Marijuana terapeutica, “l’erba che fa bene”

Redazione:

Marijuna terapeuticaMalattie neurodegenerative come la Sclerosi Multipla o la SLA, tumori, AIDS, epilessia, ma anche ansia, nausea e dolori cronici. Sono solo alcune delle patologie che sembrano rispondere in modo positivo alla Cannabis, il cui uso medico e dei suoi componenti (detti cannabinoidi, come il THC o il CBD) ha una storia millenaria condivisa da molte culture nel mondo. 

Come funziona la marijuana?

La canapa è una pianta a fiore, appartiene alla famiglia delle Cannabaceae. Sull’esatta tassonomia del genere Cannabis vi sono opinioni diverse: alcuni autori distinguono solo una specie (sativa) con due sottospecie ciascuna con due varietà (Cannabis sativa e indica), altri dividono invece il genere in tre specie (sativa, indica e ruderalis), altri infine propongono che la specie Cannabis sativa comprenda tutti le sotto-tipologie.

E’ importante sapere che esistono delle sostanze chimiche simili al THC che sono presenti naturalmente nel nostro organismo: i cannabinoidi (sia quelli prodotti dal nostro organismo, sia quelli che introduciamo con l’utilizzo di marijuana) agiscono su un particolare tipo di recettori nel nostro cervello, la cui attivazione regola funzioni come l’appetitol’umore, la memoria e il dolore. Fino ad oggi sono stati scoperti 104 diversi tipi di cannabinoidi di molti dei quali ancora non si conoscono le caratteristiche farmacologiche.

Farmaci e indicazioni terapeutiche

Cannabis a uso terapeuticoAndando oltre i dibattiti e le controversie sull’uso della canapa come stupefacente, non si può ignorare il fatto che la cannabis sia un’importante pianta medicinale, non a caso le ricerche scientifiche sui meccanismi d’azione che la caratterizzano non si sono mai arrestate.

 

 

Farmaci a base di cannabinoidi

  • Dronabinol
  • Bedrocan
  • CP 47,497
  • HU-210
  • HU-308
  • JWH-018
  • Levonantradolo
  • Nabilone
  • Sativex.

Possibili indicazioni terapeutiche

  • nausea, vomito, anoressia, cachessia, spasticità, condizioni dolorose (dolore neurogeno);
  • disordini del movimento, asma e glaucoma;
  • allergie, infiammazioni, infezioni, epilessia, disordini bipolari, ansia, dipendenza, sindrome d’astinenza (effetti meno confermati)
  • malattie autoimmuni, cancro, disordini della pressione arteriosa (effetti allo stadio di ricerca).

Il Canada nel 2005 è stato il primo paese ad autorizzare la messa in commercio di un estratto totale di Cannabis sotto forma di spray sublinguale standardizzato per THC e CBD (Sativex) per il trattamento del dolore neuropatico dei malati di sclerosi multipla e cancro (di recente approvato anche in Italia).

Cannabis e SLA

Ormai nel lontano 2010, i ricercatori della School of Medicine dell’Università di Washington hanno dichiarato che la cannabis potrebbe rivelarsi un rimedio efficace contro la Sla: i risultati di uno studio sui topi sono stati pubblicati sulla rivista scientifica American Journal of Hospice and Palliative Medicine. I ricercatori dell’Università di Seattle sostengono che il trattamento con THC sia efficace se somministrato prima o dopo l’esordio dei sintomi. Gli esperimenti effettuati infatti hanno dimostrato che la somministrazione all’inizio dei tremori ha ritardato il disturbo motorio ed ha prolungato la sopravvivenza dei topi trattati con THC rispetto ai controlli (ovvero le persone a cui non è stato somministrato il THC). Gli autori hanno concluso che data la buona tolleranza al THC, esso potrebbe costituire, assieme ad altri cannabinoidi, un nuovo strumento terapeutico per la SLA.

La situazione italiana

Cannabis terapeuticaDal 2007 in Italia, il DM n.98 del 28 aprile 2007 consente l’uso in terapia del Thc e nel 2013 un ulteriore decreto (DM 23 gennaio 2013) ha riconosciuto l’efficacia farmacologica dell’intera pianta della cannabis. Ad oggi le regioni che hanno introdotto dei provvedimenti che riguardano l’erogazione di medicinali a base di cannabis sono nove: Puglia, Toscana, Veneto, Liguria, Marche, Friuli Venezia Giulia, Abruzzo, Sicilia, Umbria. E pensate un po’? Nonostante ciò l’accesso a questa cura resta di fatto negato. Le persone che non trovando medici disposti a prescrivere cannabinoidi, o a causa della burocrazia o dei costi elevati, si trovano costrette a ricorrere al mercato nero, sono ancora tante. Si tratta principalmente di persone affette da malattie con forti spasticità e rigidità, come la sclerosi multipla, la Sla, la fibromialgia, la neuropatia, il glaucoma, e di pazienti affetti da HIV o con dolori oncologici. Tutti i medici italiani (compresi i medici di base) possono prescrivere questi farmaci, potenzialmente per qualsiasi indicazione terapeutica. Alcuni non lo fanno per motivi ideologici altri perché non lo sanno. Resta il fatto che il risultato non cambia.

