Il morbo di Addison è una patologia endocrina ad andamento cronico che colpisce le ghiandole surrenali. Ecco come riconoscerlo
Il morbo di Addison, noto anche come malattia di Addison o iposurrenalismo primario, è una malattia cronica rara che colpisce la corteccia delle ghiandole surrenali diminuendo o azzerando la sua funzionalità. Colpisce per lo più i soggetti fra i 30 e i 50 anni, e predilige il sesso femminile.
I surreni sono due piccole ghiandole endocrine (cioè a secrezione interna) presenti bilateralmente a destra e a sinistra, al di sopra dei rispettivi reni. Le ghiandole surrenaliche sono costituite da una zona più esterna, detta zona corticale o corteccia surrenale, e da una più interna, detta zona midollare, entrambe adibite alla produzione di ormoni specifici. La corteccia surrenale produce diversi ormoni, tra cui cortisolo (ormone derivante dal colesterolo) e aldosterone, indispensabili per la nostra vita.
La causa più frequente del Morbo di Addison è la progressiva distruzione della corteccia surrenale da parte del sistema immunitario del corpo, mentre circa il 70% dei casi è dovuto a malattie autoimmuni, in cui il sistema immunitario produce anticorpi che attaccano i tessuti o gli organi del nostro corpo (non riconoscendoli come parti di esso) e lentamente li distruggono.
L’insufficienza surrenalica si verifica quando almeno il 90% della corteccia surrenale è stato distrutto, ed ha come risultato la produzione di quantità insufficienti di cortisolo ed aldosterone. Considerato il ruolo biologico di questi ormoni, i sintomi dell’insufficienza surrenalica che ne derivano sono piuttosto vari e invalidanti.
A volte solo la ghiandola surrenale ne è influenzata, come nell’idiopatia surrenalica, a volte invece anche altre ghiandole sono interessate, come nella sindrome poliendocrina.
La sindrome poliendocrina è classificata in due forme distinte. La forma di tipo I si verifica nei bambini e l’insufficienza delle ghiandole surrenaliche può essere accompagnata da:
1. insufficienza funzionale delle ghiandole paratiroidi;
2. sviluppo sessuale lento;
3. anemia perniciosa;
4. infezioni croniche da candida;
5. epatite cronica attiva;
6. perdita di capelli (in casi molto rari).
La forma di tipo II, chiamata anche “Sindrome di Schmidt“, di solito colpisce i giovani adulti. Le caratteristiche possono comprendere:
1. insufficienza funzionale della ghiandola tiroide;
2. sviluppo sessuale lento;
3. diabete;
4. vitiligine;
5. perdita di pigmento su alcune aree della pelle.
Gli scienziati pensano che la sindrome da deficit poliendocrino sia ereditaria perché spesso più di un membro della famiglia tende ad avere una o più anomalie endocrine.
Appartenente alla famiglia di ormoni detti steroidei (cioè derivanti dal colesterolo), il cortisolo ha grande importanza nel metabolismo dei carboidrati e dei grassi, oltre ad avere un’azione antinfiammatoria e immunosoppressiva. Sintetizzato dal surrene in risposta all’ormone ipofisario ACTH, il suo lavoro più importante è quello di aiutare il corpo a rispondere alle sollecitazioni. Tra gli altri suoi compiti vitali, il cortisolo:
L’aldosterone, invece, aiuta a mantenere la pressione sanguigna, l’acqua e l’equilibrio degli elettroliti come sodio e potassio, nel corpo. Quando la produzione di aldosterone scende ad un livello troppo basso, i reni non sono in grado di regolare il sale e l’equilibrio idrico, causando scompensi nel volume del sangue e caduta della pressione sanguigna.
