La torcia delle Olimpiadi e Paralimpiadi di Pechino 2022 (qui il programma completo) è stata accesa tra alcune brevi proteste di manifestanti pro-Tibet. La prima cerimonia ufficiale dei prossimi Giochi invernali – che ha visto la partecipazione anche del presidente del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach – è stata caratterizzata da diversi attivisti per i diritti umani, che hanno dispiegato una bandiera tibetana e uno striscione con su scritto “Nessun genocidio”. I contestatori sono stati immediatamente fermati e arrestati, secondo quanto riporta RFI.
“In questi tempi difficili che stiamo ancora vivendo – ha detto Bach poco prima dell’irruzione dei manifestanti – , i Giochi Olimpici Invernali di Pechino 2022 saranno un momento importante per riunire il mondo in uno spirito di pace, amicizia e solidarietà”.
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Olimpiadi e Paralimpiadi Pechino 2022: c’è chi vorrebbe il boicottaggio
Dietro alle proteste andate in scena durante la cerimonia della fiamma olimpica c’è una storia lunghissima che parte dall’edizione di Pechino 2008 e coinvolge numerose questioni attuali e controverse in tema di diritti umani.
Per fare un esempio, da diversi anni la Cina è accusata di portare avanti misure altamente inique nei confronti del popolo tibetano. Tra le critiche sono emerse inchieste secondo cui i campi di rieducazione realizzati dal governo cinese sarebbero in realtà dei Gulag. Informazioni che la Cina ha più volte definito false, chiedendo a qualsiasi organo istituzionale e giornalistico estero di non intromettersi nelle questioni interne ai confini cinesi.
Dietro la richiesta di boicottaggio delle Olimpiadi e Paralimpiadi di Pechino 2022 c’è l’intenzione di non far svolgere i Giochi a Pechino, anche in relazione ad altre notizie emerse – sempre in tema di violazione dei diritti umani – riguardanti Hong Kong e il popolo uiguro. A oggi però sembra altamente improbabile che Pechino 2022 venga bloccata o addirittura cancellata, sebbene alcuni Stati in giro per il mondo stanno varando l’ipotesi di un boicottaggio diplomatico.
Al momento l’Italia ancora non ha preso una posizione dichiarata, tuttavia la scorsa estate una delegazione umanitaria ha organizzato un sit-in sotto gli uffici del CONI a Roma per chiedere di non inviare gli Azzurri in terra cinese.