Papa Francesco ha dato una nuova connotazione al simbolo della carrozzina: non più come strumento di debolezza, bensì di dignità umana
Papa Francesco durante l'apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro il 24 dicembre 2024 (Foto di Vatican News)
Papa Francesco ha rivoluzionato l’immagine del potere religioso, e l’ha fatto utilizzando ciò che per l’opinione pubblica è simbolo di debolezza umana: una carrozzina, quella stessa carrozzina che viene (erroneamente) sintetizzata per rappresentare la disabilità, in ogni sua sfaccettatura.
È interessante notare come Papa Francesco abbia eliminato un contrasto notevole: essere un uomo al vertice di un potere religioso immenso, ma senza la necessità di ribadirlo con icone particolari anche quando la propria salute è fragile.
Anzi, si è mostrato proprio com’è in natura: un uomo come tanti, che in un momento determinato della propria vita ha avuto bisogno di un aiuto e di uno strumento per riaffermare la propria autonomia e dignità umana.
A memoria, non è mai successo che un papa si mostrasse così tante volte seduto su una carrozzina. Alcuni cenni storici ci ricordano che Papa Giovanni Paolo II era solito usare delle “seggiole adattate“, ma sono praticamente rare le fotografie che lo ritraggono seduto su una carrozzina.
Invece Papa Francesco non ha mai mostrato alcun fastidio a esporre il proprio ruolo, il proprio corpo e la propria persona su una carrozzina, con gli occhi di tutto il mondo che lo guardavano. E non ha neanche celato il proprio stato di fragilità. “Ma, vi dico la verità – disse durante la conferenza stampa del 4 settembre 2023 -, per me fare un viaggio adesso non è tanto facile come all’inizio, ci sono delle limitazioni nel camminare e questo condiziona“.
Nessuna parola pietistica, niente di supereroistico, solo il fatto in sé. Nessuna esigenza o volontà di occultare la fatica e la fragilità, ma quasi il desiderio di ricordare al mondo intero che anche lui, prima che papa, è un essere umano – niente di più e niente di meno rispetto a tutti noi.
E questo, probabilmente, per Papa Francesco ha significato anche accettare l’uso della carrozzina nei suoi ultimi anni di vita. Ma non come pena, punizione o condanna, bensì con la consapevolezza che, di fronte a certe situazioni, è necessario ritrovare la propria autonomia attraverso nuove strade.
In questo senso, Papa Francesco ha ridefinito il concetto stesso di carrozzina: non più come ausilio di destrutturazione umana, ma uno strumento utile, concreto e significativo per riappropriarsi della propria persona, della propria libertà. Un estensione del proprio io che non definisce se stessi, ma che può aiutare ad esprimerci.
In questo modo la carrozzina non è stata più strumento di pietismo e condanna, ma grazie a Papa Francesco è diventata una porta verso l’autonomia, un aiuto concreto per svolgere le proprie funzioni con autorevolezza, dignità e umanità. Senza necessariamente mostrarsi perfetti, ma svelando ciò che era sotto gli occhi di tutti: ciao, mi chiamo Papa Francesco, e sono un essere umano.
Attenzione, però. Ciò non significa rendere supereroistica la carrozzina in sé, ma riconoscere a questo strumento un simbolo di dignità umana. Troppe volte l’opinione pubblica ha bollato la carrozzina come simbolo di sofferenza, dolore e castigo, mentre Papa Francesco le ha ridato una nuova connotazione, entrando in contraddizione con il suo stesso ruolo di potere.
Papa Francesco non ha mai avuto bisogno di nascondere la carrozzina perché sapeva che fosse necessaria alla sua persona per garantirsi autonomia e indipendenza, in una società dove le barriere sono ovunque. E l’ha fatto senza fronzoli, senza orpelli, senza troppe smancerie. Ha semplicemente agito da essere umano, come me, come te, e come tutti noi.
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Ultima modifica: 22/04/2025