L'Italia e non solo ci hanno regalato momenti indelebili alle Paralimpiadi di Parigi 2024: ripercorriamo i più importanti di questa edizione
Le Paralimpiadi di Parigi 2024 (scopri qui tutti i risultati dell’Italia) ci hanno regalato emozioni uniche, personaggi iconici e momenti indimenticabili. L’asticella dell’interesse nei confronti dei Giochi si è amplificata ulteriormente su un doppio binario: da una parte gli addetti ai lavori e gli atleti, che stanno cambiando la narrazione di come un atleta con disabilità dovrebbe essere percepito dal pubblico e dalla società; dall’altra, i social media, vero e proprio motore di ricerca dove scoprire curiosità o scene rappresentative della manifestazione sportiva.
Edizione dopo edizione, ormai i Giochi paralimpici restano nella storia non solo per i risultati sportivi, quanto per dichiarazioni, istanti e situazioni che sono stati diluiti così tanto da essere recepiti da una grande fetta di pubblico. Insomma, le Paralimpiadi sono diventate puramente uno spettacolo sportivo, dove le prestazioni dell’atleta sono al centro, ma c’è la curiosità di scoprire anche altro.
Ma appunto, quali sono gli eventi indelebili che le Paralimpiadi di Parigi 2024 ci hanno regalato? Ripercorriamo le migliori “fotografie” di questi Giochi paralimpici estivi.
La sua famiglia non si aspettava tutta questa notorietà, e probabilmente neanche il diretto interessato. Sta di fatto che, volente o nolente, Rigivan Ganeshamoorty è diventato il simbolo delle Paralimpiadi di Parigi 2024 sotto una doppia veste: da una parte, come atleta, in quanto ha conquistato una medaglia d’oro da debuttante nel lancio del disco F52; dall’altra, a causa di un’incredibile intervista rilasciata alla RAI.
In questa chiacchierata, Ganeshamoorthy si è mostrato in tutta la sua autenticità: un atleta semplice, umile, pronto a viversi le sfide alla sua maniera, e sempre con un sorriso stampato sul volto. Tra qualche parola strozzata in gola e qualche slang in romanesco, Rigivan è entrato nei cuori di tutti gli italiani, facendo anche conoscere al mondo interno una piccola frazione di Roma, Dragona, dove lui abiti e dove tutti lo conoscono come una persona disponibile con il prossimo.
E poi la sua ironia, quella mostrata durante la chiacchierata post-gara parlando del contesto paralimpico (“Troppi disabili”), e rimarcata ad Ability Channel, spiegando che “tocca solo essere più aperti e basta”. Alla sua prima Paralimpiade molto probabilmente Rigivan è riuscito a diventare il simbolo sportivo e umano di un mondo che troppo spesso viene esaltato con pietismo e supereroismo, quando in realtà parliamo di persone.
Assunta Legnante ha appena conquistato la medaglia d’argento nel lancio del disco femminile F11 e nell’intervista post-gara alla RAI si lascia andare alla seguente dichiarazione: “Voglio andare a Los Angeles 2028 perché non ho mai visto l’America. Non la vedrò nemmeno stavolta però voglio andarci”.
Dichiarazioni che fin da subito sono state apprezzata da una larga fetta di pubblico, e che risollevano una domanda quanto mai dibattuta: si può scherzare su o con la disabilità? Assunta Legnante semplifica ancor di più il concetto, utilizzando questa battuta come lo specchio della realtà: sì, la disabilità esiste, ma è solo una caratteristica su cui possiamo fare qualche battuta leggera.
Da anni si discute sul desiderio di sdoganare la disabilità attraverso l’arte della risata, ed è giusto ribadire che è tutto molto soggettivo: alcune battute possono provocare empatia, altre invece possono creare disagio. Dipende dal contesto e dal consenso, ma anche dal modo e dall’obiettivo che una certa battuta vuole raggiungere. Perché il sottile confine tra risata e bullismo è molto labile.
Assunta Legnante però è una campionessa in questo, capace di strappare facilmente una risata a tutti, a scrollare l’idea che gli atleti con disabilità vivano le proprie condizioni con pietismo e negativismo.
“Sono fautrice delle battute e dell’ironia sulla mia disabilità – spiegò la stessa atleta in una puntata del podcast di Ability Channel dedicato alle storie degli atleti paralimpici -, perché comunque mi aiuta a vivere. Faccio sempre un esempio: io vivo da sola dal 2019, prima convivevo, avevo sempre qualcuno in casa. E a volte, vivendo da sola, mi dimentico di non vedere. Nel senso se squilla il citofono oppure ho qualcosa sul fuoco, a un certo punto mi si spegne il cervello, mi scordo di essere non vedente e comincio a correre per la casa, fin quando poi non sbatto”.
Un’altra atleta capace di diffondere un messaggio potente quanto condivisibile è stata Angela Procida, medaglia di bronzo nei 100 metri dorso femminile S2 alle Paralimpiadi di Parigi 2024 e quarta nella gara dei 50 metri dorso femminile S2, che in realtà è un terzo posto mancato per pochissimi centesimi di secondo. Un risultato che per qualsiasi atleta interiorizzerebbe come un risultato negativo, mentre Procida, in un’intervista alla RAI, ha analizzato la realtà delle cose.
“Può capitare a tutti – ha dichiarato -, ogni tanto bisogna provare l’ebbrezza del centesimo perso, è capitato a me, non sempre si è fortunati in questo. Non posso dire che sono dispiaciuta perché con il tempo di stamattina (semifinale, ndr) sarei stata argento. Ma l’Olimpiade è fatta anche del 30 per cento di fortuna, bisogna cogliere l’attimo, evidentemente non ho colto l’attimo giusto per andare forte”.
