La psicosi paranoide appartiene ai disturbi mentali che portano una persona ad avere deliri e allucinazioni uditive. Scopri come si cura
La psicosi paranoide (detta anche paranoia o disturbo paranoico) appartiene ai disturbi mentali che portano una persona ad avere deliri e allucinazioni uditive. Chi ha questo disturbo perde il contatto con la realtà e si comporta in modo anomalo. Questo disturbo costringe la persona a perdere il contatto con le persone che gli stanno attorno e non è più in grado di mantenere un rapporto solido e credibile con la realtà circostante.
Quando si parla di schizofrenia paranoide (o psicosi paranoide) si parla in generale di disturbi del comportamento, pensieri e discorsi disorganizzati e confusi, atteggiamenti polemici e sconclusionati e manifestazioni altalenanti che mescolano rabbia e violenza. Chi soffre di questo disturbo del comportamento non riesce a svolgere le attività quotidiane. I pazienti affetti da schizofrenia paranoide devono convivere con una malattia cronica che porta a psicosi, deliri e allucinazioni.
Le cause della psicosi non sono ancora note. Gli studi condotti fino ad oggi hanno evidenziato una componente genetica e una base biologica. Questo substrato predisponente rende il soggetto vulnerabile a manifestare la malattia, soprattutto quando intervengono eventi stressanti di tipo psicosociale o ambientale.
Un caso di schizofrenia in famiglia è sempre una notizia da non trascurare: il corredo genetico infatti è un fattore di rischio importante. La probabilità di sviluppare la malattia è maggiore tra familiari di primo grado. I geni coinvolti nella schizofrenia sono da individuare nei cromosomi 6, 13 e 22; anche i geni che codificano per il recettore della dopamina (DRD3) e per quello della serotonina (5HT2a) svolgono un ruolo importante nello sviluppo di questa patologia.
Esistono poi alcuni fattori biologici che possono contribuire allo sviluppo di questa forma di depressione, come alterazioni della struttura cerebrale e dei neurotrasmettitori. Un ulteriore fattore di rischio è aver sofferto di disturbi del neurosviluppo o aver avuto a che fare con episodi stressanti di tipo biochimico (stupefacenti o farmaci) o psicologici (fine di una relazione, licenziamento, situazione familiare poco rassicurante).
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Tra i segni della psicosi paranoide troviamo:
Per affettività altalenante si intende la variazione di sintomi positivi e negativi. I sintomi positivi riflettono una distorsione delle funzioni che si verificano normalmente nelle persone sane. Per sintomi negativi invece si intende una diminuzione o una mancanza di emozioni e comportamenti normali. Nel corso del tempo, i sintomi si accentuano e possono portare la persona all’isolamento, alla solitudine e alla totale asocialità.
La diagnosi di schizofrenia paranoide è clinica e non è immediata. A stilarla è uno psichiatra, al termine di un periodo di tempo significativo in cui si devono manifestare i comportamenti e le esperienze caratteristiche della malattia. Non basta un episodio singolo per delineare un quadro di psicosi paranoide.
Per stabilire e certificare la diagnosi, i segni del disturbo del comportamento devono persistere per almeno 6 mesi. Per accertare che i sintomi siano legati all’insorgenza di psicosi paranoide, il medico potrebbe avallare anche esami neurologici e test ematochimici o strumentali.
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La psicosi non si cura, è una patologia cronica che si gestisce in tre modi principali. Si parte con la terapia farmacologica: che è prescritta con lo scopo di controllare i sintomi e prevenire le ricadute della patologia. In abbinamento, il medico prescrive sedute di psicoterapia per aiutare il paziente a gestire la propria socialità. La base del trattamento del disturbo del comportamento è la somministrazione di farmaci antipsicotici che vanno a sopprimere l’attività del recettore della dopamina e della serotonina.
I pazienti più “gravi” possono necessitare di un periodo (più o meno lungo) di riabilitazione che ha lo scopo di rigenerare e consentire nuovamente il reinserimento sociale della persona affetta da psicosi.
Non esistono farmaci specifici contro la schizofrenia e per questo motivo, il medico deve prescrivere farmaci antipsicotici generici. Al trattamento con questa tipologia di farmaci, può essere affiancata anche una terapia riabilitativa per aiutare i pazienti a comunicare e a relazionarsi con gli altri individui.
Un primo farmaco antipsicotico per la psicosi paranoide è la perfenazina, un farmaco appartenente alla classe delle fenotiazine. Questo farmaco agisce antagonizzando i recettori D2 per la dopamina, uno dei neurotrasmettitori che pare essere coinvolto nei meccanismi che stanno alla base dell’insorgenza della schizofrenia. Si può assumere con compresse: la dose di farmaco abitualmente impiegata nei pazienti è di 8-16 mg due volte al giorno.
Si può usare anche l’aloperidolo, un antipsicotico appartenente alla classe dei butirrofenoni. Questo farmaco agisce antagonizzando i recettori D2 della dopamina e possiede affinità anche per i recettori 5-HT2 per la serotonina. Solitamente viene somministrato per via intramuscolare alla dose di 5 mg. L’iniezione va ripetuta ogni ora fino a quando non si ottiene un adeguato controllo dei sintomi.
Il medico può scegliere di somministrare anche l’olanzapina, un antipsicotico atipico appartenente alla classe dei derivati benzazepinici che agisce sui recettori D2 della dopamina e 5-HT2 della serotonina o l’aripiprazolo, un antipsicotico atipico che si può somministrare sia oralmente e sia attraverso la somministrazione intramuscolare.
Ovviamente queste indicazioni non sostituiscono il parere di un medico, il quale è l’unico deputato alla precisa somministrazione di una terapia farmacologica per il paziente.
Ultima modifica: 16/05/2022