promotore riporta la domanda referendaria: “Volete voi che sia abrogato l’art. 579 del codice penale (omicidio del consenziente) approvato con regio decreto 19 ottobre 1930, n. 1398, comma 1 limitatamente alle seguenti parole «la reclusione da sei a quindici anni.»; comma 2 integralmente; comma 3 limitatamente alle seguenti parole «Si applicano»?”.
Siamo quindi di fronte a un referendum parzialmente abrogativo, che in caso di approvazione da parte dei cittadini cambierebbe la norma così: “Chiunque cagiona la morte di un uomo, col consenso di lui, è punito con la reclusione da sei a quindici anni. Non si applicano le aggravanti indicate nell’articolo 61. Si applicano le disposizioni relative all’omicidio [575-577] se il fatto è commesso:
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Ultima modifica: 01/12/2021