Lo stabilimento militare

Sono iniziate a fine febbraio scorso le “prove generali” per produrre cannabis terapeutica nello stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze. Una serra pilota di 250 metri quadrati sta già coltivando le prime talee di cannabis mentre i laboratori annessi attendono di lavorare il raccolto in un secondo momento. Oggi l’Italia importa dall’Olanda 50-60 chili all’anno di marijuana, che costa più o meno 7-8 euro al grammo: se tutto andasse come programmato a fine 2016 la prima canapa made in Italy – un vero salvavita per i pazienti oncologici, affetti da HIV, malati di SLA o sclerosi multipla – entrerà in commercio.

L’accordo siglato recentemente tra il ministero della Difesa e quello della Salute ha l’obiettivo di garantire un maggiore accesso ai farmaci e produrre in casa la sostanza farmaceutica difficilmente reperibile altrove. Ad oggi, infatti, il prodotto viene acquistato dall’azienda olandese Bedrocan e venduto sui banchi delle farmacie italiane, pubbliche e private, ad un prezzo quasi quadruplicato, circa 40€. Grazie alla produzione italiana, la spesa si abbasserebbe a 15€ il grammo e i pazienti avrebbero a disposizione il farmaco cannabinoide immediatamente. Il fabbisogno terapeutico nazionale stimato è di circa un quintale all’anno. Dalla struttura fiorentina usciranno confezioni di plastica con 5 grammi di cannabis, da spedire in tutto il territorio nazionale.

LapianTiamo

Il progetto nasce dall’idea di due ragazzi pugliesi, Andrea Trisciuoglio e Lucia Spiri, entrambi affetti da Sclerosi Multipla e attualmente in cura con il Bedrocan (medicinale a base di infiorescenze di canapa) fornito gratuitamente dal Servizio Sanitario Regionale, ai quali si sono aggiunti diventandone parte integrante Salomone Romano (Lallo) e Roberto Bruni (Betto), entrambi paraplegici ed anch’essi in cura con il Bedrocan, in grado di attenuare le sofferenze causate dalle loro lesioni midollari. Lo scopo del progetto è coltivazione indoor di Cannabis Terapeutica su territorio nazionale.

Guarda le interviste ad Andrea Trisciuoglio e Lucia Spiri nel servizio realizzato dalle Iene “Curarsi con la Cannabis” .

Il Decreto Cannabis

marijuana terapeuticaIl Decreto del ministero della Salute per regolare la coltivazione, la lavorazione e l’uso terapeutico della cannabis, dopo l’approvazione della Conferenza Stato-Regioni entrerà ufficialmente in vigore a partire dal 15 dicembre. A dispetto delle speranze e delle aspettative di molti,  si tratta di un decreto che, invece che favorire e aiutare malati e professionisti del settore sanitario verso una normalizzazione della cannabis in medicina, ha fatto dei giganteschi passi indietro.

Il Decreto:

  • obbliga le farmacie galeniche a fare esami che comportano l’acquisto di macchinari da centinaia di migliaia di euro;
  • proibisce l’uso degli estratti come l’olio e le resine, che permettono la comoda somministrazione in gocce. In realtà sembra che l’olio ed altri estratti della cannabis non siano stati tolti dal commercio e possano essere comunque prescritti dal Medico, “solo” che è  più difficile trovare una farmacia in grado di prepararli;
  • esclude diverse patologie (epilessia resistente alle altre terapie, il Parkinson, l’Alzheimer), nonostante gli studi scientifici a riguardo;
  • permane l’autorizzazione alla prescrizione per qualsiasi patologia solo dopo la dimostrazione del fallimento delle terapie tradizionali;
  • vieta di guidare per almeno 24 ore dopo l’ultima assunzione (è da tenere a mente che nemmeno con la morfina è prevista una tale proibizione).

Un passo avanti e dieci indietro, quindi? Anche se di mezzo ci sono la sofferenza ed il dolore delle persone?

Redazione - Ability Channel
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