La peste suina è una malattia virale che colpisce principalmente i suini e, seppur non sia trasmissibile per l’uomo, può comunque comportare pericolose conseguenze sull’industria suinicola, sulla biodiversità e sulla salute pubblica.
Questo approfondimento si propone di esplorare in maniera approfondita che cosa sia la peste suina, quali sintomi provoca, le sue cause, modalità di trasmissione e le possibili cure.
Che cos’è la peste suina africana e qual è la causa?
La peste suina, conosciuta anche come peste suina africana (PSA), che è diversa dalla peste suina classica, è una malattia virale molto contagiosa per i suini domestici e selvatici, ma non è trasmissibile all’uomo. Tale patologia è causata dai virus PSA della famiglia Asfaviridae, genere Asfivirus, e spesso è mortale.
La potenzialità di questo virus sta nella capacità di impedire la formazione di anticorpi neutralizzanti, per cui al momento è estremamente complicato preparare un vaccino. Nonostante sia innocuo per l’uomo, può causare enormi disagi economici.
Come racconta il Ministero della Salute, questa malattia fu scoperta nel 1921 in Africa, per poi venir segnalata anche in Europa (Portogallo 1957, 1960-1994; Spagna 1960-1995; Francia 1964; Italia 1967, 1969, 1978; Russia 1977; Malta 1978; Belgio 1985; Olanda 1986) e in America (Cuba 1971, 1980; Brasile 1978; Repubblica Dominicana 1978; Haiti 1979).
Fino a quel momento in Italia l’unica regione che era stata colpita dalla peste suina fu la Sardegna, ma dal 2007 le cose sono peggiorate: nel corso degli anni infatti il virus ha trovato il modo di diffondersi per tutto il globo, arrivando nei paesi dell’Est Europa e in altre regioni d’Italia.
Ma attualmente dove si trova la peste suina? In base alle informazioni diffuse dall’Autorità Europea per la sicurezza alimentare, l’EFSA, questo virus è endemico nell’Africa sub-sahariana, in Europa, in Asia, in Oceani e in alcuni Paesi americani.
Che sintomi dà la peste suina africana?
Come spiega l’ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria della Confederazione Svizzera, i sintomi che i suini possono sviluppare vanno a seconda della forma, che può avere un decorso acuto (con febbre alta, morti improvvise, cianosi ed emorragie cutanee) o un decorso cronico (febbre, gracilità, diarrea, aborti, scarsa capacità di ingrasso, emorragie). In linea generale però possiamo elencare i seguenti segni:
- febbre
- perdita di appetito
- debolezza del treno posteriore con conseguente andatura incerta
- difficoltà respiratorie e secrezione oculo-nasale
- costipazione
- aborti spontanei
- emorragie interne
- emorragie evidenti su orecchie e fianchi
Il virus è molto resistente: basti pensare che nonostante la guarigione, un suino può restare portatore del PSA fino a circa un anno, rendendo dunque difficoltosa il suo sradicamento.
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Come si trasmette la peste suina africana?
Come detto poco fa, la peste suina africana è in grado di resistere per moltissimo tempo, e questo rende il virus una vera e propria bomba infettiva. Generalmente la trasmissione tra animali avviene per contatto diretto, in quanto è presente nel sangue, nelle feci, nelle urine, nella saliva e nei tessuti degli animali infetti.
Ma può essere trasmessa anche indirettamente, attraverso impianti, mezzi di trasporto o scarti di carne contaminata smaltiti nella natura. A colpire è la velocità di diffusione: tra cinghiali la velocità del contagio è lento, ma le attività umane hanno accelerato questa caratteristica, permettendo anche al virus di raggiungere lunghe distanze.
Perché la peste suina è pericolosa per l’uomo
La peste suina non si trasmette all’uomo, e dunque non è pericolosa per la nostra salute. Tuttavia è un problema indiretto per altre situazioni, in quanto questo virus causa ripercussioni sull’economia, sulla sicurezza alimentare e sulla biodiversità. Basti pensare che l’abbattimento dei suini infetti può causare gravi perdite economiche e squilibri nell’ecosistema.
È pericoloso mangiare carne suina?
Il Ministero della Salute spiega che i prodotti a base di carne suina possono essere mangiati in sicurezza, visto che il virus PSA non è trasmissibile all’uomo, ma bisogna fare attenzione a come vengono smaltiti i rifiuti.
Come curare la peste suina africana
Oggi non esiste alcun vaccino contro la peste suina africana, visto che la potenzialità del virus risiede proprio nel bloccare la capacità di produrre anticorpi neutralizzanti.
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Cosa fare in caso di peste suina africana
Il Ministero della Salute ha diffuso alcuni chiarimenti su cosa fare per evitare che la peste suina si diffonda ancora di più o comunque come trattare gli animali infetti:
- cosa fare (per tutti):
- non portare in Italia dalle zone infette prodotti a base di carne suina o di cinghiale
- smaltire i rifiuti alimentari in contenitori idonei e chiusi e non somministrarli per nessuna ragione ai suini domestici o ai cinghiali
- non lasciare rifiuti alimentari in aree accessibili ai cinghiali
- informare tempestivamente i servizi veterinari del ritrovamento di una carcassa di cinghiale
- cosa fare (per i cacciatori):
- pulire e disinfettare le attrezzature, i vestiti, i veicoli e i trofei prima di lasciare l’area di caccia
- eviscerare i cinghiali abbattuti solo nelle strutture designate
- evitare i contatti con maiali domestici dopo aver cacciato
- cosa fare (per gli allevatori):
- rispettare le norme di biosicurezza
- notificare tempestivamente ai servizi veterinari sintomi riferibili alla PSA e episodi di mortalità anomala
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