Una nuova variante del Covid registrata ad agosto 2023 sta destando attenzione tra gli scienziati. Dobbiamo preoccuparci anche noi?
Una nuova variante Covid ha accompagnato il nostro agosto 2023. Si chiama Pirola, anche se il suo nome scientifico è BA.2.86, ed è l’ennesima variante che viene tenuta sotto controllo da ricercatori e scienziati. La notizia è arrivata anche in Italia, mentre stiamo preparando la nuova campagna vaccinale, e sta generando preoccupazione. Come mai?
Cosa sappiamo su Pirola, la nuova variante del Covid registrata nell’agosto 2023? Come accaduto per altre varianti, la risposta è “poco o niente”. Nel senso che, al momento, i dati in possesso degli esperti sono ancora preliminari per poter parlare di una seria minaccia per la salute globale.
Facciamo un passo indietro. Il 18 agosto 2023, durante la riunione dei Ministri della Salute del G20, il direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Tedros Adhanom Ghebreyesus ha dichiarato che BA.2.86 è stata classificata dall’OMS come “variante sotto monitoraggio”: a destare attenzione è il gran numero di mutazioni riscontrate in Pirola.
Il 23 agosto 2023 il Centers for Disease Control and Prevention ha delineato la storia di questa variante. Finora sembra esser stata rilevata in Danimarca (3), Sudafrica (2), Israele (1), Stati Uniti (2) e Regno Unito (1) e, appunto, presenta molteplici differenze genetiche rispetto alle precedenti varianti di Sars-CoV-2.
Al momento però, lo stesso CDC afferma che tutti le disposizioni attualmente in vigore contro il Covid sono efficaci contro questa variante, e che quindi è ancora presto per preoccuparsi. Di fatto, non ci sono prove che questa variante si diffonda più velocemente o causi una malattia ancora più grave.
Anche il Centro Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie ha inserito la BA.2.86 nella tabella delle varianti sotto monitoraggio, elencando le diverse mutazioni d’interesse della proteina Spike: I332V, D339H, R403K, V445H, G446S, N450D, L452W, N481K, 483del, E484K, F486P.
Fin qui abbiamo visto che preoccuparsi per la nuova variante del Covid individuata ad agosto 2023 è prematuro. Il CDC comunque consiglia prudenza, anche perché ci troviamo comunque di fronte a una variante particolare, visto che presenta questa serie di mutazioni.
Come scrive il CDC, “la sequenza genetica di BA.2.86 presenta cambiamenti che rappresentano oltre 30 differenze di aminoacidi rispetto a BA.2, che era il lignaggio Omicron dominante all’inizio del 2022″. Inoltre, “BA.2.86 presenta anche >35 cambiamenti di aminoacidi rispetto al ceppo circolante più recentemente XBB.1.5, che è stato dominante per gran parte del 2023″. In sostanza, “questo numero di differenze genetiche è più o meno della stessa entità osservata tra la variante iniziale di Omicron (BA.1) e le varianti precedenti, come Delta (B.1.617.2)”.
Nonostante ciò, a oggi non sono stati registrati aumenti nella trasmissione del virus o nei ricoveri causati da questa variante, proprio perché al momento le informazioni in nostro possesso non la rendono classificabile come “pericolosa”.
All’Adnkronos Salute, Massimo Ciccozzi, responsabile dell’Unità di Statistica medica ed Epidemiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma, ha dato il suo punto di vista: “Le mutazioni non ci hanno dato elementi per dire che si tratti di un’infezione più contagiosa, più patogena, insomma più ‘cattiva’, rispetto alle altre. Diciamo, però, che va tenuta sotto controllo. Come dobbiamo fare per tutte le varianti. Non vedo, ad oggi, con gli attuali dati di diffusione, motivo di preoccupazione specifica, però è ovvio che non si deve abbassare la guardia”.
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Ultima modifica: 30/08/2023