Il Morbo di Parkinson (in inglese Parkinson’s disease) mise al tappeto il grande Cassius Clay, colpì personaggi famosi come Giovanni Paolo II, Leonardo Da Vinci, Adolf Hitler, Tiziano Vecellio e Leonid Breznev tanto per fare alcuni nomi. In Italia sono oltre 300.000 le persone affette e si stima che possano raddoppiare nei prossimi 15 anni. Di fatto, non è più una malattia tipica solo della terza età, in quanto 80.000 pazienti hanno meno di 50 anni. Ma quanto ne sappiamo sulla malattia di Parkinson?
Cosa è il Morbo di Parkinson?
Il morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa progressiva. È stata descritta per la prima volta dal medico inglese James Parkinson nel 1817, e al tempo la definizione di Parkinson era “forma di paralisi agitante”.
Con l’avanzare degli anni e soprattutto della ricerca scientifica, la malattia di Parkinson è stata meglio identificata come un grave disturbo del sistema nervoso centrale provocato dal deterioramento progressivo di cellule cerebrali che operano nella zona profonda del cervello. Cellule che, come tutti i neuroni, con le loro sinapsi attivano neurotrasmettitori come la dopamina che stimola e regola anche i movimenti del nostro corpo.
Parkinson e Parkinsonismo sono la stessa cosa?
No, il Parkinsonismo è una sindrome clinica che condivide sintomi comuni con la malattia di Parkinson, come la difficoltà di deambulazione e di mantenere l’equilibrio.
Chi colpisce il morbo di Parkinson
La malattia di Parkinson colpisce le persone indipendentemente dal sesso, anche se è stata notata una maggiore incidenza nel genere maschile. L’età di esordio si aggira intorno ai 58-40 anni, sebbene esistano delle forme rare di morbo di Parkinson giovanile riscontrabile tra i 20 e i 40 anni.
Le cause del morbo di Parkinson
Le cause sono ancora oggi sconosciute, anche se si ritiene che possano avere origini ambientali o genetiche.
Quali sono i primi sintomi del Parkinson?
I sintomi iniziali del morbo di Parkinson possono aiutare a diagnosticare con largo anticipo la malattia. Possiamo trovare:
- perdita di espressività;
- cambio del tono di voce;
- stipsi;
- eccessiva sonnolenza diurnia;
- compromissione del senso dell’olfatto e del gusto;
- pressione bassa;
- problemi intestinali.
I sintomi del Morbo di Parkinson
Molto spesso identifichiamo la limitazione dei movimenti e il tremore come sintomi principali del Morbo di Parkinson. Ma in realtà oltre il 30% delle persone colpite non soffre di questo problema. Ad ogni modo, i sintomi che si manifestano più comunemente sono:
- La lentezza dei movimenti detta anche Bradicinesia;
- Tremore;
- Rigidità muscolare;
- Instabilità posturale.
Ma esistono anche altri campanelli d’allarme che non hanno a che fare con i disturbi del movimento e che potrebbero precedere la malattia di molti anni:
- Depressione;
- Insonnia;
- Stipsi;
- Iposmia;
- Ipotensione Ortostatica.
La depressione associata al Parkinson è più frequente nelle donne e in chi sviluppa la malattia prima dei 50 anni. Un segnale sospetto potrebbe essere dato dalla resistenza ai farmaci antidepressivi.
Come si diagnostica il Parkinson
A oggi non esiste ancora un test o un esame per il Parkinson in grado di identificare chiaramente la presenza della malattia. Gli esami clinici e strumentali possono solo essere utili per escludere altre patologie. Inoltre, all’inizio della malattia, i sintomi non vengono presi in considerazione perché molto spesso sono talmente lievi da non suscitare alcuna preoccupazione. È il neurologo lo specialista a cui far riferimento per una corretta diagnosi.
Decorso della malattia di Parkinson
Non siamo comunque di fronte a una malattia terminale. Un malato di Parkinson può vivere in media dai 15 ai 25 anni, si tratta comunque di un’aspettativa di vita abbastanza importante.
Terapie e cure per il Parkinson
In questi ultimi tempi si stanno facendo grandi passi per le terapie e le cure del morbo di Parkinson. Oltre alle tradizionali cure farmacologiche di tipo neuroprotettivo, come la levodopa, i centri di ricerca più affidabili stanno rendendo pubblici studi rivoluzionari. Ad esempio, quello sulla Sinapsina 3. Intanto, anche in Italia alcuni ospedali si sono dotati della MrgFus, il macchinario in grado di eliminare definitivamente il tremore.
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La levodopa
Tuttavia si sono fatti importanti progressi nel rallentare l’evoluzione della malattia. In particolare la scoperta della molecola L-dopa (o levodopa), una sostanza (aminoacido) che va a compensare la diminuzione della produzione di dopamina rilasciata dai neuroni presenti nella zona più profonda del cervello (sostanza nera) e che serve a stimolare altre cellule nervose (nucleo striato) che appartengono a circuiti che controllano e facilitano l’esecuzione dei movimenti. La caratteristica principale della levodopa è che, a differenza della dopamina, riesce ad attraversare la barriera ematoencefalica e, quindi, ad entrare nel sistema nervoso centrale.
