A seguito della crisi economica innescata dalla pandemia da Coronavirus e dalla guerra in Ucraina, diversi temi di stampo socio-economico sono stati sollevati dall’opinione pubblicata italiana, come il salario minimo e il reddito di base universale europeo. Due misure che appaiono come soluzioni eterogenee e fondamentali contro l’aumento della forbice sociale tra ricchi e poveri, e soprattutto per combattere la precarietà e lo sfruttamento lavorativo.
Al momento il contesto italiano è ancora agli albori di certi discorsi, tuttavia con la campagna elettorale in fermento (qui la nostra guida con le proposte dei candidati sulla disabilità), viste le elezioni anticipate previste per il 25 settembre 2022, è opportuno chiarire una volta per tutta cosa si intende per reddito di base universale e perché se ne parla tanto nel contenente europeo.
Che cos’è il reddito di base universale europeo?
Per rispondere a questa domanda, bisogna osservare cosa dice l’iniziativa “Avvio dei redditi di base incondizionati per tutta l’Europa“, i cui sostenitori definiscono il reddito di base universale europeo – o meglio, il reddito di base incondizionato – in 4 punti:
- universale, in quanto versa a tutti senza una specifica valutazione sulle risorse individuali, non è soggetto a limiti di reddito, risparmio o patrimonio e qualsiasi persona può riceverlo, indipendentemente da età, ceto, cittadinanza, luogo di residenza, professione e altro.
- individuale, poiché deve essere indipendente dallo stato civile, dalle forme di convivenza o dalla configurazione familiare, così come dal reddito e dal patrimonio. Così facendo, si garantirebbe l’autonomia e la privacy dell’individuo;
- incondizionato, in quanto non dipeso da alcuna condizione preliminare per accedervi, a fronte dell’unico obbligo di svolgere un’attività lavorativa retribuita, di dimostra volontà di lavorare o di svolgere un lavoro socialmente utile;
- sufficiente, cioè l’importo del reddito di base universale europeo deve consentire un tenore di vita dignitosi, in linea con le norme sociali e culturali del paese interessato. Secondo i sostenitori, l’importo dovrebbe essere almeno superiore alla soglia di povertà calcolata dall’Unione Europea, e dunque il 60% del reddito medio netto. Nei casi in cui il paese nel quale si applica tale disciplina presenta redditi medi molto basi, bisognerebbe calcolare la misura in relazione a un altro elemento, come il paniere di beni e servizi.
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Reddito di base universale europeo: Italia capofila tra i sostenitori
La raccolta firme di questa iniziativa volta a introdurre il reddito di base europeo è iniziata il 25 settembre 2022 e si è conclusa il 25 giugno 2022. Purtroppo però il 20 luglio 2022 è stato comunicato che le firme raccolte non sono sufficienti (296.365). Nonostante questo risultato però, l’Italia è stato uno dei maggiori sostenitori di questa iniziativa, seconda solo a Slovenia e Spagna e sopra la Germania, come dimostrano le seguenti percentuali:
Paese | Dichiarazioni di sostegno | Soglia | Percentuale |
Austria | 3.817 | 13.395 | 28,50% |
Belgio | 2.188 | 14.805 | 14,78% |
Bulgaria | 5.375 | 11.985 | 44,85% |
Cipro | 238 | 4.230 | 5,63% |
Croazia | 1.234 | 8.460 | 14,59% |
Repubblica Ceca | 719 | 14.805 | 4,86% |
Danimarca | 1.290 | 9.870 | 13,07% |
Estonia | 2.952 | 4.935 | 59,82% |
Finlandia | 2.805 | 9.870 | 28,42% |
Francia | 13.532 | 55.695 | 24,30% |
Germania | 70.417 | 67.680 | 104,04% |
Grecia | 10.147 | 14.805 | 68,54% |
Irlanda | 2.100 | 9.165 | 22,91% |
Italia | 62.007 | 53.580 | 115,73% |
Lettonia | 4.152 | 5.640 | 73,62% |
Lituania | 678 | 7.755 | 8,74% |
Lussemburgo | 218 | 4.230 | 5,15% |
Malta | 205 | 4.230 | 4,85% |
Paesi Bassi | 10.623 | 20.445 | 51,96% |
Polonia | 2.223 | 36.660 | 6,06% |
Portogallo | 4.459 | 14.805 | 30,12% |
Romania | 2.538 | 23.265 | 10,91% |
Slovacchia | 630 | 9.870 | 6,38% |
Slovenia | 6.776 | 5.640 | 120,14% |
Spagna | 72.569 | 41.595 | 174,47% |
Svezia | 3.897 | 14.805 | 26,32% |
Ungheria | 8.576 | 14.805 | 57,93% |
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