Esiste una sostanziale differenza tra un ministro con e senza portafoglio, anche se di natura tecnica: cerchiamo di capire quale sia
Nel tardo pomeriggio di venerdì 21 ottobre 2022 la Presidente del Consiglio incaricata di formare il nuovo Governo, Giorgia Meloni, ha presentato la lista dei 24 ministri con e senza portafoglio. Come sovente, anche nel nuovo Esecutivo sarà presente questa sostanziale differenza, che nell’atto pratico ha una certa diversificazione. Capiamo perché.
Il ministro senza portafoglio è una figura centrale per ogni Governo, ha un proprio dicastero e in genere riguarda i ministeri più importanti e fondamentali per l’Esecutivo. La sua funzione è pressoché autonoma, ed è per questo che viene definito “con portafoglio”, in quanto può decidere in maniera indipendente la spesa, il bilancio, gli uffici e i funzionari.
Nel Governo Meloni i ministri con portafoglio sono (in ordine alfabetico) Anna Maria Bernini (Università), Marina Elvira Calderone (Lavoro e Politiche sociali), Guido Crosetto (Difesa), Giancarlo Giorgetti (Economia), Francesco Lollobrigida (Politiche agricole), Carlo Nordio (Giustizia), Matteo Piantedosi (Interno), Matteo Salvini (Infrastrutture), Gennaro Sangiuliano (Cultura), Daniela Santanchè (Turismo), Orazio Schillaci (Salute), Antonio Tajani (Esteri), Adolfo Urso (Sviluppo economico), Giuseppe Valditara (Istruzione) e Paolo Zangrillo (Ambiente e sovranità energetica).
Com’è possibile desumere dunque, il ministro senza portafoglio non ha un proprio dicastero e non ha una possibilità di spesa o di bilancio, se non attraverso una delega. Insomma, non ha una gestione autonoma vera e propria, ma può contribuire a sostenere l’indirizzo politico del Governo.
La normativa che disciplina tale funzione è la numero 400 del 1988, la quale specifica che i ministri senza portafoglio possono operare con la delega del premier. Non dobbiamo farci ingannare da questa differenza però, perché un ministro senza portafoglio ha lo stesso peso e potere decisionale nel Governo di chi invece lo possiede.
Nel Governo Meloni i ministri senza portafoglio sono (in ordine alfabetico) Andrea Abodi (Sport e Giovani), Roberto Calderoli (Affari regionali), Maria Elisabetta Alberti Casellati (Riforme), Luca Ciriani (Rapporti con il Parlamento), Raffaele Fitto (Affari europei, politiche coesione, Pnnr), Gilberto Pichetto Fratin (Pubblica amministrazione), Alessandra Locatelli (Disabilità), Nello Musumeci (Politiche del Mare e sud) ed Eugenia Maria Roccella (Famiglia, natalità, pari Opportunità).
La pratica di nominare ministri con e senza portafogli è molto antica, ma fu regolamentata solo nel 1988 con la legge citata precedentemente. All’interno della normativa, si legge proprio che chi viene nominato ministro senza portafoglio ha “le funzioni loro delegate dal presidente del Consiglio dei ministri”.
Invece la nascita del termine “portafoglio” in relazione ai ministri di un Governo è ancora incerta. In base a Il Post, l’etimologia sarebbe da attribuire alla cartella dell’Ottocento con la quale i ministri del Re trasportavano soldi, pratiche e documento utili per esercitare le loro funzioni.
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Ultima modifica: 22/10/2022