Tra le date previste che ci porteranno all’approvazione definitiva della Legge di Bilancio, vi è il Piano strutturale di bilancio a medio termine, tappa imprescindibile per la Manovra finanziaria 2025, da presentare entro il prossimo 20 settembre.
Di fatto, in base alla Riforma del Patto di Stabilità e Crescita (PSC) del 30 aprile scorso, tra le nuove regole di compartecipazione con i singoli Stati dell’Unione Europea, c’è anche la regola di presentare questo nuovo documento. Ma di cosa si tratta e perché è così importante?
Che cos’è il Piano strutturale di bilancio a medio termine?
Ogni Stato membro dell’Unione Europea deve presentare il proprio Piano nazionale strutturale di bilancio di medio periodo (PSB), che si applica in base alla durata naturale della legislatura nazionale: nel caso dell’Italia, 5 anni. Questo Piano sostituisce i Programmi di stabilità e i Programmi nazionali di riforma.
Più nel dettaglio, l’Italia deve utilizzare questo programma di politica economica per i prossimi sette anni (a causa dei deficit eccessivi), da concordare direttamente con la Commissione europea, in funzione della Legge di Bilancio.
In base alle informazioni diffuse dal MEF, il Piano strutturale di bilancio a medio periodo ha l’obiettivo di definire il percorso della spesa netta aggregata, delle riforme e degli investimenti da realizzare in un determinato periodo. Prima di essere inviato a Bruxelles però, questo documento dovrà avere l’approvazione del Consiglio dei Ministri e il via libera del Parlamento.
A cosa serve il Piano strutturale di bilancio a medio termine per la Manovra 2025
Sempre il MEF specifica che l’obiettivo del Piano nazionale strutturale di bilancio a medio termine è definire “una traiettoria per il nuovo aggregato di riferimento, la spesa netta, coerente con le nuove regole e l’orizzonte stabiliti dalla Commissione per il rientro dai deficit eccessivi da realizzare attraverso un piano di rientro che ha una durata di 4 anni, estendibile fino a 7 anni nel rispetto di particolari criteri”.
La novità principale di questa misura è nella “variabile di riferimento per la valutazione di conformità da parte della Commissione”, che è “rappresentata dall’aggregato della spesa netta, ovvero la spesa non finanziata da nuove entrate o risorse europee, senza contare gli interessi passivi sul debito e gli effetti ciclici di particolari tipologie di spesa”.
In sostanza, questi 7 anni serviranno anche per rientrare dai deficit eccessivi, e per questo il Piano sarà utile per introdurre una serie di riforme e investimenti atti a raggiungere questo obiettivo. Ogni anno il PSB dovrà essere presentato dal governo entro il 30 aprile dell’ultimo anno del piano in vigore (anche se Stato e Commissione possono prorogare tale data). Molto probabilmente, dopo l’avvenuto inserimento, dal prossimo anno DEF e NADEF potrebbero non essere più necessari.
In base a Informazione Fiscale, il PSB serve per raggiungere i seguenti obiettivi: rispetto dei parametri dell’Unione Europea riguardo la spesa pubblica (nel nostro caso anche il vincolo costituzionale di pareggio); riforme strutturali che l’Unione Europea chiede agli Stati membri per raggiungere gli scopi di accrescimento della competitività e di crescita.
Inoltre per i paesi come l’Italia devono essere previsti programmi di aggiustamento di bilancio relativi al rientro del debito in eccesso, al fine di prevedere un plausibile percorso progressivo di rientro del debito.
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