Chi ha malattie invalidanti ha diritto ad agevolazioni sociali, fiscali ed economiche di un certo tipo: ecco quali sono e come si applicano
Malattie invalidanti, purtroppo, ce ne sono molte. Nella maggior parte dei casi, sono patologie croniche e incurabili che costringono i pazienti a condurre una vita complicata e appunto invalidante. Sono considerate invalidanti tutte quelle patologie croniche che costringono che impediscono al soggetto di compiere con facilità le più semplici azioni quotidiane.
Queste malattie invalidanti si ripercuotono sulla sfera emotiva e sul benessere del soggetto, nonché influiscono in maniera pesante sull’attività lavorativa che risulta drammaticamente compromessa. Chi è colpito da queste patologie, ha diritto ad agevolazioni ed esenzioni fiscali che sono riconosciute dall’Inps. La legge 104 è abbastanza chiara a riguardo ma l’iter per ottenere le tutele previste non è sempre facile.
Il ministero della Salute, in accordo con l’Inps, ha stilato un elenco patologie invalidanti dettagliato che indica in percentuale il livello di infermità e la relazione con la capacità di lavorazione. Attraverso questa tabella, vengono definiti quindi i parametri dell’invalidità civile (ovvero quella forma di invalidità che impedisce di svolgere una qualsiasi attività lavorativa).
Per ottenere una agevolazione o un sussidio, deve essere redatto un verbale che certifichi che il soggetto è un invalido civile: viene considerato tale chiunque abbia un’età compresa fra i 18 anni e i 65 anni e 7 mesi che non sia in grado di svolgere un’attività lavorativa o che non sia più in grado di svolgerla a causa delle sue condizioni patologiche (fisiche o psichiche).
A seconda della percentuale di invalidità, lo Stato riconosce alcuni diritti:
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Le patologie invalidanti sono moltissime e sono state divise per classi funzionali. Prima di ricevere una qualsiasi forma di indennità, l’Inps (attraverso medici e ispettori) effettua una meticolosa valutazione del quadro clinico: questa visita (che può essere seguita da altre visite o controlli più specifici) è fondamentale perché in un soggetto si possono manifestare infermità plurime e di conseguenza diventa necessario calcolare la percentuale singola di ogni patologia e di sommarla a quella delle altre.
In questo modo è possibile calcolare la percentuale definitiva di invalidità (e di conseguenza, individuare il sostegno che mette a disposizione lo Stato). Alcune patologie invalidanti si possono suddividere in base all’apparato di riferimento:
Altre malattie invalidanti invece sono connesse a un disturbo particolare (che può essere connesso a sindromi o malattie neurologiche). Stiamo parlando di malattie neurologiche (sclerosi multipla, morbo di Alzheimer, morbo di Parkinson, epilessia, emiplegia), malattie psichiche (disturbo amnesico, schizofrenia, depressione, ritardi mentali, disturbi del comportamento), malattie legate all’udito (completa o parziale sordità), malattie visive (ipovisione, cecità parziale o completa), malattie larinee (laringectomia totale).
Hanno diritto a un sostegno anche tutti quei soggetti che alla nascita sono stati colpiti da malattie congenite, ematologiche, neoplastiche e reumatiche rare come:
Queste sono soltanto alcune delle malattie rare che danno diritto a una forma di assistenza, che viene stabilita in grado alla percentuale di invalidità.
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La percentuale di invalidità consente di accedere a agevolazione di diverso genere che lo Stato mette a disposizione. Fino al 34% di invalidità, il soggetto può usufruire soltanto di agevolazione di tipo socio-assistenziale come protesi ortopediche o similari. Quando arriva al 46%, il soggetto viene iscritto al collocamento mirato (dove verrà valutata, singolarmente, la capacità lavorativa del singolo). A partire dal 50% (se il contratto collettivo nazionale del lavoro lo prevede) il paziente colpito da disabilità ha diritto allo straordinario per le cure.
Con l’aumentare della percentuale, la presenza dello Stato si fa ancora più energica. Dal 67% per esempio si ha diritto all’esenzione parziale del pagamento del ticketper le visite specialistiche, per gli esami e per la diagnostica strumentale. Le ultime due casistiche sono quelle in cui lo Stato entra in gioco con un sostegno di tipo economico: dal 74%, il soggetto ha diritto alla pensione di invalidità. Fra questa percentuale e la totale invalidità civile, se il soggetto versa in condizioni economiche poco favorevoli, lo Stato si fa carico di riconoscergli (oltre all’indennità) un assegno di invalidità. Se il soggetto colpito ha il 100% di invalidità, ha diritto alla pensione di invalidità e a quella di inabilità.
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Invalidità, handicap e non autosufficienza non hanno lo stesso valore dal punto di vista legale e burocratico e per capire se si può chiedere l’accompagnamento, è necessario capire quali sono le differenze. Per invalidità si intende una diminuzione della capacità lavorativa legata a una condizione di infermità o da una disfunzione.
Nei casi di minorenni e over 67, per invalidità si intende la capacità di svolgere in maniera adeguata le attività proprie dell’età in questione. Per handicap invece si intende lo svantaggio sociale che il soggetto deve patire a seguito della sua conduzione: chi presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale può avere difficoltà di apprendimento e non essere in grado infatti di stabilire relazioni lavorative proficue. Per non autosufficienza infine si intende l’impossibilità di compiere attività quotidiane senza l’aiuto fisico di una persona.
Per ottenere l’accompagnamento non bisogna essere solamente invalidi al 100%; la condizione fondamentale infatti è la non autosufficienza. Ha diritto ad ottenere un accompagnatore (Legge 104) solo il soggetto che non è in grado di camminare senza accompagnatore e coloro che non sono capaci di compiere le azioni quotidiane della vita.
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Ultima modifica: 22/06/2021