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Quali sono le cause dell’alluvione in Emilia Romagna nel 2024?

Le cause dell'alluvione in Emilia Romagna sono diversificate, ma pressocché simili a quanto accaduto 16 mesi fa. Analizziamo la situazione

Sono passati ben 16 mesi dall’alluvione che nel 2023 colpì l’Emilia Romagna, eppure anche nel 2024 niente sembra cambiato. Lo scenario è pressocché identico: argini dei fiumi ceduti, numero impressionante di sfollati e una politica che non è in grado di gestire gli effetti del cambiamento climatico (o forse, che preferisce chiamarlo maltempo).

Nonostante ciò, il tempo passa e i danni restano sempre gli stessi, costringendo le persone a vivere i medesimi drammi che sembravano riposti nel dimenticatoio dei brutti ricordi. E invece rieccoci qui, come un incubo senza mai fine. Ma come mai siamo arrivati a questo punto? Cos’è che ha causato l’alluvione in Emilia Romagna nel 2024?

Alluvione in Emilia Romagna: cos’è successo, zone colpite e la situazione oggi

Da mercoledì 18 a giovedì 19 settembre 2024 è scattata l’allerta rossa in Emilia Romagna, per possibili rovesci che avrebbe potuto creare ingenti danni. E così è stato, visto che già nelle prime ore di giovedì alcuni fiumi hanno esondato le proprie acque nelle città vicine.

La Regione Emilia Romagna, Open e Ingenio Web ci aiutano a ricostruire la situazione oggi. Sul fronte dati, per ora si contano tra mille e 1500 evacuati (solo nella ravenna faentina sono più di 800) e due persone disperse a Bagnacavallo. Ancora oggi resta l’allerta rossa, ma probabilmente le piogge dovrebbero essere meno intense rispetto alle precipitazioni delle ultime ore.

Le zone fortemente colpite dal violento agente atmosferico sono Modigliana, Castrocaro, Forlì, Castel Bolognese, Cotignola, Lugo, Budrio, Bagnacavallo, San Ruffillo-Lungosavena, Rocca San Casciano, Ravenna e Faenza (lo scorso anno vi abbiamo raccontato la storia della sede di Anffas Faenza ricoperta da acqua e fango e l’ex campione paralimpico che spalava il fango per aiutare la popolazione locale). I fiumi interessati sono il Lamone, il Marzeno, il Tramezzo, l’Idice, l’Acerreta, il Senio, il Sirreno e il Savena.

Un altro dato impressionante, che racconta la complessità della situazione odierna, è il carico di pioggia che ha colpito il suolo: nelle ultime 48 ore è caduta una massa d’acqua pari a 350 millimetri. Ancora più spaventoso questo dato se pensiamo che nel maggio 2023 cascarono 450-450 millimetri d’acqua, divisi però in due alluvioni.

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Cause alluvione Emilia Romagna 2024: maltempo o crisi climatica?

C’è chi parla di maltempo, chi di cambiamento climatico. La verità sta nel mezzo? Forse no. Di base, come ci spiegano Geopop e Ingenio Web, queste piogge persistenti e intense sono state causate dal ciclone Boris, che già nei giorni scorsi ha fatto danni in Europa.

Più nel dettaglio, Geopop scrive che questo ciclone è rimasto intrappolato tra due anticicloni: “uno a Nord che staziona sulla Scandinavia e l’anticiclone africano a Sud. Questa situazione di blocco fa muovere Boris molto lentamente, consentendogli di scaricare la sua energia per tempi prolungati sulle stesse zone”.

In Italia, Boris “ha provocato nel tratto dell’Appennino romagnolo e marchigiano una confluenza di due correnti differenti e contrastanti, una che scende da nord-nordovest e una da est-nordest”, salendo così di quota e creando nubi temporalesche. Il blocco di Boris nel Bel paese è dato anche dal fatto che i rilievi appenninici “le hanno impedito di spostarsi”. A ciò, bisogna associare anche la temperature del mare Adriatico, “decisamente sopra la media”.

Dunque è giusto parlare di crisi climatica? Probabilmente sì, come già accaduto 16 mesi quando a Repubblica il presidente di AMPRO (Associazione meteo professionisti), Pierluigi Randi, affermò che “negli ultimi due anni abbiamo avuto tre eventi estremi di segno opposto: due anni di siccità grave e poi in quindici giorni due eventi di pioggia estrema. Questo è un segnale chiaro della crisi del clima”.

E ancora oggi il leitmotiv è lo stesso. Il WWF afferma senza troppi fronzoli che “il cambiamento climatico mette a rischio proprio l’economia, oltre alla vita e i beni delle persone”, e cita un recente studio pubblicato su Nature “che quantifica le perdite di PIL legate al solo innalzamento del livello de mare nelle due regioni (oggi) motore dell’economia”. Ad esempio, in Emilia Romagna si rischia un calo del PIL del 10,16%.

Paride Antolini, presidente dell’Ordine dei geologi dell’Emilia Romagna su Greenreport scrive che “ora ci vuole coraggio, il coraggio di dirsi le cose in faccia, il coraggio per chi ha sempre rifiutato l’idea del cambiamento climatico di ammetterlo, il coraggio di smettere di fare polemiche politiche, il coraggio di fare azioni sul territorio drastiche, e il cittadino capisca che qui ci vorranno anni per risolvere in parte i problemi”.

