Il Nuovo Anno potrebbe sancire la rivoluzione socioculturale sulla disabilità. Per lo meno, la speranza è quella. Il 2019, infatti, è stato sicuramente un anno da incorniciare per l’evoluzione di questo mondo. Prettamente, in termini linguistici. Oggi, ‘handicap’ non è più un termine così abusato. E, anzi, si riconosce sempre più l’accezione che prima della disabilità c’è la persona.
Il 2020 all’insegna delle storie
Per seguire questa strada, tuttavia, bisogna realizzare una connessione con quanto abbiamo prodotto finora. Cioè, il Nuovo Anno deve (ri)partire dalle storie comuni di chi, ogni giorno, vuole raccontare la propria Disabilità Positiva.
In più di un’occasione, sulle ‘pagine’ di Heyoka, abbiamo dato spazio a numerose figure proprio per trasmettere il concetto che la disabilità sia semplicemente una condizione che, senza dubbio alcuno, richiede attenzioni specifiche, ma non deve essere una limitazione nel rispettare l’essere umano.
Ci sono mamme che hanno voluto raccontare viaggi impensabili con la propria figlia, neolaureati che chiedono ogni giorno dignità umana, coppie che fanno divulgazione informativa. E, dalle storie più recenti, persone comuni che vogliono semplicemente raccontare la propria vita con disabilità.
Cosa ci aspettiamo dal Nuovo Anno?
Obiettivamente, un cambio di rotta ancora più importante. Finora abbiamo capito che la persona con disabilità esiste e non deve essere relegata ai margini della società. Tuttavia, serve improntare il proprio discorso ancor di più sulla necessità di fare cultura, di far conoscere la disabilità.
Sostanzialmente, l’integrazione effettiva passa da qui: nel rendere nota la propria condizione, chiedendo rispetto invece che compassione, lottando per la propria autonomia. E anche – e soprattutto – distruggendo gli ultimi tabù esistenti: come la violenza sulle donne con disabilità, la lotta sociale in materia perpetrata anche dai normodotati e la sessualità.
Il Nuovo Anno potrà essere veramente un periodo speciale. Se la mobilitazione culturale è condotta all’unisono, la società cambierà i propri ‘mondi dell’arte‘, così la disabilità non sarà solo un’etichetta per mercificare il corpo altrui.
Buon 2020 a tutti.