Un San Valentino crudele quello di Reeva Steenkamp, super modella di 30 anni amata e desiderata da mezzo mondo. Dopo un ultimo tweet decide di fare una sorpresa al suo fidanzato in piena notte…
Silver Woods è una delle zone più belle di Pretoria, la capitale del Sud Africa. I residenti spesso sono armati per difendersi da attacchi, rapine ed incursioni indesiderate. Sono le quattro del mattino quando senza far rumore apparente la porta di una delle ville di questo elegante quartiere si apre. Senza forzatura, ma semplicemente usando le chiavi. Ma ad aspettare Reeva non c’era l’uomo a cui desiderava fare la sorpresa più bella del mondo. Purtroppo c’era un uomo che, spaventato da questa visita improvvisa, ha impugnato la sua calibro 9 e ha fatto fuoco. Quattro colpi che squarciano il silenzio della notte. Quattro colpi che raggiungono al volto e agli arti la povera Reeva che cade in terra senza vita uccisa dall’uomo che ama…
Così racconta Oscar Pistorius alla polizia per spiegare questa assurda tragedia. Anche se gli inquirenti, così pare, mostrano subito fortissimi dubbi sulla dinamica. Ma questo è il loro lavoro e un giorno forse ci sapranno spiegare come sono realmente andate le cose.
OSCAR PISTORIUS: LA FINE DI UN SIMBOLO
Ma la cosa che più importa e che più fa male, al di là del dolore per la perdita di una vita umana, è la fine di quello che forse più di tutti era il simbolo dell’integrazione tra persone disabili e persone normodotate. Oscar Pistorius ormai era un personaggio notissimo per le sue battaglie sportive, per la sua determinazione premiata poi con la partecipazione alle Olimpiadi di Londra 2012 nelle competizioni dei normodotati.
Anche noi italiani lo avevamo adottato. Pistorius veniva spesso nel nostro paese ad allenarsi, a fare da testimonial a importanti manifestazioni, a partecipare a programmi televisivi di successo. Quando si parlava di sport per persone disabili si prendeva sempre lui come esempio, come il riferimento migliore, più bello, più vincente. La dimostrazione del nulla è impossibile e che tutto si può fare. Ad un anno e mezzo aveva subito l’amputazione delle gambe a causa di un’infezione. A 14 perdeva la mamma curata in ospedale con un farmaco a cui era allergica. Ma Oscar non si era mai arreso. Era sempre andato avanti. Diventando uno sportivo di successo, un vero campione. E’ un bel ragazzo, piace alle donne, si dice in giro che avvesse avuto molte fidanzate. E’ simpatico, sempre pronto a contrastare con un sorriso tutte le avversità che il destino gli mette di fronte.
Una storia triste, amara, come altre tragedie del passato che tornano inevitabilmente alla mente. Come non ricordare quel San Valentino di alcuni anni fà in cui un altro grande campione finito nella polvere perdeva la sua sfida con il mondo, Marco Pantani. O il ciclista Lance Armstrong che dopo aver sconfitto un cancro diventava dominatore incontrastato per molti anni del Tour de France per poi perdere tutto, onore, rispetto e dignità, dopo che si era scoperto che era tutto un imbroglio.
Ma nel mondo della disabilità esistono tante storie belle fatte di coraggio e determinazione. E da queste storie nasceranno nuovi simboli, nuovi riferimenti, nuovi campioni in grado di dare l’esempio, di stimolare tante ragazze e tanti ragazzi, di far capire loro che nonostante tutto la vita continua e può riservare in qualsiasi momento grandi, grandissime soddisfazioni. Oscar Pistorius vogliamo ricordarcelo così.