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Luca Pancalli lascia il CIP (e un’eredità molto importante)

E alla fine l’era di Luca Pancalli al Comitato Italiano Paralimpico è giunta al termine. Come lui stesso ha annunciato all’ANSA, non si ricandiderà per un nuovo mandato. “È giusto che siano altre persone a costruire una vision per il futuro e a mettere in campo nuove iniziative per la promozione, il sostegno e la diffusione dello sport paralimpico”, ha detto all’agenzia stampa.

Pancalli ha segnato un’epoca incredibilmente florida per la politica sportiva paralimpica, costruendo un’evoluzione politica, sportiva, culturale e sociale fondamentale per il nostro Paese. Nei suoi anni di lavoro, il presidente Pancalli ha concretizzato le basi solide di un nuovo mondo, a cui ora bisognerà dare continuità.

Chi verrà dopo di lui avrà una pesante eredità da gestire e sostenere, partendo dalla dimensione carismatica e indipendente ottenuta dal movimento paralimpico italiano. Sia all’estero, sia nel nostro Paese.

Luca Pancalli (foto di Junior Ferreira)

Il lavoro politico di Luca Pancalli

Per capire meglio l’impronta che Luca Pancalli ha dato al Comitato Italiano Paralimpico, ma più in generale a tutto il movimento paralimpico italiano, possiamo fare un esempio preciso, un evento che forse in molti hanno sottovalutato.

È il 27 gennaio 2020. Una delegazione del Comitato Paralimpico Giapponese è a Roma per studiare il modello del CIP. Come si è letto all’epoca, la delegazione nipponica è stata attirata dai “risultati ottenuti a livello internazionale” da parte dell’Italia, soprattutto nelle discipline di nuoto paralimpico, paracycling e atletica paralimpica. Oltre poi a un enorme interesse per “la trasformazione del CIP in Ente di diritto pubblico, una novità a livello internazionale”.

C’è poi anche un altro episodio da citare, e l’ha fatto lo stesso Pancalli in una nostra intervista. “A Pechino 2022 sono stato avvicinato da un dirigente del ministero della Difesa tedesco, che era venuto apposta per parlare con me per capire come avevamo fatto per arrivare alla norma dell’arruolamento degli atleti disabili“. Un risultato ottenuto “non perché siamo stati bravi”, bensì in quanto “abbiamo avuto la determinazione di credere in un sogno avendo una strategia”.

Ecco, questi due momenti della carriera politica di Pancalli racchiudono la forza che il presidente ha saputo dare al movimento paralimpico nazionale. Una forza che è diventata un modello indipendente. Pancalli ha dato una sostanza autorevole, carismatica e autonoma al Comitato Italiano Paralimpico, senza creare dipendenze con altri organi, ma esclusivamente collaborazioni.

Nel fare ciò, ha messo lo sport paralimpico al pari di qualsiasi altra dimensione del nostro Paese. Ha creato un monolite in grado di non essere svalutato e sottovalutato da nessuno. Come, ad esempio, la realizzazione della divisione paralimpica FIGC per il calcio paralimpico.

Il lavoro coi media di Luca Pancalli

Ma il lavoro di Luca Pancalli non si è fermato solo ai tavoli tecnici, ma parallelamente c’è stato un percorso di brand awareness, comunicazione esterna e costruzione dal basso con il settore dei media. Il presidente ha portato il CIP fuori dall’ombra del disinteresse mediatico collettivo, sporcandosi le mani e prendendosi numerosi rischi.

Ha stuzzicato i media, i quali nel tempo hanno cominciato ad accorgersi dell’intento del movimento paralimpico italiano. Lo stesso Pancalli ci ha spiegato che i giornalisti hanno saputo intraprendere “con noi un percorso di crescita nella capacità narrativa anche di tipo culturale”.

Non è stato tutto oro quello che ha luccicato, ma è stato possibile poggiare numerose pietre miliari: “[i giornalisti, ndr] Hanno imparato ad ascoltare le nostre esigenze, ad ascoltare le nostre riflessioni di politica sportiva e a comprendere che noi attraverso lo sport tentavamo di mettere in moto dei meccanismi di comprensione e non compassione”.

Il lavoro sportivo di Luca Pancalli

Pancalli non lascia in eredità solo un lavoro concreto e lungimirante, ma anche la gestione di una nuova paralimpiade in casa, quella invernale di Milano-Cortina 2026. Un’occasione studiata, cercata e voluta, perché “non significa soltanto organizzare il più importante momento sportivo per la dimensione paralimpica, ma il più importante per il futuro“, ammise Pancalli durante una nostra chiacchierata.