Poi ha aggiunto: “Normalizziamo che non sempre siamo al cento per cento, cioè noi atleti ci proviamo sempre ma non è facile essere al cento per cento nell’occasione giusta, la volontà c’è, non sempre il risultato rispecchia la volontà. Ho sentito un po’ di stanchezza stranamente, non riesco a dire il motivo, il fatto di fare semifinale e finale, semifinale e finale. L’effetto che ho sentito è stato quello di stanchezza, detto con molta chiarezza. Mi dispiace per questi centesimi però è capitato anche ai nostri compagni olimpici, come ben sappiamo, infatti colgo l’occasione per fare un appello: spero che in tanti ci stiano seguendo come sono state seguite le Olimpiadi, perché le Paralimpiadi meritano tanto, gli atleti fanno gli stessi sacrifici, ci mettono la stessa passione, determinazione, siamo atleti con la A maiuscola pure noi e siamo anche persone”.
Questo aspetto umano di Procida era già emerso nel podcast di Ability Channel, quando l’atleta commentò i suoi risultati di Tokyo 2021: “Il vero risultato non credo sia la medaglia – ha raccontato -, ma credo sia migliorare sé stessi. Posso fare anche un quarto posto, ma con un miglioramento oppure una soddisfazione nel proprio risultato. A Tokyo non ero felice del mio risultato non perché non avessi vinto una medaglia, ma perché per il risultato che avevo fatto e il tempo che avevo raggiunto, non era soddisfacente per me. Avevo peggiorato di gran lunga i miei tempi, quindi la vera sconfitta era stata quella”.
Probabilmente le Paralimpiadi di Parigi 2024 ci hanno mostrato l’imprevedibilità di condurre un’intervista in diretta, soprattutto se di fronte hai atleti che hanno appena vinto una medaglia. Nel caso di Oney Tapia, potresti sentire l’esigenza di cantare. O almeno è così che l’atleta ha festeggiato il suo oro nel lancio del disco F11 intonando “Io Vagabondo” per più di un minuto.
“Ora la mia bacheca conta un oro, un argento e due bronzi e questo mi riempie di gioia – ha dichiarato alla RAI -. Questa vittoria è per le mie figlie che dopo la gara nel getto del peso hanno pianto e invece oggi possono gioire con me, ma è anche per ispirare tutti i giovani, che sono fragili e si abbattono ma che da risultati come questo possono imparare che nella vita tutto è possibile e sono loro i padroni del loro destino”.
Nel giorno della vittoria della medaglia di bronzo nel fioretto femminile categoria B della scherma in carrozzina, Bebe Vio Grandis si è lasciata andare a una gioia così grande che neanche gli uomini della sicurezza sono riusciti a placcarla. Dopo la finale del 3° posto infatti, Vio Grandis è letteralmente corsa verso il suo team per festeggiare insieme, mentre le persone adibite alla sicurezza dello stadio non riuscivano a fermarla.
Non è la prima volta che la squadra azzurra della scherma in carrozzina si fa notare per questi gesti incredibili di cuore e pancia. Basti pensare che Alessandro Paroli, sparring partener della Nazionale italiana di scherma paralimpica, al podcast di Ability Channel raccontò un particolare retroscena della vittoria di Vio Grandi alle Paralimpiadi di Rio 2016.
“Non tutti noi dello staff eravamo accreditati per entrare sul campo gara – spiegò Paroli -. Potevamo accedere alle aree di riscaldamento, ma non all’area di gara. Ma a quel punto [al momento della vittoria, ndr], siamo scappati giù nei tunnel che facevano accedere al campo gara e abbiamo fatto la più classica delle invasioni con gli addetti alla sicurezza che ci rincorrevano. Poi quando siamo saliti sulla pedana rialzata, le ragazze a quel punto stavano ballando, perché un genio che stava alla consolle del palazzetto aveva fatto partire Tu vuò fà l’americano”.
E se proprio vogliamo parlare di festeggiamenti particolari, probabilmente quelli di Tokida Oda resteranno nella storia. L’atleta giapponese di tennis in carrozzina, dopo aver superato in finale l’inglese Alfie Hewett, si è lasciato andare a un’esultanza incredibile, staccando le ruote dalla propria carrozzina e buttandosi per terra con ciò che rimaneva dell’ausilio. Con questa vittoria, Oda è diventato l’atleta più giovane di sempre a vincere un singolare maschile.
Molto probabilmente Arianna Mandradoni ricorderà le Paralimpiadi di Parigi 2024 più di Alessandro Ossola, che le ha gareggiate. Lui, atleta paralimpico che non è riuscito a qualificarsi nella finale nei 100 metri T63, ha comunque portato una gioia indimenticabile a casa, cioè chiedere in sposa la sua compagna, Mandraroni appunto, che ha accettato. Molto probabilmente questo è l’oro più importante della sua vita.
Non solo gesti plateali di fronte a milioni di persone, ma anche incastri di vita che nessuno poteva aspettarsi. È quanto accaduto a Brent Lakatos, corridore canadese su carrozzina che ha vinto la medaglia d’oro negli 800 metri maschili T53, una vittoria commentata in diretta televisiva dalla moglie Stefanie Reid. Durante la telecronaca, a stento la donna ha contenuto la propria emozione.
Ultima modifica: 09/09/2024