Si distinguono quindi due tipi di insufficienza corticosurrenalica:
La diagnosi di morbo di Addison è abbastanza semplice e si basa sul dosaggio ematico di sodio, potassio, cortisolo, renina ed ACTH (ormone adrenocorticotropo). Nelle persone con morbo di Addison primitivo, la concentrazione plasmatica ed urinaria di cortisolo risulta piuttosto bassa, mentre i livelli di ACTH superano per eccesso il limite di normalità. Per la diagnosi di Morbo di Addison sono indicativi i seguenti esami del sangue:
Nelle persone con morbo di Addison primitivo, la concentrazione plasmatica ed urinaria di cortisolo risulta piuttosto bassa, mentre i livelli di ACTH superano per eccesso il limite di normalità. Il test di stimolo all’ACTH è un esame importante durante il quale i livelli di cortisolo nel sangue e nelle urine vengono misurati prima e dopo l’iniezioni di ormone adrenocorticotropo.
Nelle persone sane l’effetto stimolatorio dell’ormone si traduce in un consistente aumento dei livelli sierici di cortisolo, mentre per i soggetti con morbo di Addison non si può dire altrettanto: a causa dell’insufficienza surrenalica, la concentrazione plasmatica ed urinaria di cortisolo risulta piuttosto bassa, mentre i livelli di ACTH superano per eccesso il limite di normalità.
Una TAC o una risonanza magnetica addominale possono essere richieste dal medico per valutare eventuali anomali anatomiche dei surreni. La diagnosi differenziale si pone con le malattie complicate da questo quadro clinico (tumori ipofisari, ipofisite linfatica, tubercolosi ipofisaria, sarcoidosi).
Una volta che la diagnosi viene accertata, è consigliato indossare il bracciale di allerta medica. In questo modo, gli operatori sanitari sanno già come comportarsi in situazioni di forse stress per il paziente.
Nelle fasi iniziali la sintomatologia è piuttosto sfumata e tende a peggiorare con l’avanzare della malattia. Poiché i sintomi progrediscono lentamente, di solito vengono ignorati fino a quando un evento stressante, come una malattia o un incidente, li fa peggiorare (“crisi” o insufficienza surrenalica acuta). Le principali caratteristiche della malattia sono:
Se non curata, una crisi da Morbo di Addison può essere fatale.
Il trattamento del Morbo di Addison consiste nel sostituire o integrare la produzione degli ormoni che le ghiandole surrenali non stanno fornendo all’organismo, così da consentire ai pazienti di consentire una vita praticamente normale. L’obiettivo del trattamento è quello di eliminare i sintomi da carenza di ormone senza indurre quelli da eccesso, mantenendo un equilibrio che non esponga il paziente alla crisi. Trattandosi di una malattia cronica, come tale è subordinata ad un trattamento farmacologico continuo.
Durante una crisi, bassa pressione sanguigna, bassa glicemia e alti livelli di potassio possono mettere in pericolo di vita. La terapia standard prevede iniezioni endovenose di idrocortisone, soluzione salina (acqua salata) e destrosio (zucchero): questo trattamento porta di solito rapido miglioramento. Attualmente, comunque, le terapie esistenti permettono ai pazienti con la malattia di Addison un’aspettativa di vita normale rispetto agli altri.
Il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy, assassinato a Dallas nel 1963, soffriva della malattia di Addison. A scoprirlo il Dottor Lee Mandel, ufficiale medico in forze alla marina americana.
Purtroppo lo staff medico del presidente non poteva saperlo, dato che la sindrome è entrata nei libri di medicina solo a partire dal 1980, quando i medici hanno iniziato a diagnosticarla. Per questo, sostiene Mendel, in un primo tempo il medico personale diagnosticò a Kennedy una forma di ipotiroidismo e in seguito la sindrome di Addison, affermando che il presidente sarebbe vissuto al massimo soltanto un altro anno.
Dietro il suo sorriso, le belle donne e l’ immagine luminosa, si nascondeva “un uomo malato che non era in grado di vestirsi da solo”. Quel 22 novembre del ’63 forse rappresentò per lui una liberazione da tutto il dolore che aveva sempre nascosto e che da sempre aveva fatto parte della sua vita.
Ultima modifica: 20/04/2021