La psittacosi è una malattia che colpisce principalmente alcune specie di uccelli, ma può essere trasmessa anche all'essere umano
La psittacosi, nota anche come ornitosi o febbre dei pappagalli, è un’infezione che colpisce principalmente alcune tipologie di uccelli (anche quelli da compagnia), come pappagalli, canarini, colombi, passeri, piccioni, fringuelli, polli e via discorrendo, ma può essere contratta anche dall’uomo.
Recentemente questa malattia è finita sotto la lente d’ingrandimento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, in quanto nel febbraio 2024 Austria, Danimarca, Germania, Svezia e Paesi Bassi hanno segnalato un aumento dei contagi di psittacosi tra il 2023 e l’inizio del 2024. Inoltre sono stati riportati anche 5 decessi, ma sono tutti dati che hanno riguardato persone che lavorano con uccelli selvatici e/o domestici.
In questa guida capiamo di che cosa stiamo parlando, se questa patologia è pericolosa per l’uomo, in che modo si manifesta, cosa la causa e se abbiamo terapie per la cura.
Come detto precedentemente, la psittacosi è un’infezione che colpisce principalmente gli uccelli, ma può essere trasmessa anche all’uomo, e quindi è classificata come zoonosi.
La causa principale di questa malattia è il batterio Chlamydia psittaci (Chlamydophila psittaci), che può sopravvivere in condizioni di secco e polvere e si riscontra appunto in alcune varietà di uccelli, più di 450 specie, ma l’OMS sottolinea che è stato trovato anche in alcuni mammiferi, tra cui cani, gatti, cavalli, ruminanti grandi e piccoli, suini e rettili.
La trasmissione della psittacosi da uccello a essere umano si verifica principalmente in persone che sono a stretto contatto con questi animali, come veterinari, proprietari di uccelli da compagnia e lavoratori del pollame, ma anche in chi abita nelle zone in cui il batterio è epizootico.
Un altro rischio di restare contagiati è entrate in contatto con le urine o le feci degli uccelli infetti, così come con le loro secrezioni respiratorie, feci essiccate o polvere di piume. Molto rara invece è la trasmissione uomo-uomo.
In linea generale la psittacosi può presentarsi con sintomi simil-influenzali, che emergono entro 5-14 giorni dall’esposizione al batterio, ma può anche capitare che sia asintomatica. Nei casi più gravi invece si può andare incontro a una polmonite. Più nel dettaglio, i sintomi che possono emergere negli esseri umani sono:
Negli uccelli invece possiamo trovare i seguenti sintomi:
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La malattia dei pappagalli può rappresentare un pericolo per l’uomo, ma tutto dipende dalla severità dei sintomi. Per cui i soggetti più a rischio sono chi presenta un sistema immunitario compromesso o condizioni di salute preesistenti che possono determinare complicanze più serie.
Il test principale per la conferma della psittacosi in un individuo è la ricerca di anticorpi nel sangue del paziente. Tuttavia un ulteriore conferma può essere cercata con anamnesi di recente esposizione ai volatili.
La prevenzione principale contro questa malattia è limitare la propria esposizione agli uccelli che ne sono infetti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stilato invece un lungo elenco di prevenzione:
Prima di rispondere a come si cura la psittacosi, ricordiamo che qualsiasi scelta terapeutica va prima discussa con un medico, il quale è l’unico professionista capace di indicare le cure specifiche caso per caso.
Attualmente questa malattia è trattata negli umani con l’uso di antibiotici (tetracicline) per un periodo che varia dai 10 ai 14 giorni. L’obiettivo del trattamento è evitare complicazioni più gravi. Come ricorda il Manuale MSD, il tasso di mortalità può raggiungere il 30% dei soggetti con questa malattia grave non trattata. Anche per gli uccelli viene generalmente indicato l’uso di antibiotici.
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Ultima modifica: 08/03/2024