Come funzionano le categorie e le classificazioni funzionali delle Paralimpiadi? Ecco come si compete con avversari di pari livello.
Quante volte hai sentito nominare le categorie delle Paralimpiadi alle quali appartengono gli atleti? Le classificazioni funzionali sono spesso soltanto delle sigle sconosciute ma, in realtà, rappresentano un elemento fondamentale per lo sport paralimpico: danno la possibilità a tutti gli atleti di confrontarsi con avversari di pari livello e di avere la stessa opportunità di gareggiare in una competizione più equa possibile.
Le categorie paralimpiche vengono determinate dall’IPC, l’International Paralympic Committee, sono definite per ogni sport e ne formano parte del regolamento stesso.
Si differenziano quindi a seconda della patologia, del grado di disabilità e delle funzionalità fisiche dell’atleta. All’interno di ogni categoria possono essere presenti vari livelli della stessa disabilità, ma con uguale profilo funzionale (ossia le reali capacità tecnico-tattiche dell’atleta) che ne permettono il confronto sportivo e la competizione.
Le categorie delle Paralimpiadi determinano chi è eleggibile e chi non lo è per competere in una disciplina paralimpica. Il 19° secolo viene definito un momento importante e significativo per lo sport paralimpico perché ne segna la sua nascita, grazie alle prime competizioni per audiolesi.
Per la prima volta, infatti, una disabilità è stata inserita in un contesto sportivo. Nel 1940 Sir Ludwing Guttmann, il padre del movimento paralimpico, decide di utilizzare lo sport come elemento di riabilitazione e ciò ha condotto allo sviluppo dei sistemi di classificazione basati sull‘Impairment, l’impedimento dell’atleta nello svolgere una determinata disciplina, che sono diventati poi la base delle categorie attuali.
Lo sport diventa un’opportunità di vita, i disabili diventano atleti paralimpici e nascono così, nel 1960 a Roma, anche i primi “Giochi paralleli Olimpici”, le Paralimpiadi. Originariamente furono individuati e distinti sei gruppi di disabilità all’interno del movimento paralimpico:
I primi sistemi di classificazione, però, erano basati sull’aspetto medico, considerando lo sport un’estensione del processo riabilitativo. Gli atleti ricevevano una specifica classe basata sulla diagnosi medica per tutte le discipline sportive. Con il passare degli anni lo sport paralimpico diventa un movimento con una sua identità, non più solo uno strumento riabilitativo.
Da questo nasce l’esigenza di rendere le competizioni più eque possibili e di conseguenza viene messo in discussione il sistema di classificazione: i principali fattori che determinano la classe di appartenenza spostano l’attenzione su come l’impedimento della persona ha impatto sulla performance sportiva.
Le prime visite di idoneità vennero fatte per le Paralimpiadi di Seul 1988 e nel 2007 l’IPC approva due documenti ufficiali con lo scopo di portare coesione al sistema di classificazione. Vengono definiti i criteri di eleggibilità in base all’Impairment, ossia l’impatto che la disabilità ha sullo sport.
Ad oggi esistono 10 tipi di impedimento eleggibili per lo sport paralimpico, suddivisi in tre grandi gruppi:
Nascono le categorie delle Paralimpiadi moderne, attuate in qualsiasi manifestazione sportiva nazionale ed internazionale, e nasce anche l’esigenza di evidenziarle con una sigla composta da una lettera e due numeri: la lettera indica il tipo di sport, il primo numero indica la disabilità ed il secondo stabilisce il tipo di impedimento.
Dal momento che le varie attività richiedono diverse abilità fisiche, ogni sport richiede logicamente il proprio sistema di classificazione diversificato. Al contrario, per quanto riguarda la disabilità visiva e quella intellettiva le categorie paralimpiche seguono criteri a sé stanti.
