La malattia da virus Marburg rientra tra le febbri emorragiche ed è molto simile all'Ebola. Scopriamo se questo virus è pericoloso per l'uomo
La malattia da virus Marburg è causata dal virus noto come Marburg marburgivirus (MARV) e appartiene alla stessa famiglia del virus Ebola, le Filoviridae. In base alle informazioni diffuse dall’Istituto Superiore di Sanità, colpisce sia gli umani che i primati non umani.
In linea generale, questa malattia rientra tra le febbri emorragiche. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il tasso di mortalità può raggiungere l’88%. All’interno di questa guida, scopriamo quali sono i sintomi più comuni, se sappiamo quali sono le cause e se esistono trattamenti per curare la patologia.
La prima scoperta di questo virus avvenne nel 1967 su epidemie di febbre emorragica a Marburgo e Francoforte (Germania) e Belgrado (Serbia, l’allora Yugoslavia), che causò 31 infezioni e 7 morti. Il virus prende appunto il nome dalla città tedesca Marburgo. Secondo quanto riporta il Ministero della Salute, queste epidemie sono avvenute durante attività di laboratorio con scimmie verdi africane importate dall’Uganda.
Successivamente sono stati segnalati focolai anche in Angola, Repubblica Democratica del Congo, Kenya, Sudafrica e Uganda. Ancora oggi i principali focolai si registrano in alcuni stati dell’Africa subsahariana o nei viaggiatori che rientrano da questa regione.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità sottolinea che queste malattie sono simili e rare, ma causate da due virus diversi. Entrambe appartengono alla famiglia dei filovirus e possono causare epidemie con alti tassi di mortalità. La malattia da virus Marburg può essere confuso con Ebola, malaria, febbre tifoide e febbre dengue per via della somiglianza con molti sintomi.
Il Ministero della Salute chiarisce che i sintomi possono apparire improvvisamente, e generalmente sono febbre (anche fino ai 40 gradi), brividi, grave cefalea e mialgia. Al quinto giorno di malattia può manifestarsi rash maculopapulare, principalmente sul tronco.
In aggiunta, passati 3 giorni, possono comparire nausea, vomito, dolore toracico, mal di gola, dolore addominale e diarrea. Nei casi gravi abbiamo ittero, pancreatite, grave perdita di peso, delirio, shock, insufficienza epatica, emorragie massicce e disfunzione multiorgano. Il periodo di incubazione varia da 2 a 21 giorni, oppure da 5 a 10 giorni. Molto probabilmente, la variazione della durata dipende dalla dose infettiva e dalla via di infezione.
Lo stesso Ministero spiega inoltre che il tasso di letalità si aggira tra il 24 e l’88%, ma in linea generale si attesta al 50%. Intervenire tempestivamente sul caso migliora le possibilità di sopravvivenza del paziente. Se il caso è grave, il decesso può avvenire tra gli 8 e i 16 giorni. Per l’OMS, i sintomi più frequenti:
L’OMS segnala che la morte può sopraggiungere rapidamente e spesso viene causata da sepsi virale, insufficienza multiorgano ed emorragia.
Attualmente non ci conosce l’esatta origine del virus Marburg. Si ritiene però che dipenda da una zoonosi e che questo virus sopravviva grazie a diversi animali presenti nel continente africano.
Scoprire se siamo contagiati dal virus Marburg richiede una diagnosi differenziale con le altre condizioni che presentano sintomi simili. La conferma in laboratorio, come spiega il Ministero della Salute, avviene attraverso RT-PCR, e possono essere utilizzati anche saggi di immunoassorbimento enzimatico, test basati sulla cattura di un antigene, testi di neutralizzazione su siero, la microspia elettronica e l’isolamento del virus mediante coltura cellulare.
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L’OMS specifica che la trasmissione del virus avviene se si entra in contatto con i pipistrelli Rousettus, che si trovano nelle miniere o nelle grotte. Il contagio tra esseri umani avviene principalmente con il contatto con i fluidi corporei di persone infette o decedute a causa della malattia (sangue, feci, vomito, saliva, urina, sudore, latte materno, sperma, fluidi della gravidanza). La trasmissione può avvenire anche per contatto con superfici contagiate o materiali contaminati. Il virus non si diffonde attraverso l’aria.
La prima strategia da attuare per prevenire il contagio da questo virus è non entrare in contatto con individui o animali infetti, praticare buona igiene personale e seguire le informazioni specifiche di prevenzione diramate dal governo del luogo in cui potrebbero sorgere sporadiche epidemie.
Nel caso in cui ti trovi in un’area in cui è stato trovato questo virus, l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda le seguenti istruzioni:
Attualmente non esiste alcun trattamento contro la malattia da virus di Marburg, per cui il ruolo principale per la gestione della malattia si gioca sulla prevenzione. Inoltre non esistono vaccini approvati contro questo virus.
È opportuno ricordare che, qualora dovessero comparire dei sintomi, è essenziale intervenire tempestivamente, chiamando il servizio sanitario e un medico di riferimento, in quanto questo articolo non sostituisce in alcun modo il parere e la diagnosi di un professionista. Le cure disponibili aiutano a evitare la disidratazione, aiuta nella gestione del dolore e a trattare i sintomi.
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Ultima modifica: 07/10/2024