La Sinapsina 3
Un team di scienziati di tutto il mondo, coordinati dalla professoressa Arianna Bellucci del dipartimento di farmacologia dell’Università di Brescia si è accorto che l’accumulo della proteina Sinapsina 3 nel cervello dei malati di Parkinson aveva un’implicazione diretta nel processo degenerativo di questa patologia.
In seguito ad esperimenti condotti su topi geneticamente modificati è stato infatti riscontrato che, con l’assenza della Sinapsina 3, non si crea quell’accumolo di frammenti proteici (fibrille di alfa-sinucleina) responsabili della morte dei neuroni produttori di dopamina, provocando quelle difficoltà motorie e quegli spasmi caratteristici della malattia. Questa scoperta potrebbe aprire le porte a terapie rivoluzionarie per il trattamento del morbo di Parkinson.
La MrgFUS
Intanto anche in Italia è arrivata la MrgFUS (Magnetic Resonance guided Focused Ultrasound – Trattamento con Ultrasuoni Focalizzati guidati dalla Risonanza Magnetica). Si tratta di una macchina capace di eliminare del tutto o quantomeno ridurre i tremori del morbo di Parkinson. Questa macchina di fabbricazione israeliana agisce in due fasi che operano quasi contemporaneamente:
- Risonanza Magnetica “3 Tesla”, che aiuta il personale sanitario a individuare e monitorare la parte esatta dell’organismo da trattare;
- gli ultrasuoni focalizzati che attraverso la termoablazione bruciano il tessuto malato.
L’intero trattamento dura un paio d’ore, tra il ‘centraggio’ dell’area del cervello da colpire e il trattamento vero e proprio. L’effetto è immediato, il tremore scompare praticamente subito. Questi i vantaggi e le caratteristiche della MrgFUS
- efficace in oltre l’80% dei pazienti trattati;
- margine di errore inferiore ai 0,3 millimetri, cosa impossibile con l’intervento neurochirurgico;
- è sufficiente una sigola sessione senza necessità di ricovero;
- non ha effetti collaterali;
- non provoca dolori;
- opera senza radiazioni;
- non richiede interventi chirurgici o anestesia..
Al momento MrgFUS è operativa presso
- Verona: ospedale Borgo Trento dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata;
- L’Aquila: ospedale San Salvatore.
Le cure tradizionali
Una persona malata di Parkinson fino ad oggi era costretta a prendere, in media, circa 7 farmaci al giorno. La quantità, poi, poteva variare a seconda della gravità della malattia. La capacità che i farmaci avevano di ridurre in modo significativo i sintomi della malattia, soprattutto nelle fasi iniziali, deve fare i conti anche con le conseguenze degli effetti collaterali ed indesiderati come:
- nausea;
- inappetenza;
- vomito;
- sbalzi di pressione;
- forme di aritmie cardiache;
- disturbi psicotici;
- alterazioni della personalità;
- comportamenti compulsivi.
Morbo di Parkinson: cure naturali
Recenti ricerche avrebbero dimostrato come la mucuna (mucuna pruriens), un legume che cresce spontaneamente in molti paesi tropicali appartenente alla famiglia delle Fabaceae, come i fagioli, sia in grado di attenuare i sintomi della malattia di Parkinson proprio, anzi meglio, della levodopa.
In uno studio condotto in Bolivia, i ricercatori dell’Istituto Pini di Milano, hanno potuto verificare i netti miglioramenti nei pazienti che assumevano la mucuna. Questo legume, che nell’antichità era considerato un potente afrodisiaco, infatti, contiene un’alta percentuale di levodopa, superiore a quella presente nei farmaci. Il suo effetto è più duraturo e molto più tollerabile.
Parkinson: cosa mangiare?
Sembrerebbe che il consumo di caffè e, addirittura il fumo, proteggano dalla malattia di Parkinson. Uno studio lungo 30 anni avrebbe infatti dimostrato come chi beve grandi quantità di caffè corra un rischio 5 volte inferiore rispetto a chi invece non lo beve mai o quasi. E anche se ci sono meno evidenze scientifiche, altro dato in apparenza sorprendente, è la tendenza a sviluppare il Parkinson da parte delle persone che evitano il fumo.
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Parkinson: quale sport fare?
La diagnosi di Parkinson ha un impatto notevole sulla vita della persona, sia da un punto di vista professionale che sociale e privato. Per questo motivo è importante che il paziente sia inserito il prima possibile all’interno di un Percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale (Pdta) che, attraverso l’azione di varie figure professionali, garantisca un’assistenza a 360°, dalla terapia farmacologica all’attività sportiva.
Fino a poco tempo fa si riteneva che l’unico movimento consentito ai malati di Parkinson fosse quello di natura riabilitativa, al fine di prevenire l’atrofia dei muscoli. Ma degli studi più recenti hanno dimostrato che lo sport ha un importante effetto preventivo, risultando un elemento di protezione dalla malattia nei soggetti che praticano costantemente un esercizio fisico.
