Meningite: come riconoscere i sintomi della malalttia, sapere come intervenire e prevenirla, conoscerne tipologie e conseguenze
Con il termine meningite indichiamo un’infiammazione delle meningi, le membrane che ricoprono il cervello (in particolare l’encefalo e il midollo spinale). Generalmente è di origine infettiva, e ne esistono di 2 tipi: virale o batterica. Non è particolarmente contagiosa, tuttavia è bene fare attenzione a non restare per troppo tengo a contatto con una persona che ha contratto il virus della meningite. Alcuni dei sintomi sono così comuni che rischiano di far scambiare la meningite con una semplice influenza.
I ceppi batterici più noti che causano la meningite sono il Neisseria meningitidis (meningococco), lo Streptococcus pneumoniae (pneumococco) e l’Haemophilus influenzae. È nota per essere una malattia batterica invasiva, cioè un’infezione caratterizzata dalla presenza di batteri in posti normalmente sterili (di questo gruppo fa parte anche la sepsi).
I sintomi iniziali della meningite sono indipendenti dal germe che causa la malattia, e si manifestano in genere con dolori alle gambe e alle giunture, piedi e mani fredde ed un colorito della pelle alterato. In alcuni casi i sintomi possono essere scambiati con quelli di una normale influenza. I soggetti maggiormente a rischio di contagio sono i bambini, che frequentano luoghi chiusi come le aule della scuola e dove sono a stretto contatto l’uno con l’altro.
Con lo svilupparsi della patologia, a circa 15-20 ore dal contagio, i sintomi della meningite si manifestano in modo più specifico con:
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In genere la meningite è provocata da un’infezione da parte di microrganismi, virus o batteri, che attraverso il circuito dei vasi sanguigni raggiungono le meningi. Ma come si prende la meningite? L’infezione si trasmette per via respiratoria, attraverso le goccioline di saliva o le secrezioni nasali disperse con tosse, starnuti o mentre si parla, oppure condividendo semplicemente l’ambiente, un fazzoletto, una tazza, le stoviglie o un asciugamano utilizzato da una persona infetta. A volte può essere anche causata da reazione a farmaci o a qualche altra malattia.
Come dicevamo poc’anzi, però, la meningite non è altamente contagiosa. Esistono casi infatti di agenti patogeni (meningococco, pneumococco ed emofilo) in cui lo status del portatore è un individuo sano. Cioè non sviluppa sintomi e non contrae la malattia, ma nella faringe risiedono comunque i batteri.
A oggi l’arma più importante è la vaccinazione contro i tre batteri che sono all’origine delle meningiti batteriche. La Dott.ssa Rita Murri, infettivologa del Policlinico Gemelli di Roma, ne spiega i dettagli.
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In presenza di questi sintomi è il caso di ricorrere subito all’assistenza di un medico ed al ricovero in una struttura ospedaliera. Potrebbe essere necessario, oltre ad altri esami di laboratorio, il prelievo di un campione di liquido cerebro spinale che possa evidenziare il tipo di batterio che ha provocato l’infezione. Quest’ultimo è il metodo più sicuro per fare una diagnosi certa della malattia.
Esistono varie forme di meningite, ma in genere si dividono in due gruppi principali: virali e batteriche.
La virale (detta anche meningite asettica) è quella più comune. Il suo periodo di incubazione varia a seconda del tipo di virus che la provoca, da 3 a 6 giorni circa. Di difficile diagnosi, poiché i sintomi sono quasi uguali a quelli di una normale influenza, in genere si risolve in una settimana senza lasciare conseguenze.
La meningite batterica è la forma meno frequente ed anche la più grave, in quanto può essere anche mortale o determinare conseguenze gravi e permanenti (come epilessia e deficit cognitivi). In Italia si registrano circa 800 casi all’anno. Se non viene rapidamente individuata e curata può mettere in pericolo la vita del paziente.
In alcuni casi viene chiamata fulminante perché è particolarmente aggressiva e può provocare un esito infausto in poche ore. Per la meningite di tipo batterico viene attuata una terapia a base di:
Se risulta essere molto aggressiva, il medico somministra in genere farmaci contro le convulsioni e farmaci per sostenere la pressione sanguigna. In caso di necessità si può ricorrere ad ossigenoterapia o alla ventilazione meccanica per evitare ulteriori danni cerebrali.
La meningite da meningococco di tipo B è estremamente aggressiva e può portare alla morte in sole 18 ore. In Italia rappresenta circa il 70% di tutti i tipi di meningite ed il 10-15% dei bambini che vengono colpiti muore. Chi riesce a sopravvivere in moltissimi casi subisce delle conseguenze gravissime che portano alla disabilità grave, come amputazioni dalle dita a interi arti, danni neurologici e sordità.