Una filosofia di pensiero che nasce dall’idea che “un olimpiade e una paralimpiade sostenibile non è soltanto sotto il profilo economico e ambientale, ma anche sociale” e “rappresenta il modo di investire nella maniera più intelligente su un evento che poi farà parlare di medaglie e risultati, e che una volta terminato scriverà le pagine del futuro”.

Attenzione, però. Pancalli è riuscito sicuramente a ottenere risultati mediaticamente popolari, interessanti e coinvolgenti, ma ha creato anche quelle occasioni di futuro che lui stesso desidera. Per dirla in parole povere, ha strutturato lo sport del futuro per i giovani atleti paralimpici.

E come ha fatto? Contribuendo alla nascita e alla costruzione degli European Para Youth Games. “Gli EPYG nascono quando io ero Segretario Generale del Comitato Paralimpico Europeo – ci raccontò Pancalli -. A un certo punto con i miei colleghi ci interrogavamo su quale fosse il ruolo di un’organizzazione a livello europeo, che cosa potesse fare”.

Una kermesse sportiva nata “dall’esperienza personale italiana, che era quella di vedere pochi giovani e bambini e di vedere poche famiglie che portano i propri figli disabili a una scelta di percorso sportivo”. Tutto questo allo scopo di “mettere in moto un qualcosa di contaminante, che potesse contaminare i paesi della nostra comunità e contagiare vicendevolmente i ragazzi da questa esperienza di comunità“.

Qual è stato l’asso nella manica di Luca Pancalli?

Mettiamo insieme gli esempi fatti finora su Luca Pancalli e il suo puzzle prende forma, e ne esce una parola specifica: dedizione. Perché il lavoro del presidente uscente è stato caratterizzato da una ferrea volontà di creare una dimensione autorevole e autonoma, grazie alla quale il Comitato Italiano Paralimpico potesse avere una voce con tutti i player politici, sociali e sportivi. Insomma, ha creato un Ente rispettabile e influente.

E di questo lavoro ne hanno beneficiato tutti. A cominciare dagli atleti paralimpici, che ora godono di una grande esposizione mediatica, soprattutto grazie all’impegno di Pancalli di renderli autonomi e versatili, ma al tempo stesso parte integrante e costante della comunità paralimpica italiana.

Ma ad averne beneficiato sono state anche le persone che, degli sport paralimpici, non ne hanno mai sentito parlare. E proprio su questo argomento, durante una puntata di un nostro podcast, Pancalli raccontò di quando ricevette un email da una famiglia che si appassionò alle Paralimpiadi, pur non conoscendo la dimensione del movimento paralimpico italiano.

“Abbiamo aiutato a capire, abbiamo aiutato forse un giovane, il figlio adolescente, a comprendere. Allora in questo sta il valore dello sport, in questo sta il valore della politica sportiva, e in questo sta il valore di quello che siamo riusciti piano piano, faticosamente”

E già all’epoca, forse, Pancalli era certo che non si sarebbe candidato per un altro mandato. “Io a volte quando sfoglio soltanto i documenti, mi rendo conto che da un lato forse il mio tempo è finito, ma dall’altro di tutto quello che siamo riusciti a raccogliere seminando faticosamente. Oggi, per chi verrà dopo di me, sarà tutto molto più semplice, ma non scontato”.

Leggi anche: Luca Pancalli non si ricandida al CIP: chi sono i candidati per sostituirlo

Ultima modifica: 13/03/2025

Angelo Andrea Vegliante

Da diversi anni realizza articoli, inchieste e videostorie nel campo della disabilità, con uno sguardo diretto sul concetto che prima viene la persona e poi la sua disabilità. Grazie alla sua esperienza nel mondo associazionistico italiano e internazionale, Angelo Andrea Vegliante ha potuto allargare le proprie competenze, ottenendo capacità eclettiche che gli permettono di spaziare tra giornalismo, videogiornalismo e speakeraggio radiofonico. La sua impronta stilistica è da sempre al servizio dei temi sociali: si fa portavoce delle fasce più deboli della società, spinto dall'irrefrenabile curiosità. L’immancabile sete di verità lo contraddistingue per la dedizione al fact checking in campo giornalistico e come capo redattore del nostro magazine online.