Dato che chi soffre di Parkinson ha difficoltà nel compiere quelli che vengono considerati gesti automatici come camminare (non a caso l’andatura di un malato di Parkinson è lenta e strascicata), il primo step consiste nell’insegnare alla persona, sotto la guida di un fisioterapista, come controllare i movimenti motori automatici facendo sì che diventino volontari e quindi gestibili dal paziente stesso. Dopodiché si può praticare lo sport di sempre o cimentarsi in qualsiasi altra disciplina, senza limitazioni. Ciò che conta è la costanza: almeno 30 minuti al giorno per 5 giorni a settimana. Solo in questo modo l’attività fisica, che pian piano viene considerata sempre di più una terapia, può essere davvero efficace.
Il morbo di Parkinson nella vita quotidiana
In relazione allo stato più o meno grave della malattia, una persona affetta da Parkinson può necessitare di un’assistenza più o meno costante ed intensa. Come spesso accade, è la famiglia che il più delle volte ricerca aiuto da parte di una badante o di personale qualificato, a prendersi cura del proprio familiare malato. Inoltre si stima che oltre 7 malati su 10 soffrono dell’impatto negativo che ha la malattia sulla loro vita sociale che spesso li porta ad essere isolati dal contesto in cui vivono.
In questa fase un ruolo rilevante è svolto dalle associazioni, che non solo si occupano di assistere questi pazienti ma forniscono anche un contributo alla diffusione di informazioni utili e condivise tra persone che soffrono della stessa malattia.
Centro riabilitazione per pazienti con Parkinson
Recentemente sul sito Corriere.it è stata stilata una classifica dei 20 centri migliori in Italia; sono centri dove oltre ad occuparsi della cura dei pazienti si porta avanti anche la ricerca.
- Bari
- Dipartimento di Scienze neurologiche e psichiatriche – Università di Bari – Tel. 080/5592701
- Bologna
- Centro studio malattie extrapiramidali – Dipartimento Scienze Neurologiche – Università di Bologna – Tel. 051/2092990
- Catanzaro
- Clinica Neurologica – Policlinico Istituto Scienze neurologiche del CNR di Mangone – Tel. 0961/3697011
- Chieti
- Dipartimento di Oncologia e Neuroscienze – Università D’Annunzio – Policlinico Universitario SS Annunziata – Tel. 0871/3581
- Genova
- Dipartimento di Scienze Neurologiche – Policlinico Universitario – Tel. 010/3537031
- Milano
- Centro malattia di Parkinson e disturbi del movimento – Istituti clinici di perfezionamento. Tel. 02/57993353
- Centro malattia di Parkinson e disturbi del movimento – Istituto neurologico Besta Tel. 02/23942552
- Divisione neurologia – Ospedale San Raffaele – Tel 02/26431
- Monza
- Dipartimento di Neurologia – Ospedale San Gerardo – Tel. 039/2333568 – 2333457
- Napoli
- Centro Parkinson e Disturbi del movimento – Dipartimento di Scienze neurologiche – Policlinico Universitario Federico II – Tel. 081/7461111
- Padova
- Dipartimento di Neuroscienze – Clinica neurologica . Policlinico Universitario – Tel. 049/8213601
- Parma
- Divisione di Neurologia – Ospedale Universitario – Tel. 0521/704123
- Pavia
- Centro Parkinson e disordini del movimento – Istituto neurologico Mondino – Tel. 0382/380221
- Pisa
- Dipartimento di Neuroscienze dell’Università – Ospedale della Versilia – Tel. 0584/6059882
- Pozzilli (Isernia)
- Dipartimento di Neurologia – Istituto Mediterraneo di Neuroscienze Neuromed – Tel. 0865/929263
- Roma
- Centro malattia di Parkinson e malattie extrapiramidali – Clinica Neurologica Policlinico Tor Vergata – Tel. 06/20903119
- Dipartimento Scienze Neurologiche – Policlinico Umberto I – Tel. 06/49914848
- Centro di ricerche per la malattia di Parkinson e malattie extrapiramidali – Istituto di neurologia Policlinico Gemelli – Tel. 06/30154435
- Torino
- Divisione di neurologia e riabilitazione funzionale – Dipartimento Neuroscienze – Ospedale Molinette Tel. 011/6335429
- Trieste
- Struttura Complessa di Clinica Neurologica – Ospedale Universitario Cattinara – Tel. 040/3991111
Le associazioni a cui rivolgerti
- Parkinson Italia, Confederazione Associazioni Italiane Parkinson e Parkinsonismi Onlus
(comprende 28 associazioni confederate in Parkinson Italia con 39 sedi sul territorio nazionale) - AIP, Associazione Italiana Parkinsoniani
(comprende 26 sezioni distribuite sul territorio nazionale) - A.I.G.P. , Associazione Italiana Giovani Parkinsoniani(Milano)
- Associazione Azione Parkinson (Roma)