All’età di 11 anni Beatrice Vio è stata colpita da una meningite fulminante che le ha provocato una infezione del sangue la cui conseguenza è stata la progressiva amputazione di tutti e quattro gli arti. Beatrice è una straordinaria testimonial di come si riesca a trovare non solo motivi di sopravvivenza e vitalità, ma di riprogettare attraverso lo sport una nuova vita.
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La meningite meningococcica appare generalmente nel primo anno di vita. Il meningococco si diffonde sia con le goccioline respiratorie che con il contatto diretto e si replica nella parte superiore della faringe. I sintomi non sono facilmente prevedibili: febbre, vomito, irritabilità, convulsioni, pianto a toni alti e le fontanelle, quelle zone molli che nei neonati fungono da giunture delle ossa piatte della calotta cranica, risultano tese e pulsanti. Sono contraddistinti con le lettere dell’alfabeto e i più frequenti sono l’A, B, C, Y e W135.
La meningite stafilococcica, causata dallo Staphyloccus aureus che è uno dei batteri più aggressivi della famiglia degli stafilococchi, può essere causata da sinusiti, otiti medie purulente (piene di pus) e da traumi cranici aperti. I soggetti più a rischio risultano essere gli anziani e i neonati, soprattutto i prematuri.
La causa più comune della meningite pneumococcica nelle persone adulte è lo pneumococco, che si trasmette da persona a persona attraverso le vie respiratorie. Sono più a rischio coloro che hanno subito dei traumi cranici chiusi con perdita di liquor, gli alcolisti, i malati di otite, sinusite o mastoidite cronica.
La meningite tubercolare è un’infiammazione delle meningi, in special modo della base cranica e dei nervi encefalici, causata dal bacillo di Koch, dovuta al micobatterio tubercolare. La malattia, che colpisce di preferenza i bambini, ha un esordio subdolo e si manifesta con irascibilità, svogliatezza, inappetenza, dimagramento, leggeri rialzi della temperatura, brevi cefalee. Successivamente si presentano vomito violento con una violenta cefalea, convulsioni e stati deliranti accompagnati da una febbre elevatissima. Insorgono poi fenomeni paralitici fino al coma e la morte può sopraggiungere in poche settimane.
Può essere contratta da qualsiasi persona, indipendentemente dal sesso e dall’età. In genere, i casi più noti si manifestano nelle fasce d’età infantile e anziane, oltre a soggetti con difese immunitarie indebolite.
La meningite nei neonati è provocata prevalentemente dagli streptococchi del gruppo B ed i sintomi sono caratterizzati in genere da una accentuata irritabilità, febbre, tendenza alla sonnolenza, appetito insufficiente con poppate scarse, e inoltre da agitazione o pianto difficile da calmare.
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La vaccinazione può essere utile per tenere sotto controllo un’epidemia provocata da un individuato ceppo batterico. Dall’inizio del 2014 è disponibile anche un vaccino contro il meningococco B, il batterio responsabile delle meningiti fulminanti. Basilicata, Puglia e Toscana sono state le prime ad inserire il nuovo vaccino nel calendario vaccinale regionale. Al momento la vaccinazione è l’unico strumento in grado di prevenire la meningite. Come spiegato dal Ministero della Salute, esistono vaccini contro i 3 batteri più frequenti all’origine della malattia:
Vi sono dei tempi consigliati per la somministrazione della vaccinazione, come spiega ASL Roma 2:
In base a quanto spiegato da Vaccinarsi.org, i vaccini contro la meningite sono controindicati in gravidanza, a causa di “mancanza di studi di sicurezza”.
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Il trattamento usuale per la meningite acuta consiste nella somministrazione precoce di farmaci antibiotici e, talvolta, antivirali. I più usati sono la Benzilpenicillina, Cefotaxima, e non può mancare il Cloramfenicolo. In alcune situazioni si può anche ricorrere alla somministrazione di corticosteroidi per prevenire i danni derivanti dalla risposta infiammatori.
La meningite, soprattutto se di tipo batterico, come abbiamo visto può avere conseguenze letali o gravi permanenti, come lesioni all’interno del cervello e sui nervi , sordità, epilessia, idrocefalo e deficit cognitivi. Quella di tipo virale invece, se trattata in modo adeguato, si può curare in modo definitivo senza conseguenza alcuna.
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Ultima modifica: 03/11/2021