La classificazione per gli atleti con disabilità visiva è ancora un sistema prettamente medico e le categorie paralimpiche, pertanto, si applicano indistintamente per tutti gli sport (anche se le denominazioni delle categorie, ossia le varie sigle, possono differire). Le classificazioni paralimpiche generali per la disabilità visiva sono divise in tre gruppi:
Per quanto riguarda la disabilità intellettiva, le categorie paralimpiche non seguono le regole finora descritte ma, piuttosto, un criterio definito “Eleggibilità” ed inoltre, per favorire una competizione alla pari, la distinzione non viene fatta in base al grado della disabilità ma solo a livello sportivo-agonistico.
Al fine di essere dichiarato eleggibile e quindi poter svolgere l’attività agonistica, l’atleta viene sottoposto a due valutazioni, seguendo i principi stabiliti dall’INAS (The International Federation for sport for para-athletes with an intellectual disability) e successivamente quelli dell’IPC (International Paralympic Committee), per gli sport da esso riconosciuti; e che consistono nella:
La valutazione dei suddetti requisiti è di competenza della FISDIR, Federazione Italiana Sport Disabili Intellettiva e Relazionale. La classificazione (eleggibilità) è attribuita dall’INAS sulla base delle valutazioni condotte dai classificatori della FISDIR.
Successivamente viene fatta un’ulteriore valutazione da parte dell’IPC per tutte le discipline da esso riconosciute, che permette agli atleti con disabilità intellettiva di far parte di una “Master List” e competere con gli atleti delle altre federazioni. Anche in questo caso i test sono due:
E’ importante ricordare che per quanto riguarda gli atleti con Sindrome di Down, al fine di partecipare ad attività agonistiche internazionali devono essere preventivamente registrati presso la federazione internazionale che ricade sotto l’egida della DSISO, Down Sindrome International Swimming Organization.
Tutto ciò è molto complesso, ma sono regole che servono per rendere le tante discipline sportive, che si sono moltiplicate nel tempo, più equilibrate possibile.
I metodi di sviluppo dei sistemi di classificazione sono due:
Nel momento in cui l’atleta ha scelto lo sport paralimpico che vuole praticare, compatibilmente con la sua disabilità, può recarsi nella società sportiva di riferimento della disciplina scelta e iniziare ad allenarsi. Qualche giorno prima dell’evento sportivo agonistico a cui l’atleta paralimpico vuole partecipare, gli viene assegnata la classificazione funzionale di appartenenza. La procedura comprende sostanzialmente due fasi principali:
Le categorie paralimpiche non sono necessariamente permanenti. Possono essere soggette a revisioni sia su richiesta dall’atleta stesso, sia in conseguenza di un miglioramento o peggioramento della condizione di disabilità.
Cliccando sui link di seguito, evidenziati in blu, è possibile consultare le classificazioni degli sport paralimpici e conoscerne più nel dettaglio tutte le sigle.
Per la documentazione e le delucidazioni necessarie la Redazione di Ability Channel si è avvalsa della consulenza del Prof. Marco Bernardi, che tra le varie qualifiche, come quella di Professore Universitario di ruolo di II fascia nei settori scientifici disciplinari (SSD): Fisiologia (BIO-09) e Metodi e Didattica nelle Attività Motorie (M-EDF01) e nel settore scientifico concorsuale Scienze dell’Esercizio Fisico e dello Sport (06/N2); afferente al Dipartimento di Fisiologia e Farmacologia “Vittorio Erspamer”; membro del Comitato Ordinatore della Scuola di Specializzazione in Medicina dello Sport nella aggregazione delle Scuole di Specializzazione della I e II Facoltà di Medicina e Chirurgia della Sapienza, Università di Perugia, Università di Tor Vergata; Vice Direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina dello Sport, vecchio ordinamento, è anche Presidente della Commissione Antidoping del Comitato Italiano Paralimpico; dal 1997 per la Federazione Italiana Sport Disabili e dal 2004 per il Comitato Italiano Paralimpico poi, Marco Bernardi è Responsabile Scientifico, Responsabile rapporti internazionale nell’ambito Sanitario e delle Classificazioni e Responsabile delle Visite di Idoneità Sportiva Paralimpica.
Ability Channel ringrazia il Prof. Marco Bernardi per la sua preziosa collaborazione e la grande disponibilità dataci.
Ultima modifica: 27/05/2021