E rincara la dose, spiegando che “di fronte ad eventi del genere c’è poco da fare, non bastano le casse di espansione, non basta abbassare le golene e adeguare le sezioni, occorre dare spazio all’acqua senza se e senza ma. Sappiamo che c’è un folto gruppo di pensiero che invoca continuamente come un mantra la pulizia dei fiumi e dei fossi come operazione necessaria e sufficiente per affrontare il problema, soluzioni che con queste precipitazioni sono paragonabili alle cure omeopatiche“.

Infine il geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi su Instagram ha ribadito la questione: “Non sono alluvioni con ricorrenza millenaria o secolare: stanno diventando la regola. A causa della crisi climatica. Che dipende da noi. Non dipendono solo dal territorio maltrattato, o dalla scarsa manutenzione, né si giovano di opere inutili: sono causate dalla cancellazione della natura e dall’occupazione dei territori di pertinenza fluviale. Ci vuole una massiccia opera di rinaturalizzazione del territorio e di riqualificazione naturalistica dei fiumi, cioè quanto previsto dalle nuove leggi europee e quanto si sta facendo in Germania o in Francia. Ci vuole poi un abbattimento massiccio delle emissioni”.

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Cause alluvione Emilia Romagna: ancora colpa del cemento?

Un altro aspetto già sottolineato lo scorso anno riguarda la cementificazione dell’Emilia Romagna, altro argomento tornato in discussione a seguito dell’alluvione delle ultime ore.

Durante una conferenza stampa convocata a Palazzo Chigi, come riporta il Fatto Quotidiano, il ministro per la Protezione Civile Nello Musumeci ha ricordato che “l’Ispra ci dice che l’Emilia-Romagna è tra le regioni che maggiormente hanno consumato suolo negli ultimi decenni. Cementificare significa facilitare l’effetto ruscellamento quando piove abbondantemente perché l’acqua non viene assorbita”. Di fatto nel 2022 l’Ispra confermò l’Emilia Romagna come la quarta regione più cementificata in Italia, dopo Lombardia, Veneto e Campania.

“Laddove non si infiltra nel sottosuolo a causa della cementificazione, l’acqua si accumula aumentando la sua massa e scivolando velocemente sulle superfici impermeabili”, spiegò lo scorso anno a Fanpage il professor Paolo Pileri, docente di Pianificazione e progettazione urbanistica al Politecnico di Milano. “Si tenga conto di un fatto: se cadono 10 millimetri di acqua su un prato uno solo rimane in superficie; se cadono 10 millimetri di acqua in un parcheggio di un supermercato ne rimangono in superficie 6”.

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Cause alluvione Emilia Romagna: che fine hanno fatto i soldi?

E se tra le cause che hanno portato all’alluvione in Emilia Romagna anche nel 2024 ci fosse una matrice politico-organizzativa? È il dubbio nato nelle scorse ore, visto che in molti hanno sottolineato come questo disastro poteva essere evitato in virtù dei tragici eventi accaduti 16 mesi fa.

Dalla stessa conferenza sopracitata, il ministro Musumeci ha aperto il dibattito: “In questo decennio l’Emilia-Romagna ha ricevuto dal governo di Roma 594.567.679 euro per la lotta contro il dissesto idrogeologico. Se la regione potesse fare lo sforzo di farci sapere quanta di questa risorsa è stata spesa (spero tutta o quasi) e quali sono i territori più vulnerabili, sui quali bisogna intervenire, noi da Roma potremmo programmare ulteriori interventi in regime ordinario”.

In base a quanto ricostruisce Open, il viceministro dei trasporti Galeazzo Bignami ha dichiarato che “con una prima ordinanza sono stati assegnati 94 milioni e la Regione ne ha spesi 49. Con una seconda ne sono stati assegnati 33,5 e ne sono stati spesi zero. Di altri 103 milioni stanziati ne sono stati spesi ancora zero”.

D’altro canto la Regione Emilia Romagna ha ricordato di aver chiesto 8,5 miliardi al governo, di cui ne sono stati dati solo 3,8. Nulla invece sembrerebbe essere stato stanziato sul grande piano contro il dissesto idrogeologico per i futuri disastri in Emilia Romagna, e che stanzia nei cassetti del ministero dell’Ambiente da 5 mesi.

Poi, tra gli altri dati snocciolati da Open, troviamo 1,3 miliardi stanziati dal generale Figliuolo per i ristori, ma ne sarebbero stati dati solo 30 milioni (21 alle famiglie e 9 alle imprese). Anche sui fondi per la messa in sicurezza è scontro aperto: il governo avrebbe fatto 6mila interventi per la difesa idraulica e 1,6 miliardi di euro spesi. La Regione, attraverso le parole della segretaria del Pd Elly Schlein intervenuta al TG3, risponde con 402 canteri e 343 milioni di euro messi a servizio. Uno scaricabarile che comunque non fa bene a nessuno.

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Ultima modifica: 20/09/2024

Angelo Andrea Vegliante

Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.