Tra le numerose ipotesi di riforme e investimenti, l’IRPEF potrebbe subire alcuni cambiamenti attraverso la Manovra finanziaria 2025. Se è vero che il governo sta parlando di taglio delle tasse e del cuneo fiscale, bisogna capire come (e con quali risorse) l’esecutivo intende mettere in pratica le proprie intenzioni.
Riforma IPERF in Manovra 2025: cosa potrebbe cambiare?
La Manovra finanziaria 2025 potrebbe contenere una Riforma IRPEF abbastanza sostanziosa. In base a quanto apprendiamo da quinfinanza.it, partitaiva.it e pmi.it (citando il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, intervenuto a Telefisco del Sole 24 Ore), il governo starebbe pensando di modificare le aliquote per il ceto medio.
In particolare, la strategia sarebbe rimodulare l’aliquota al 33% per i redditi da 28mila a 60mila euro, mentre oggi è del 35% per i redditi tra 28mila e 50mila euro. Oltre a ciò, per i redditi fino a 28mila l’aliquota sarebbe al 23%, mentre oltre 60mila si applicherebbe il 43% (mentre oggi si applica dopo i 50mila). Allo studio anche la possibilità di allargare la no-tax area a chi presenta redditi inferiori ai 12mila euro.
Verso la conferma invece gli sgravi IRPEF in Manovra 2025 per i redditi fino a 28mila euro (l’ex Bonus Renzi) e il taglio dei contributi per i dipendenti con redditi fino a 35mila euro, noto anche come taglio del cuneo fiscale.
Probabilmente ci sarà l’estensione della Flat Tax per i lavoratori autonomi con un reddito tra i 90-95mila euro. Finora tale misura è garantita per i redditi fino a 85mila euro, mentre la Lega vorrebbe alzare l’asticella a 100mila. Questa soluzione porterebbe a un compromesso in Manovra 2025.
Ma da dove potrebbero arrivare le risorse per questa Riforma IRPEF? Probabilmente dal tesoretto di extra gettito, dovuto alle maggiore entrate tributarie avute rispetto alle previsioni del Documento di economia e finanza (DEF) di aprile (+3 miliardi di euro rispetto alle stime iniziali). Tuttavia questa risorsa sarà disponibile solo per il 2024.
Infine, capitolo a parte per il concordato preventivo biennale: sappiamo che l’adesione non è obbligatoria, ma viene consigliata, altrimenti chi non aderisce sarà inserito in una lista prioritaria di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate. Da qui il governo si aspetta maggiori entrate.
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