La malattia del cervo zombie è nota già da anni, ma i contagi sembrano essere aumentati. Scopriamo sintomi, cause e rischi per l'uomo
Notizia dell’ultima ora – ma che in realtà è nota da mesi – riguarda la malattia del cervo zombie, una condizione che renderebbe cervi e cervidi simili a zombie prima di morire. Il nome è abbastanza preoccupante e sta mettendo in allarme alcune regioni del mondo, come il Nord America e qualche nazione del Nord Europa.
In questa guida cercheremo di capire cos’è la malattia del cervo zombie, quali sono i sintomi principali, se può essere trasmessa all’uomo e cosa rischia l’essere umano in caso di avvenuta trasmissione.
Come racconta il The Guardian, nell’ottobre 2023 un cervo mulo del parco nazionale di Yellowstone nel Wyoming (USA) morì a causa di una “malattia a lungo temuta”: si tratta della malattia da deperimento cronico (in inglese la chronic wasting disease), nota anche come del cervo zombie.
La CWD è una patologia conosciuta da anni, tant’è che è nota anche la causa: prioni, agenti patogeni di tipo proteico in grado di rendere anomale anche quella sane, provocando cambiamenti nel cervello e nel sistema nervoso degli infetti. A oggi non esistono vaccini o trattamenti contro questa patologia, per cui sono incurabili e fatali.
I sintomi provocati riguardano principalmente cervi e cervidi, e finora sono stati riscontrati animali sbavanti con un’andatura claudicante, emaciati e con uno sguardo perso nel vuoto. È chiaro dunque perché venga chiamata la malattia del cervo zombie.
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Chiarite le caratteristiche peculiari di questa patologia, cerchiamo di capire se a livello globale può costituire un rischio. Sempre al The Guardian, il dottor Michael Osterholm, un epidemiologo che ha studiato il morbo della mucca pazza, ha spiegato che si tratta di “un disastro che si muove lentamente […]. Abbiamo a che fare con una malattia che è invariabilmente mortale, incurabile e altamente contagiosa. Alla base della preoccupazione c’è che non abbiamo un modo semplice ed efficace per sradicarlo, né dagli animali che infetta né dall’ambiente che contamina”.
In soldoni, quando un ambiente viene colpito dal CWD, risulta molto difficile eliminarlo, in quanto questo patogeno può resistere per anni prima di venir debellato: attualmente avrebbe una forte resistenza a disinfettati, formaldeide, radiazioni e incenerimento a 600 gradi. A distanza di mesi dal primo caso a Yellowstone, nel febbraio 2024 il The Guardian riporta che sono stati confermati casi anche in cervi d’allevamento in Saskatchewan, Alberta e Quebec, e nei cervi selvatici in Manitoba.
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La pandemia da Covid ci ha insegnato a fare molta attenzione a qualsiasi cosa accada nel mondo, perché potrebbe venir fuori un’emergenza sanitaria globale ancora più drammatica. Tant’è che a livello globale gli studiosi e gli esperti hanno coniato il termine Malattia X proprio per prevenire potenziali minacce per la salute del genere umano.
In questo contesto dunque è normale che in molti si chiedono se la malattia da deperimento cronico possa colpire anche l’uomo. La paura principale è che cervi e alci possano trasmettere il CWD altri animali o anche gli esseri umani, soprattutto se viene consumata carne di cervo infetta.
Al momento non sono stati riscontrati casi di malattia del cervo zombie negli esseri umani. Ma Hermann Schätzl, preside associato alla ricerca presso la scuola veterinaria dell’Università di Calgary, ha sottolineato che alcuni studi sui macachi hanno suggerito che la diffusione tra CWD tra i primati è possibile.
“Nei nostri modelli sperimentali, è molto probabile che la CWD possa infettare gli esseri umani – ha dichiarato l’esperto al The Guardian -. È mai successo prima? Non ci sono prove positive per cui si possa affermare che un essere umano abbia contratto questa malattia da prioni a causa del consumo di carne di cervo. Accadrà in futuro? Molto probabilmente sì“.
Inoltre lo studio Chronic Wasting Disease of Elk: Transmissibility to Humans Examined by Transgenic Mouse Models dimostrerebbe che tale malattia sarebbe in grado di infettare tranquillamente le cellule umane. Infine in base ai dati aggiornati al novembre 2023 del Centers for Disease Control and Prevention (CDC), negli USA la malattia è stata riscontrata in 414 contee di 31 diversi Stati.
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Ultima modifica: 22/02/2024